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mercoledì 5 settembre 2012

IL SILENZIO E LE BOMBE IN AFGHANISTAN

Visto il silenzio che allora (qualche mese fa) circondò la vicenda (bombardamenti aerei italiani in Afghanistan) non c'è da stupirsi di come un discreto silenzio abbia dato conto della risposta che il governo ha fornito a uno dei pochi parlamentari che su questa storia non ha sonnecchiato come si se trattasse, tutto sommato, solo di una notizia di cronaca. Riporto qui il comunicato che Augusto Di Stanislao (Idv) ha da poco reso noto:

AFGHANISTAN/ DI STANISLAO(IDV): GOVERNO CONFERMA BOMBARDAMENTI IN AFGHANISTAN

"Oggi in risposta alla mia interpellanza urgente, il Governo ha finalmente gettato la maschera e confermata la nostra partecipazione alla guerra in Afghanistan." Lo dichiara Augusto Di Stanislao subito dopo la risposta del sottosegretario Milone in Aula. "Una risposta agghiacciante che ribadisce ancor di più come siamo andati completamente fuori dalla logica che ci ha impegnati in Afghanistan fin'ora. Le giustificazioni del Governo sono inaccettabili e sembrano uscite da un film di guerra. Il parlamento non deve essere semplicemente informato dal Governo, il parlamento deve dare esplicita autorizzazione al Governo. La sicurezza, poi, dei nostri soldati non ha nulla a che fare con il caricare gli aerei di bombe pronte ad essere sganciate in qualsiasi momento. Non esistono bombe intelligenti esiste una politica intelligente e matura e consapevole che risponda al dettato inequivocabile della costituzione. Se per tenere fede agli impegni assunti a livello internazionale ora non bastano più gli interventi per i quali il Parlamento ha dato mandato allora significa che sono venuti meno i perché della nostra presenza. Significa allora che non abbiamo più alcun motivo per restare, significa che dopo 11 anni non siamo più in condizioni di dare l'aiuto vero e concreto a quella popolazione, significa che la cooperazione allo sviluppo passa in secondo o terzo piano mentre l'Afghanistan e gli afghani hanno bisogno di tutt'altro. Il governo tecnico non è una gestione commissariale del parlamento, ma anzi per dare forza alle proprie decisioni ha bisogno del suo consenso. In conclusione la transizione non si prepara con le bombe, ma riconsegnando agli afgani la propria dignità di popolo."

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