Visualizzazioni ultimo mese

Cerca nel blog

Translate

domenica 19 settembre 2010

LA SCATOLA VUOTA DELLA DEMOCRAZIA AFGANA


Per dirla con Peter Galbraith, l'ex numero 2 della missione Onu a Kabul, non ce la si può prendere solo con i talebani se le elezioni afgane non sono andate bene. Galbraith - cacciato dal suo posto per aver detto che il re era nudo ossia che Karzai aveva vinto con frode - certamente ha il dente avvelenato per essere stato punito solo per aver detto la verità. Ma la sua riflessione merita di esser riportata: “Penso – ha detto ad Al Jazeera – che la vera ragione per la quale molti afgani si sono astenuti dal voto sia dovuta al fatto che non si fidano, giustamente, della possibilità che il loro voto sia tenuto in conto. Dunque perché devi rischiare la vita in una elezione nella quale pensi che la tua decisione sarà in ogni modo sottratta da qualcuno?”

Se i dati di affluenza saranno confermati, meno di metà degli afgani avranno deciso come deve esser formato il parlamento ma, quel che è peggio, quella stessa metà potrebbe avere, come chi è rimasto a casa, la sensazione che la sua preferenza sia andata perduta. Certo ci si può consolare col problema sicurezza e cioè col fatto che, in un paese in guerra, si rischia troppo ad andare a votare, specie al Sud del paese, e che dunque il terrore, largamente annunciato dai talebani, sia stato la molla che ha fatto decidere molti per l'astensione. Ma Gabraith mette il dito nella piaga: devo rischiare la pelle e va bene, ma se poi il mio voto, come già nelle presidenziali, non conta nulla?

Alla riflessione dell'ex numero 2 di Unama va forse aggiunto anche un altro elemento. Come vedono gli afgani il proprio futuro e, soprattutto, che fiducia hanno nella democrazia, questo regalo arrivato con gli alleati infiocchettato di promesse mai mantenute? Gli afgani sono ormai molto disillusi. Trent'anni fa Mosca promise scuole, ospedali, diritti e lavoro ma imprigionava gli oppositori, radeva al suolo interi villaggi, sterminava famiglie e utilizzava un servizio segreto spietato e assassino. I talebani promisero sicurezza e la fine del conflitto, ma poi trascinarono il paese in una guerra senza fine che, divenuta persino pulizia etnica, fu accompagnata da esecuzioni sommarie e da diktat “etici” e arruolamenti forzati imposti a fil di spada per combattere gli uomini di Massud. Poi sono arrivati gli americani, campioni di democrazia, e la Vecchia Europa, maestra di diritto, eguaglianza e fraternità.

Abbiamo promesso scuole, lavoro, ospedali e, ammaestrati dall'esperienza sovietica, abbiamo calcato meno la mano, anche se non sono mancate le prigioni oscure di Bagram e i raid indiscriminati su matrimoni e pacifici villaggi. Ma avevamo promesso democrazia e benessere, due beni che né i sovietici né i talebani avrebbero potuto portare nel paese. La democrazia è arrivata rivelandosi però una scatola vuota, soprattutto alla prova elettorale: dalle urne sono usciti un presidente illegittimo e un governo corrotto anche se ciò è forse quanto di meglio il paese possa avere in questo momento. Ma se la pancia fosse piena si potrebbe anche chiudere un occhio: in fondo, gli afgani lo sanno meglio di noi, non si annullano in un mattino i potentati e le signorie tradizionali di un paese clanico ed arcaico, nutrite da trent'anni di guerra che hanno creato nuove signorie e nuovi clan. Ma la pancia non è piena in Afghanistan: in questo paese si muore di fame e di freddo, l'inverno fa ancora paura e il futuro è una promessa senza speranze. Colpa della guerra, certo, colpa dei talebani e dei costi di un conflitto che, solo all'Italia, costa circa due milioni di euro al giorno. Ma all'afgano medio come lo spiegate? All'afgano medio come la declinate l'accoppiata democrazia e benessere?
Quale che sia il verso per cui prendiate questa guerra, i conti non tornano. Giusta o sbagliata che vi appaia, il risultato finale, per gli afgani, è che la pancia è vuota e che la democrazia è un bluff: voto per mio cugino ma vince il ras del villaggio, vado a dire come la penso ma la mia decisione viene sostituita dalla volontà di qualcun altro. Non è consolante pensare che per i talebani non voterebbe nessuno.

La guerra è persa anche per loro come per noi. Ma soprattutto la guerra l'ha persa la gente comune alla quale democrazia deve sembrare una parola davvero vuota. Come la pancia appunto.

Nessun commento: