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giovedì 10 settembre 2009

SE LA CORTE INDAGA

La Corte penale internazionale dell'Aja fa sapere che sta raccogliendo informazioni su possibili crimini di guerra commessi da soldati occidentali, talebani o qaedisti

La bufera sul processo elettorale in Afghanistan non accenna a quietarsi. E mentre infuria la polemica sulla liberazione del giornalista americano del New York Times che ha però lasciato sul terreno un cronista afgano, la Corte penale internazionale avanza l'ipotesi di un'indagine per crimini di guerra che potrebbe interessare sia la Nato sia la guerriglia talebana.
Incalzata dalle polemiche la Commissione mista per i reclami (Ecc), presieduta dal canadese Grant Kippen, ha annullato tutte le schede di 83 seggi (circa 5mila) in tre diverse province (51 a Kandahar, 27 a Ghazni e 5 a Paktika) denunciando “chiare e convincenti prove di frode” sia nei procedimenti di voto sia nello scrutinio per l'elezione del capo dello stato tenutasi lo scorso 20 agosto. Fra le irregolarità: schede mai aperte, voti per un candidato inseriti nell'involucro di un altro, conteggi errati, materiale scomparso e segni che possono identificare i votanti.
Il colpo di reni della Ecc cerca dunque di mettere un po' d'ordine in un processo elettorale dove irregolarità di ogni tipo, complicate dalle difficoltà logistiche e dalla situazione di conflitto, mettono molto in forse la dimensione effettiva della riconferma di Karzai che, con lo spoglio al 91,6% dei seggi, è al 54,1%, dunque fuori rischio ballottaggio, davanti ad Abdullah Abdullah rimasto al 28,3%. La Commissione elettorale, sabato prossimo potrebbe dichiarare i risultati definitivi, salvo forse alcuni riconteggi e tenendo in conto le schede annullate (i voti sono stati pari a 6,5 milioni e attestano ormai la reale affluenza a circa il 33-34% degli aventi diritto). Anche la Ue ne approfitta per fare la voce grossa: “Il processo elettorale – dice Bruxelles in una nota - non sarà completo finché i risultati non saranno stati certificati”. Ma, tra esortazioni e inviti, tutti sono ormai convinti che una certezza vera c'è. E cioè che non si farà il ballottaggio evitando così un nuovo inferno, non solo dagli altissimi costi umani e monetari, ma dalla difficilissima certificazione di trasparenza. Prendere tempo però servirà solo fino a un certo punto. In un'intervista alla Bbc, Abdullah Abdullah ha accusato la Commissione elettorale indipendente di essere “schierata” con Karzai che avrebbe così “rubato” le elezioni. A dati definitivi annunciati, ricucire sarà difficile e complesso così come dissipare il temporale che ha investito il processo elettorale denudando la fragilità delle istituzioni nazionali.

A Kabul continua intanto la polemica sulla morte di Sultan Munadi, il reporter afgano ucciso nel raid della Nato che ha liberato l'inviato del Nyt Stephen Farrell. La principale associazione di giornalisti afgani, Press Club, ha duramente critica la Nato per l'esito del blitz accusando l'Alleanza di aver abbandonato il suo corpo, utilizzando così un doppio standard nella protezione degli ostaggi. Un atto che per i giornalisti afgani è disumano e ingiustificabile.

