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mercoledì 25 novembre 2009

ASPETTANDO OBAMA

Sembra che il presidente Obama parlerà dopo il giorno del ringraziamento, tradizionalmente il quarto giovedi di novembre. Ma vista da Kabul, in un quadro terribilmente sfilacciato, l'attesa del pronunciamento di Obama sembra interessare sopratutto noi e il dibattito interno americano ed è chiaro che 20 o 30mila non farà alcuna differenza. La decisione sui numeri sembra eludere il vero problema: qual è la nuova strategia della comunità internazionale o, meglio degli americani? Che fine ha fatto il “civilian surge”? Karzai, che nel giorno dell'insediamento ha evidentemente fatto un discorso in qualche modo concordato, ha messo pace e riconciliazione al primo posto. E queste due parole circolano ormai nei corridoi della diplomazia internazionale. Ma appaiono vuote senza una strategia precisa. La tattica del “buon talebano” opposto al cattivo non sembra sufficiente mentre, nella percezione degli afgani, una recente ricerca dice che il 70% ritiene che siano povertà e disoccupazione le vere cause del conflitto.

Secondo stime ufficiose, la Comunità internazionale ha speso in Afghanistan dal 2001 circa 100 mld di dollari, il 60% dei quali per alimentare la macchina bellica. Del restante 40 un altro 10% è stato speso in “security”. Il governo sta inoltre tentando un riordino delle forze di sicurezza private ormai dilaganti ma sembra davvero uno sforzo impossibile.

1 commento:

lotarino ha detto...

purtroppo Obama si trova in una situazione facile,passato il periodo delle promesse adesso il mondo aspetta fatti concreti dal Premio Nobel per la pace. Ultimamente sono + le critiche mosse al presidente Usa ke gli elogi,non ultima quella di Abu Mazen riguardo l'impegno di Obama per riportare la pace in medio Oriente

http://www.loccidentale.it/articolo/anche+abu+mazen+ha+capito+quanto+valgono+le+promesse+di+obama.0082245