A differenza del suo collega americano Barack Obama il premier britannico David Cameron, nella sua recente visita a “sorpresa” in Afghanistan, non ha snobbato Hamid Karzai. Anche fonti diplomatiche in Italia hanno infatti confermato che, nella notte tra il 3 e il 4 dicembre, alla base aerea di Bagram, dove era arrivato con una visita a “sorpresa”, Obama preferì a Karzai, cui riservò un colpo di telefono, un incontro segreto nientemeno che col capo dell'opposizione al presidente afgano: Abdullah Abdullah, già medico personale di Ahmad Shah Massud e tra i leader dell'Alleanza del Nord. L'uomo che arrivò secondo alle presidenziali del 2009, denunciando brogli ai suoi danni.
Tutte le fonti che hanno rivelato una notizia sempre più di dominio pubblico a Kabul e fuori dall'Afghanistan, confermano anche l'intenzione di tenere segreto un incontro estremamente imbarazzante: per gli americani, paladini della trasparenza democratica che, avallata l'elezione di Karzai, giocherebbero adesso contro il presidente; e per lo stesso Karzai, cui non è sfuggito l'obiettivo del meeting con un gruppo ristretto di frondisti: farlo uscire di scena e procedere alla sua sostituzione. Tra i presenti ci sarebbero stati Anwarul Haq Ahadi, capo del Partito socialdemocratico afgano, il titolare delle Finanze Omar Zakhilwal, il generale Helaluddin Helal, e gli ex ministri Hanif Atmar e Ali Ahmad Jalali.
L'incontro segna dunque l'ennesimo schiaffo ad Hamid Karzai, un uomo avvolto da una vera tempesta politica, iniziata con la sua elezione, culminata con l'affaire Wikileaks e accompagnata dallo scontro istituzionale che oppone l'alta magistratura afgana alla Commissione elettorale sulle nomine del nuovo parlamento che, sino ad ora, Karzai non ha voluto riunire per celebrarne l'investitura, sollevando polemiche tra gli inclusi e gli esclusi. L'8 dicembre scorso, un gruppo di parlamentari certificati dalla Commissione elettorale ha fatto la voce grossa chiedendo al presidente di convocare il parlamento e sventolando il diritto a rappresentare gli elettori. Ma oltre all'imbarazzo istituzionale scatenato dalle contestazioni della Procura generale alle decisioni dell'organismo preposto a certificare le elezioni, è anche in corso la trattativa sul portavoce (che potrebbe essere Qanooni, altro potente dell'Alleanza del Nord) e su altre cariche istituzionali. L'applicazione di un Cencelli afgano è sicuramente resa ancor più difficile dalle turbolenze scatenate dalla singolare scelta di Obama di incontrare frondisti e oppositori e dunque di dimostrare apertamente come Washington intenda pilotare, oltre che la guerra e la pace, persino gli affari e i fragili equilibri interni.
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