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sabato 16 marzo 2013

UMILIAZIONE INDIANA


Il caso “SC 20370/2012 Massimiliano Latorre and ors vs Unione of India and ors”, che l'Alta Corte di Delhi ha preso in carico l'anno scorso, ieri ha subito un ennesimo aggiornamento ma non è di dominio pubblico. Mentre si aspetta che lunedi l'Italia presenti al tribunale supremo una memoria sul caso marò, quel che è di dominio pubblico è il pronunciamento della Corte - dopo l'istanza presentata mercoledi scorso dal procuratore generale dell'Unione Goolam Vahanvati - che vieta al nostro ambasciatore di lasciare il Paese.



Subito dopo la decisione della Corte, il ministero dell'Interno ha allertato tutti gli addetti ai valichi di frontiera perché impediscano all'ambasciatore Daniele Mancini di uscire dal Paese. Non solo dagli aeroporti dunque, ma anche via terra o via nave. Una misura che più che prendere in “ostaggio” il nostro rappresentante, come titolava ieri qualche giornale italiano, semmai lo umilia. Il ministero degli Esteri e autorevoli commentatori e costituzionalisti indiani hanno già chiarito che l'immunità diplomatica dell'ambasciatore (il suo ritiro era stato paventato dal ministero dell'Interno che però non ha questo potere) non è in discussione: sia perché sancita dal Trattato di Vienna del 1961, sia perché discende da un principio assodato e consuetudinario che origina addirittura dallo ius gentium romano che tutelava il legatus, il “delegato” (da cui ambasciator non porta pena). L'ultima cosa che gli indiani farebbero adesso sarebbe di commettere una violazione del diritto internazionale, cosa di cui accusano Roma. Ma la mossa indiana ha uno scopo evidente: se Mancini si presentasse alla frontiera, mossa che apparirebbe come una provocazione, dovrebbe fare appello all'immunità diplomatica sollevando il caso. Ma prima dovrebbe sottostare all'opposizione di un qualsiasi doganiere che per forza di cose deve obbedire alla direttiva dell'Union Home Ministry.

Quanto al ministro degli Esteri Salman Khurshid, che sulla vicenda ha tenuto un atteggiamento fermo ma equilibrato, il titolare di Patiala House (la nostra Farnesina) è stato abbastanza perentorio: «L'ordine della Corte Suprema sarà rispettato da tutte le agenzie governative. Chiunque deve fare qualcosa, lo farà». Il che vuol dir tutto e niente. Ma certo la macchina si è messa in moto. Fonti diplomatiche indiane suggeriscono che il declassamento delle relazioni tra i due Paesi è già iniziato e che la scelta di congelare l'arrivo di Basant Gupta, il nuovo ambasciatore nominato nel 2012 e che ha già ricevuto il gradimento da Roma ma che è ancora in India, significa scegliere di tenere un basso profilo nei rapporti con l'Italia senza insediare un ministro plenipotenziario.

Un estratto dall'articolo scritto per Lettera22 e ilmanifesto


Sulla questione dell'immunità diplomatica il punto di vista indano in questo articolo di The Hindu

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