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domenica 17 novembre 2013

LE BOMBE TALEBANE SUL BSA

La notizia di oggi è che il governatore di BalKh è sfuggito a un attentato suicida. Quella di ieri, che un'auto condotta da un kamikaze ha fatto una strage (almeno 10 morti) a Kabul. A pagare al solito i civili (il bilancio di Balkh è ancora incerto). Sono gli avvenimenti più eclatanti di un'attività che non si spegna ma che dimostra ancora una volta la debolezza politica dei talebani, ormai ridottisi a una pura attività terroristica con un impatto che, almeno nei due casi citati, può soltanto aver aumentato il numero di coloro che li detestano visto che è incontestabile l'aumento di vittime civili nelle loro azioni.

Quel che sembra mancare loro è la capacità di articolare una risposta politica complessa, segnatamente sul problema delle elezioni presidenziali, del negoziato di pace e soprattutto sull'oggetto del contendere che riguarda l'esplosione di Kabul nel luogo in cui sorge il tendone della Loya Jirga, che da settimana prossima dovrà decidere sul Bsa.

Bsa (l'intero titolo dell'agreement è Enduring Strategic Partnership Agreement between the Islamic Republic of Afghanistan and the United States of America) è l'acronimo che disegna l'accordo di parternariato politico e strategico-militare tra Washington e Kabul.
Il punto dolente è l'immunità per il personale americano di stanza in Afghanistan che, se dovesse commettere un reato, gli americani vogliono che sia giudicato negli Stati uniti. Su questo gli Usa sono stati molto chiari: o gli afgani accettano o gli americani se ne vanno e con loro i quattrini che l'America si è impegnata a versare per pagare gli effettivi di forze armate polizia. Tutti a casa, soldati e denari. Altrimenti gli americani restano, spingeranno la Nato a prevedere un contingente di circa 16mila uomini e gli Stati Uniti conserveranno la sola base di Bagram, restituendo tutto il potere su terra e cielo, altre besi comprese, agli afgani cui forniranno solo appoggio come consulenti. Che lo si chiami ricatto o che si ritenga che gli Usa fanno bene a tutelarsi, questo è l'accordo. Che tra l'altro prevede che, in caso di attacco esterno, gli Usa scenderanno a fianco degli afgani. Argomento cui Kabul è molto sensibile.

Ora, la Loya Jirga, assemblea tribale convocata da Karzai nel numero di 3mila notabili, dovrà dire si o no. Poi ci sarà il passaggio parlamentare. Difficile che le minacce dei talebani sortiscano effetto. Il punto è un altro: possono gli afgani rifiutare l'accordo e ritrovarsi domani senza un afghanis (al momento sul piatto ci sono 4 miliardi di dollari) e senza l'appoggio del grande alleato? E' il nodo che sarà dibattuto nei prossimi giorni nei quali è facile prevedere che i talebani ci riproveranno anche se i loro colpi, al netto delle vittime che producono, sembrano salve di cannone che tutt'al più possono convincere i più restii ad accettare il Bsa.

Nella foto, elicotteri americani in volo. Foto di R. Martinis

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