E su questa ennesima bufera se ne profila un'altra: la possibilità che dell'Afghanistan si occupi anche la Corte penale internazionale dell'Aja. La Cpi sta raccogliendo informazioni su possibili crimini di guerra commessi da soldati occidentali, talebani o qaedisti. Il procuratore della Cpi, Luis Moreno Ocampo, ha spiegato che “la Corte sta analizzando numerose accuse, mosse da diverse fonti, di massacri e torture. Se risultassero fondate, potremmo iniziare un'investigazione ufficiale”. Il magistrato ha voluto chiarire che tutti i crimini di guerra commessi in Afghanistan (paese che riconosce la Cpi) , sia ad opera di cittadini afgani sia di stranieri, rientrano nelle competenze della Corte.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Prima bisogna chiarire che non esistono, per le guerre, le ragioni del buono contro il cattivo, del bello contro il brutto, o di una religione giusta contro una ingiusta o di un sistema politico giusto contro uno sbagliato o la più banale “la pace”. Le ragioni sono sempre state le stesse sin dall’inizio della vita sulla terra e continueranno ad essere tali, gli interessi. Sono la sopravvivenza, ad iniziare dal mondo animale, vegetale, e all’inizio delle società, la sottrazione di un territorio o di derrate tra tribù, sino ad arrivare alla sottrazione di un territorio, o al controllo di un territorio, di risorse o di un sistema politico, di conseguenza finanziario. Perfino le alleanze e le amicizie politiche e strategiche si attribuiscono solo per tali ragioni, anche se a volte si fanno amicizie ed alleanze sbagliate, controproducenti o addirittura tradire per interesse e gli amici diventano nemici e viceversa.
Il terrorismo non esiste, esiste la guerra. In guerra c’è chi attacca con tutti i mezzi a sua disposizione e chi si difende con tutti i mezzi a sua disposizione, si va dall’atomica agli attentati, tutto è arma, perfino la propaganda, falsi allarmismi sulla propria popolazione, complotti e cospirazioni. La storia ne è piena e personalmente non ricordo di aver sentito parlare di una guerra per la pace. I civili sono considerati obbiettivo, il popolo contrapposto è proprietario e finanziatore dell’esercito avversario.

PER capire. ed interpretare le ragioni e le strategie della campagna d’Afghanistan bisogna tornare indietro di qualche anno, all’invasione sovietica. Allora la propaganda occidentale esclamava che i Sovietici avevano come obbiettivo di arrivare all’oceano indiano così da poter controllare il territorio e di conseguenza il petrolio, non è difficile intuire che veniva minacciata la nostra libertà e si parteggiava con i nemici dei Sovietici, i talebani. I media erano sbilanciati a favore dei talebani, sono stati creati films e documentari a oc, Rambo 3 è esemplare, Rambo venne inviato in Afghanistan contro i Sovietici perché compivano massacri contro la popolazione, i talebani diventavano simpatici e i russi antipatici.
I talebani effettivamente vennero armati e foraggiati con milioni di dollari, potettero coltivare anche l’oppio per autofinanziarsi con la benedizione degli americani.

Adesso l’Afganistan non ha più l’importanza strategica che aveva appena 20 anni fa? certo, solo che le ragioni dei Sovietici sono state accaparrate dagli Americani. L’importanza è perfino aumentata con le mega-potenze che convergeranno nel prossimo futuro in quell’area e tutto quel petrolio, aggiungo le risorse dell’Africa. Il problema afgano, irakeno e iraniano sono legati strettamente, tutto il medioriente è un unico problema.

Per gli americani è solo un tentativo molto azzardato che ha pochissime possibilità di essere compiuto. Con la caduta del muro di Berlino e la conseguente globalizzazione, sono stati questi i veri fattori che hanno cambiato il mondo, gli Usa si sono avviati verso un inesorabile declino economico e sono restii a lasciare lo scettro. L’unico risultato che otterranno, che comunque è un loro obbiettivo secondario, è erigere un muro nel mediterraneo per contrastare un probabile sistema commerciale euro-mediterraneo. Gli Usa non temono la Cina o l’India quanto la Grande Europa.

Le nostre apparenti nobili ragioni, sono in realtà di vassallaggio, non solo, la nostra alleanza è tra quelle controproducenti. L’Europa, malgrado i nostri politici e la classe dirigente ammaestrati, è destinata a essere tra quelle mega-potenze Russia, Cina e India che convergeranno sul medi oriente, se incomincia ad essere lungimirante e inizia a farsi rispettare, anzitutto con la pace nel mediterraneo che è diventato un mare di guai.