Ore di guerra nel cuore della capitale. Tre agenti e due civili uccisi, settanta feriti. Sette talebani ammazzati dalle forze di sicurezza afgane che, solo nel pomeriggio – dopo ben sei ore di scontri dalla prima esplosione verso le dieci del mattino - sono riuscite a riportare la situazione a Kabul sotto controllo. Ma i morti sono forse di più quando si fa il bilancio del più grave attacco della guerriglia alla capitale da un anno a questa parte, da quando nel febbraio scorso, i talebani tentarono un'analoga operazione.
Ma a distanza di 12 mesi da quell'episodio che, ieri come oggi dimostrava la capacità militare dei talebani, l'attacco che ieri ha sconvolto la capitale afgana sembra più grave: dichiara che la guerriglia è ancora in grado di colpire e che si fa beffe delle misure di sicurezza. Con un commando di soli venti militanti. Ma racconta anche di un'abile capacità scenografica, in grado di spettacolarizzare azioni condotte con un manipolo di uomini, e una sincronia studiata sulle mosse del governo: mentre i militanti attaccavano, Karzai si preparava infatti a far giurare alcuni membri del nuovo esecutivo, in gran parte azzoppato dall'ennesima bocciatura (la seconda, avvenuta domenica scorsa in parlamento prima che i deputati andassero in vacanza). Giuramento previsto a palazzo presidenziale, a un centinaio di metri dall'epicentro del terremoto talebano scatenato a Kabul in pieno centro città. E che subito i talebani si sono premurati di confermare e rivendicare... Continua su Lettera22
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