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martedì 2 marzo 2010

IL DIFFICILE BILANCIO DELLE VTTIME CIVILI

Conoscere la verità sull'Operazione Moshtarak non sarà facile. E' sempre difficile infatti avere dati certi mentre è in corso un combattimento o un'operazione militare su larga scala: distinguere cioè la propaganda da ciò che succede realmente.
A complicare ulteriormente la situazione arriva, battono le agenzie di stampa, una norma che vieta di riprendere gli attacchi sferrati dagli insorti, una nuova direttiva del governo di Hamid Karzai, secondo cui in questo modo si sosterrebbe semplicemente la causa dei «nemici» del Paese, assicurando loro propaganda gratuita. La Direzione nazionale per la sicurezza (Nds) fa sapere che i giornalisti potranno filmare solo i momenti successivi agli attacchi .- nel rispetto dell'articolo 7 della legge per la sicurezza nazionale – e dopo aver ottenuto il consenso dei servizi d'intelligence locali. I reporter che non si atterranno alla nuova direttiva....rischieranno l'arresto e il sequestro del materiale in loro possesso. Una pessima notizia.

In mancanza di dati certi sulle vittime civili ci affidiamo alle fonti ufficiose che abbiamo raccolto da personale locale degli organismo internazionali: notizie ufficiose proprio perché ancora non è possibile una certificazione esatta di quanto accade o è accaduto. Le fonti raccolte da Lettera22 dicono che i dati ufficiali segnalano 16 vittime, ma che si tratta di un bilancio che però potrebbe in realtà essere di almeno 36. Esiste anche una valutazione di 150 vittime dell'Operazione ma è quest'ultimo un dato che non ha conferme valide per ora anche perché in molti casi l'accezione “dispersi” significa solo che, per ora, una data persona non risponde all'appello. Infine è difficile ancora valutare a chi si possano attribuire le vittime (se alla Nato o agli insorti).

Significativo invece il dato (ufficiale) di oltre 4200 famiglie sfollate nel periodo 8-24 febbraio dall'area operativa (e che hanno fatto capo a Lashkar Gah, capitale dell'Helmand): in totale circa 28mila persone. Il dato significativo però è che dal 25 non si segnalano più spostamenti dall'era di Marjah ma anzi il rientro di circa 360 famiglie. Le fonti segnalano altri due elementi: la presenza di Ied (manufatti esplosivi) sulle strade, che è dunque un elemento che frena gli spostamenti e aumenta il rischio di vittime civili e il fatto che, nonostante le operazioni di bonifica durante il giorno, nella notte gli Ied tornano sulla strada. L'accesso o l'uscita dall'aera è dunque molto limitato essenzialmente per la presenza di ordigni e mine.

Altro elemento di preoccupazione è l'espansione delle operazioni militari nella provincia di Kandahar dove, solo nelle ultime 24 ore, si sono verificati tre attentati importanti solo in città e in una situazione di estrema tensione.

Sul fronte italiano resta da segnalare l'utlimo passaggio oggi a Monecitorio della conversione in legge del decreto missioni.

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