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lunedì 19 luglio 2010

APETTANDO LA CONFERENZA


Il soldato afgano delle forze speciali non ha nulla da invidiare a un militare della Nato: mitragliatore e cartucciera, scarponi da montagna, ginocchiere e giubbotto antiproiettile. L'elmetto ben calcato in testa e lo sguardo torvo, ci apostrofa rudemente in dari: “Che fate per strada? Non sapete che ci sono i talebani”?

L'invito ad affrettare il passo è perentorio e non è difficile metterlo in pratica perché, in questa capitale asiatica di almeno quattro milioni di abitanti - oltre la metà dei quali forse profuga da trent'anni di guerre - per strada non c'è nessuno. Dalla rotonda di Massud a quella di Wazir Akbar Khan, forse quattrocento metri di strada, contiamo solo decine di poliziotti, soldati in assetto di guerra, forze speciali di esercito e polizia, 007. Girano soltanto dei ragazzini in bicicletta e una famiglia allargata che chissà dove va. Attraversa leggera un'infinita sequenza di geep e gipponi, pick up corrazzati, torrette girevoli, suv coi vetri oscurati che sgommano senza necessità. I nuovi blindati americani che adesso hanno le insegne dell'Ana, l'esercito nazionale afgano, ma che sono in tutto e per tutto identici a quelli usati dai militari stellestrisce, sono arrivati in città due giorni fa e presidiano l'intero centro avvolto, da ieri, in un'atmosfera surreale: a protezione di una città fantasma o di 50 ministri e 20 sottosegretari che stamattina arriveranno per la prima Conferenza internazionale che si tiene a Kabul? Proteggono gli afgani o il più grande raduno di diplomatici che si sia mai tenuto nella capitale dell'Afghanistan dalla morte di re Zhaer Shah?

Continua domani su Lettera22

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