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lunedì 11 ottobre 2010

A KABUL CON 60 EURO AL GIORNO


Il mio prossimo libro, se qualche editore fosse interessato, potrebbe intitolarsi “Stare a Kabul per 60 euro al giorno (e 30 nel resto del Paese)”, scimmiottando quei bestseller dei ruggenti Settanta che qualcuno di voi ricorderà: “How to travel in Asia for one dollar a day” (se la memoria non mi tradisce) con la versione per ricchi “How to….for 3”. Più che altro, quando sono in giro, abitudine inveterata da fricchettone, cerco sempre di farmi un’idea di quanto costa davvero la vita dei locali. Se mai qualcosa di quanto scrivo passera’ alla Storia, beneficio immortale che ogni giornalista si augura, penso che saranno queste piccolo note sul costo dei ristoranti o delle pannocchie che verranno magari utilizzati da qualche storico dell'economia in una nota a commento delle statistiche, spesso farlocche, dei ministeri del Tesoro.

Le pannocchie (jowari) abbiamo appurato che costano 10 afghanis, stesso prezzoo per due pezzi di cocco. Uguale, credo, per patatine fritte (e si, si vendono fried potatoes come in Gran Bretagna ma senza fish) o il piattino di ceci che si comprano sempre per strada. Trenta af per un succo di carote. Questa è roba da straccioni ma se ci mettete un albergo da 30 dollari, un pasto da 4 e qualche pannocchietta, state sopravvivendo addirittura con meno di 40. Ci scappa anche un pakol per un regalino.

Ora se siete una persona appena benestante potete invece permettervi un albergo da 55 dollari a notte (prezzo medio di categoria equivalente a un tre, quattro stelle che può non comprendere Internet e la cena) e aggiungere altri dieci, quindici dollari per pranzo e cena e altri dieci ancora per il taxi. Siamo a 80 dollari. Metteteci anche la birretta all'Atmosphere e sono altri 10. Siamo a 90 dollari che al cambio odierno (1 euro contro 1,38 dollari) vi è costato 60 euro al giorno. E vi assicuro che siete dei signori e non vi manca nulla.

Ce n'è dunque per tutte le tasche. Ecco, il taxi ad esempio. Scordatevi di pagare una corsa come un afgano. Ma se il taxi per stranieri (c'è ovviamente una save company) vi chiede tre dollari, grosso modo la corsa per noi stranieri (diciamo da Wazir Akbar Khan a Taimani) ne vale due anche se i taxisti vi chiedono di partenza almeno il doppio. Infine, come ovunque, ci sono i privati – giornalisti, avvocati, sfaccendati – che nelle ore libere fanno i taxi privati. Con due dollari attraversate la città. Abbiam preso anche quelli, ma solo in compagnia di locali.E comunque a volte è meglio andare a piedi. In certe ore si “cammina” (come dicono i taxisti di Roma) a passo di lumaca.

Ora, direte voi, ma non sarà pericoloso andare a mangiare nei bistrot locali e prendere in taxi unsave? La risposta è no. In un traffico come quello di Kabul, un sequestro è impensabile. Siete in coda e il tipo vi dice “alto le mani!”. Bhe, voi aprite la portiera, scendete e lo fate arrestare nella città con la più alta densità di militari del mondo. Più dei semafori (pochi per altro). Ora, argomenterete, e di notte, dopo l'Atmosphere? Certo, di notte è bene essere prudenti. Ma l'altra sera che stavamo obbligatoriamente tornando in albergo a piedi (la strada che porta alla nostra ambasciata è chiusa ai taxi), ci si è affiancata un'auto civile dove un gentile signore ben rasato col rigonfiamento d'ordinanza sotto al giacca che ci ha chiesto se volevamo un passaggio. Il fatto è che eravamo a lato di Camp Heggers, un'area dove pare si siano dilettati con l'uso della tortura, chissà forse era proprio una di quelle gentili teste rasate. “No grazie”, abbiamo detto. Forse è meglio continuare a piedi.

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