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venerdì 23 luglio 2010

PARLAR MALE DI GARIBALDI


In questi giorni sono sotto tiro sul blog di Riccardo Chiaberge (sulla webzine de Il Fatto quotidiano) per il capitolo su Emergency del mio “Diario da Kabul”. Molti nemici molto onore, verrebbe da dire, oppure anche “tutta pubblicità”, ma a me viene anche una gran tristezza. Se parli male di Garibaldi (che come è noto lasciò Bixio, per una nobile causa, sparare sui contadini), pochi entrano nel merito e pochi leggono il libro perché ormai sono certi del mio tradimento. Indebolisco il fronte, ha scritto un blogger. Ma quale? Un'altra persona dice che dovrei sciacquarmi la bocca se parlo di Gino Strada. Lo faccio ogni sera prima di coricarmi. Un altro ancora dice che, se fossi un giornalista serio, dovrei fare un'inchiesta sulla chiusura di Lashkargah, ignorando che il mio capitolo su Emergency è un'inchiesta sulla chiusura che arriva...alle stesse conclusioni del lettore che mi critica (tesi che invece Emergency contesta, probabilmente a ragion veduta, e prima o poi ne darò conto). Pochi entrano nel cuore del problema. Tra chi lo fa, ne vien sollevato uno grosso come il mondo che mi trova d'accordo: le Ong sono costrette alla denuncia da un giornalismo cieco. Giustissimo. Peccato che “Diario da Kabul” sia proprio un tentativo di andar oltre le veline.

Il fatto è che se volete andar oltre le veline scoprite a volte, da giornalisti, verità scomode. Anche per le vostre radicate convinzioni. Quando nel 2001 si stava preparando Enduring Freedom, scrissi per Carta un articolo dal titolo “Non bombardate l'Afghanistan!”. Lo penso ancora: fu un errore gravissimo e gravido di conseguenze. Andai dunque per la prima volta a Kabul nel 2007 convinto convintissimo che gli afgani fossero contrari contrarissimi alle truppe straniere. Che sorpresa incontrare gli afgani che invece (illudendosi, certo) pensavano che la nostra presenza in armi fosse un bene... Io blateravo di peacekeeping e Onu (e ancora lo faccio) e loro: “L'Onu? Per farci difendere come fu difesa Srebrenica”? Preferivano la Nato.

Quella fu la prima sberla e inoltre scrivevo per il manifesto, giornale contrario alla guerra (come me) e favorevole alla pace (come me). Ma ebbi l'onestà, e il giornale ebbe il coraggio di pubblicami, di dire che molti afgani (i sondaggi lo confermavano) erano contrari al modo e al comportamento delle truppe ma non alla loro presenza. “Se ve ne andate – dicevano – sarà il diluvio”. Adesso è molto diverso e le cose sono cambiate anche in questo senso, Ma allora era così, anche se i primi segnali di malessere, per chi li voleva vedere (e ne demmo conto) già si vedevano.

Vidi anche l'ottimo lavoro di Emergency ma percepii pure che qualcosa di storto c'era, che qualcosa non andava. Stavano fuori dal sistema sanitario nazionale e questo a me non piaceva. Ma era un opinione e non ne scrissi mai. Solo i fatti, e fine. In un libro però, o sul proprio blog, l'opinione non solo va formulata ma vi trova un posto naturale. I libri servono a dare chiavi di lettura non notizie. A quelle pensiamo da cronisti. Neri libri ragioniamo. Ora, chi vuol ragionare, è benvenuto. Ma a quelli del partito preso, da qualsiasi parte stiano, dico di girarmi alla larga. Ne ho conosciuti troppi a cui pace il sacrifico in nome dell'ideale. Piace loro così tanto che son pronti a fare a fette chi disturba il manovratore. E, in tutto questo, mi spiace per Gino Strada. Spero che a lui il mio libro sia servito a ragionare e che gli piaccia aver intorno non solo supporter adulanti. Gli amici veri son quelli che la raccontano tutta, anche quando è scomoda.

2 commenti:

Clanity184 ha detto...

Leggerò il libro che ho già cercato ieri, ma non ho ancora trovato. Sarà una testimonianza che certamente mi aiuterà ad avere una visione più ampia di quello che accade in Afghanistan. Le questioni non sono mai cosi semplici come farebbe comodo alla maggior parte di noi e bisogna avere il coraggio e l'onestà di rimettere sempre sul tavolo le nostre convinzioni o per lo meno la prospettiva da cui si parte.

rosanna ha detto...

Ho adorato questo libro.... per la prima volta emergono pensieri che molti hanno e in pochi hanno avuto il coaggio di dire