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sabato 19 gennaio 2013

BAMAKO NON E' KABUL


Il Mali non è l'Afghanistan sebbene in questi giorni il paragone vada forte. Sul New York Times di ieri il titolo “Mali Need Not Be France’s Afghanistan” riproponeVA un leit motiv nel quale finiscono a trovar posto una serie di luoghi comuni dove inevitabilmente campeggia il “tribalismo”, già visto in Afghanistan, già sentito per la Libia, un conflitto, quest'ultimo, che ha molto a che vedere con la crisi maliana.

In realtà se c'è un minimo comun denomimatore, questo non riguarda le paludi, umide o desertiche, evocate dai conflitti contemporanei: Vietnam o Afghanistan a seconda dei casi, e cioè dei Paesi coinvolti. Riguarda semmai lo strumento della guerra per come viene ormai impiegato: azioni di singoli, con un mandato internazionale vago e individualmente interpretato.

Ha scritto
P. G. Spinelli su “Ispi Dossier” che alla base dell'intervento c'è «...la risoluzione adottata nell’ambito del capitolo 7 della Carta dell'Onu, legittimante l’uso della forza per intraprendere le azioni necessarie per contrastare una grave minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali...ma è pur vero che la risoluzione, a tal fine, autorizza esplicitamente non qualunque tipo di azione bensì la costituzione e il dispiegamento sul terreno di una forza multinazionale “a conduzione africana”... sotto l’egida dell’Ecowas» mentre l’azione militare francese si pone «come abbozzo di una nuova ed ennesima coalizione dei volenterosi». Questa si una cosa già vista nel caso afgano...

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