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domenica 27 luglio 2014

La scelta "afgana" dopo la vittoria di Jokowi in Indonesia

Mappa amministrativa dell'Indonesia
Mi scuso coi miei lettori per un lungo silenzio e non è che sull'Afghanistan non ci siano notizie. Basti pensare che è sceso in campo ancheObama, in linea con quanto fatto dal suo inviato Kerry. Ma oggi vorrei tornare a una vecchia passione: l'Indonesia. Anche perché gli ultimi accadimenti ricordano un po' quanto è successo alla presidenziali afgane. Fatto sta che qualcosa di importante è successo in quella lontana e vasta nazione, qualcosa che, mi pare, con l'ormai atavico assordante silenzio generale del nostro Paese sulla politica estera, sia stato abbastanza ignorato. In fondo son solo qualche paio di centinaia di milioni di abitanti in un Paese dove si incrociano da sempre le mire di Stati Uniti, Cina, Giappone e Australia.

Prabowo a un incontro del suo partito; Gerindra
Chi segue da vicino le vicende del Paese delle 13mila isole (che i locali chiamano Tanah air kita, la nostra terra d'acqua) non si è forse stupito della vittoria, il 22 luglio,  di Joko Widodo, detto Jokowi. Ma nella battaglia per diventare presidente, la vittoria di Jokowi non era affatto scontata poiché dall'altra parte della barricata stava e sta un uomo potente, ex generale convertitosi a businessman, già marito di una delle figlie dell'ex dittatore Suharto (da cui si è separato ma lei ha appoggiato la sua candidatura), che ha condotto una campagna elettorale fortemente nazionalista e con diversi echi di una gestione, quella del suo ex suocero, che Prabowo Subianto non ha certo dimenticato. Anche perché, quando Suharto cadde nel 1998 dopo oltre trent'anni di potere, al comando della Kostrad a Giacarta (la riserva strategica, corpo fedelissimo d'élite al dittatore) c'era proprio Prabowo che non lesinò una dura repressione anche se poi Suharto fu scaricato dai suoi generali che, in seguito, scaricarono anche Subianto.

Joko Widodo: una foto può trarre
 in inganno. E' la divisa da  governatore
non quella militare
In questi anni la democrazia indonesiana ha fatto passi importanti ma è sempre rimasta legata ai vecchi circoli del potere dove un abile settore capitalista rampante si è accordato col potere militare benché ridimensionato dopo la caduta di Suharto di cui in parte era stato l'artefice. Il potere politico si è così stabilmente risistemato e riciclato e – seppur dopo anni di turbolenze ma anche di esperimenti interessanti seguiti alla caduta del dittatore – ha poi potuto contare a lungo sul presidente SusiloBambang Yudhoyono, ex generale al potere per due mandati, un conservatore modernista potremmo dire, fervente credente ma non bigotto e abile diplomatico. Ma se il Paese ha fatto passi avanti, una gran parte dei suoi abitanti è rimasta indietro e soprattutto ha cominciato a mal sopportare, oltre all'inequità di una società di pochi ricchi e molti poveri, una classe dirigente collusa col potere economico e coi vecchi circoli militari abilmente riciclatisi. Quand'ecco apparire Jokowi. La traiettoria di una freccia politica.

Si afferma come sindaco di Solo a Giava (2005-2012), una città dal fascino antico e attraversata da grandi sofferenze che Jokowi, un self mad man che prima dirigeva la sua fabbrica di mobili, tenta di alleviare. Promuove il welfare (il servizio sanitario a tutti i residenti), la rete di trasporto, l'ambiente (verde e aree pedonali), si aggira tra gli slum, non ha paura di toccare con mano la condizione dei suoi cittadini. Populismo? Non direi tant'è che  il personaggio - percepito finalmente come un uomo non corrotto o colluso -  conquista la fiducia di molti e, alla fine, il governatorato elettivo di Giacarta (2012). Potrà ora tentare la scalata alla presidenza? Jokowi piace ai giovani indonesiani, piace ai poveracci, piace a chi sogna, come ben dimostra questo video preparato durante la sua campagna elettorale che su Youtube ha spopolato: mix di problemi, sofferenza, allegria, viglia di ribellarsi.




Alle elezioni non stravince ma si guadagna un bel 53,15%. Stravince invece sui social media e su twitter si guadagna la bellezza di 95 milioni di tweet dall'inizio del 2014 al 9 luglio, giorno delle elezioni. Prabowo deve accontentarsi del 46,85%. Ma non si accontenta. Come ha fatto Abdullah in Afghanistan, ancor prima che il risultato ufficiale sia annunciato, Prabowo lo contesta. Si ritira dalla corsa (cosa che in Indonesia non si può fare) e, a risultato annunciato, fa ricorso alla Corte costituzionale (questo è un suo diritto). Come che sia, col “governatore rock” l'Indonesia sta davvero girando una nuova importante pagina della sua storia. Anche se pochi sembrano essersene accorti 


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