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lunedì 30 novembre 2009

L'AFFAIRE D'ALEMA E LA UE

Ormai la cosa è passata in giudicato e probabilmente da tutti archiviata. Ma io mi sono chiesto: perché alla fine D'Alema non ce l'ha fatta? La lettura principale è che i socialisti non lo hanno poi tanto sostenuto, che Gordon Brown ha fatto la faccia cattiva o che Berlusconi non ha garantito l'adeguato sostegno essendo già in corsa per Tajani. Io penso invece che un incarico così delicato non sarebbe potuto andare a un italiano. L'Italia gode pessima fama all'estero e come si può pensare che la politica estera dell'Unione sia affidata al rappresentante di un paese che fa leggi soltanto sulla giustizia e, quando va bene, di caccia ai clandestini? Paradossale che un uomo di rango politicamente elevato come Massimo D'Alema non se ne sia dato conto.

A me non sembra assurdo che un uomo di sinistra si faccia appoggiare da un premier di destra: mi è sembrato bizzarro che D'Aelma non avesse calcolato da che paese proviene e qual è la percezione attuale dell'Italia all'estero. E si che è stato ministro degli Esteri.
Non era il momento. Era semmai quello di fare un passo indietro anziché farsi bagnare il naso dalla baronessa britannica. Ma nessuno ha fatto questa considerazione. Strano, a me pare tanto chiaro. Siamo al lumicino e non è tempo di chiedere incarichi altisonanti. E' tempo di stare schiacciati e mettere mano a un paese alla deriva. Poi, coi conti in ordine, si vedrà

1 commento:

Massimiliano Nespola ha detto...

Sono d'accordo. Ma non sarà facile mettere i conti in ordine in questo paese.