Non è un momento dei più sereni quello in cui scoppia il giallo di Lashkargah che coinvolge pesantemente una delle più note Ong internazionali in Afghanistan. Nel paese dell'Hindukush dal 1999, l'organizzazione di Via Meravigli ne ha viste delle belle e ha dovuto passare attraverso la buriana dei molteplici governi e regimi che vi si sono alternati negli ultimi dieci anni. Quando nel 2001 Emergency aprì il suo ospedale nella Kabul talebana, coordinava anche i centri di salute del Nord sotto influenza del comandante Massud. In un difficile equilibrio. Ma non meno complicata è stata la relazione con Karzai e i suoi ministri.
Anello debole di una catena fragile per definizione, quella umanitaria, Emergency è sempre stata sotto tiro. Anche perché, inutile negarlo, lo scontro si è sempre inevitabilmente prodotto anche per il vizio di alzare la voce e denunciare, da testimoni sempre incomodi, le sciagure della guerra. Quando capitò l'incidente di Mastrogiacomo con la mediazione di Emergency, Karzai finì sotto tiro perché aveva ceduto al ricatto di liberare cinque prigionieri talebani. Inevitabile che dopo un po' sarebbe scattata la ritorsione. Non potendo prendersela col governo italiano, gli strali caddero su Emergency e su Ramatullah Hanefi costretto a due mesi di carcere duro. Ma adesso?
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