Gli americani in Afghanistan hanno una lista di 367 persone che potrebbero essere catturate o uccise, cinquanta delle quali sono narcotrafficanti legati a doppio filo con i talebani, che hanno fatto dell'oppio un affare per finanziare la guerra. Il doppio scoop del New York Times di ieri – la presenza di una lista detta in gergo “kill or capture” e nella quale un sesto del target è formato da signori della droga – non solo segnala come evolve la nuova strategia contro il narcotraffico promessa da Obama nell'aprile scorso, ma rischia di infiammare il dibattito sul ruolo dei militari e sulla luce verde a operazioni fuori dal diritto internazionale che già fecero fioccare critiche alla Nato nel gennaio scorso. Ma andiamo con ordine.
Il quotidiano americano ottiene uno studio del Congresso, discusso a porte chiuse, in cui si fa menzione della lista. I parlamentari del Foreign Relations Committee del Senato chiamano a discuterla due generali che operano in Afghanistan, di cui il giornale non fa i nomi, che spiegano ai senatori il dettaglio e soprattutto il fatto che ritengono come la politica del “kill or capture” sia perfettamente legale sotto l'aspetto giuridico visto che si tratta di un'operazione di guerra. Posizione analoga, mutato il contesto, con quanto pensano sia i militari sia l'Amministrazione sul trattamento dei prigionieri del carcere di Bagram per i quali si applica un codice univoco che sfugge alle leggi americane e internazionali.
La lista sarebbe una parte essenziale del nuovo programma per combattere il narcotraffico che Obama annunciò a fine aprile e che prevedeva, come poi avvenne, una potente iniezione di soldati nelle zone ad alta densità conflittuale che, non a caso, corrispondono alle aree di produzione di oppio (le province di Helmand Kandahar e Zabul) e a cui infatti è seguita la vasta operazione Khanjar (colpo di spada) agli inizi di luglio con l'impiego di quattromila marine. Operation Khanjar era di fatto il segno di un nuovo modo di combattere la guerra e soprattutto di farla all'oppio. Il suo motto, “prendere posizione e non mollare”, è infatti l'esatto contrario di quanto fatto finora. E, come ancora reitera il documento del Congresso, il nuovo focus americano non è più eradicazioni e incendio delle coltivazioni, ma presidio dei territori e pagamento a contadini e proprietari per farli passare ad altro tipo di coltura – o a stare a braccia conserte - sotto l'occhio vigile dei marine.
Il giornale argomenta che la vecchia politica americana era tesa a non disturbare i signori della terra che nelle zone di produzione facevano il bello e il cattivo tempo e che erano ritenuti possibili alleati del governo o degli americani. Ma visto che non è così e che, anzi, il legame tra narcotraffico e guerra – o tra landlord o druglord e talebani – costituisce un circolo virtuoso, ecco perché gli Stati uniti hanno deciso di cambiare strategia. Ed ecco perché si ritiene tanto importante la lista dei 50 narcos che garantirebbero all'insurrezione almeno 70 milioni di dollari l'anno (assai sotto le stime – tra 100 e 200 milioni – dell'Unodc l'agenzia Onu contro la droga e il crimine) come avrebbero certificato nel rapporto la Cia e la Defense Intelligence Agency.
Fin qui il dossier, la lista e le intenzioni (“prendere e non mollare” è certamente l'opzione più difficile da portare a casa) ma nella realtà? Proprio la presenza della lista e il fatto che, secondo i due generali, bastano a “capture or kill” alcuni indizi sostanziali e due fonti credibili (più o meno quel che serve a scrivere un buon articolo) sembrano destinati a sollevare polemiche. Anche perché è una mezza novità.
Nel gennaio scorso, con uno scoop che fece molto scalpore, lo Spiegel rivelò che la Nato stava seriamente pensando a una sorta di “licenza di uccidere”. L'articolo scatenò una bufera sul generale americano John Craddock, comandante supremo dell'Alleanza in Europa, che – come rivelava un documento riservato in mano al settimanale tedesco - prevedeva l'uso della “forza letale” contro i produttori e le loro strutture e prefigurava l'autorizzazione alle truppe in Afghanistan per “attaccare direttamente” produttori di oppio e narcotrafficanti, anche senza le prove di un legame diretto con la guerriglia (sarebbe invece questa la differenza sostanziale della top list americana attuale). Lo scoop di Der Spiegel mise a dir poco in imbarazzo i vertici Nato e in particolare lo stesso Craddock il cui mandato al Supreme Allied Commander Europe terminava in giugno, com'è poi avvenuto. L'incidente di fine corsa di Craddock fu in qualche modo rimediato a distanza di qualche giorno: la Nato si sarebbe solo occupata del rapporto diretto tra narcotraffico e insurrezione e il tutto in accordo “con le leggi internazionali, quelle sui conflitti armati e la legislazione nazionale”. Parola di Bruxelles.
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