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giovedì 22 febbraio 2024

Prabowo Subianto ad Asiatica


Dili (Timor Est) - Chi è Prabowo Subianto - il nuovo Capo di Stato dell'Indonesia -  abbiamo cercato di spiegarlo in un post precedente. Ma cosa si riesce a scrivere in 50-60 righe? Cosa invece si può raccontare in mezz'ora? Lo abbiamo fatto nella trasmissione "Asiatica"  di ieri sera. In studio Valeria Manieri e, da Bangkok, Francesco Radicioni che mi hanno dato la possibilità di spiegare le cose nel dettaglio, dal mio punto di vista ovviamente. Oltretutto, sono a Timor Est, un luogo che ha avuto molto a che fare con l'ex generale allora capitano dei berretti rossi (Kopassus). Un passato non molto specchiato....


Asiatica è l'unica trasmissione italiana che ha un focus costante sul continente più popoloso del Mondo con un occhio che spazia tra i due colossi (Cina e India) ma non dimentica tutto il resto. La trasmissione potete ascoltarla qui e altrimenti potete seguire le altre sulla Homepage della trasmissione di Radio Radicale. Il respiro è lungo e direi in controtendenza su come i nostri media affrontano il Mondo. Oltre la cronaca di giornata insomma e cercando di approfondire.

giovedì 15 febbraio 2024

L'oscuro passato del futuro presidente dell'Indonesia

Se le proiezioni di queste ore saranno confermate dai dati ufficiali come pare certo, è ormai davvero certo che a governare le 17mila isole indonesiane sarà Prabowo Subianto. Un uomo che ha saputo riciclarsi con abilità attraversando stagioni molto diverse. L'ultima delle quali quella del gemoy, il nonno "carino" che evidentemente è piaciuto a giovani e meno giovani che costituivano oltre il 55% dell'elettorato tra Generazione Z e Millennial 


Kupang - Prabowo Subianto Djojohadikusumo, classe 1951, tanto per cominciare viene da una famiglia ricca giavanese e da un giro di imprenditori amici del generale Suharto, un dittatore durato 32 anni. Il giovane Prabowo frequenta Jalan Cendana dove Suharto vive con la famiglia e dove corteggia Titiek, la secondogenita del rais. E’ nel giro che conta e nel maggio 1983 si sposano. Divorzieranno nel 1998, anno della caduta politica del padre. 

All’epoca Prabowo era un ufficiale dell’esercito che farà poi carriera in un corpo d'élite, le forze speciali Kopassus. A loro tocca tra il 1976 e il 1998 combattere la resistenza al governo centrale nell’Irian Jaya (Papua) ma soprattutto a Timor Est, la riottosa ex colonia lusitana che Suharto ha invaso dopo la Rivoluzione dei garofani portoghese che le aveva concesso la libertà. Si guadagna sul campo le stellette da generale. Poi, nel 1998 Suharto lo promuove alla Kostrad, la riserva strategica di cui lui stesso era stato il primo comandante all’epoca della repressione anticomunista (1965-66). 

Sono gli ultimi colpi di un vecchio dittatore ormai in coma che nel maggio di quell’anno si dimette. In quel periodo i generali giocano un ruolo chiave e saranno loro a scaricare il loro mentore. Prabowo cerca di ricavarne un guadagno ma lo batte in abilità una vecchia volpe, il potente generale Wiranto. Un ufficiale che condivide con lui una divisa piena di macchie.

Quando in un’intervista del 2014 ad Al Jazeera gli si chiede conto di attivisti anti Suharto scomparsi, Prabowo se ne fa scudo e risponde tranquillo che si, era roba sua ma erano “ordini superiori”. Ma intanto è in disgrazia. Viene esautorato dal ruolo militare e va in esilio in Giordania. Forse avrebbe preferito gli Usa che però lo avevano messo al bando (levato nel 2020) per il suo passato. Tornato dall’esilio pian piano si ripulisce. L’ultimo ritocco è merito di Jokowi.

giovedì 24 ottobre 2019

Le sorprese di Jokowi: compromesso storico in salsa Satay

La notizia era annunciata e dunque nessuno si è stupito quando Joko Widodo, detto Jokowi ed eletto quest’anno presidente dell'Indonesia, ha annunciato il suo nuovo gabinetto. Comprende una trentina di dicasteri nelle mani in parte di nomi nuovi, in parte di riconfermati ma con diverse grosse novità: la prima è che a capo del portafoglio della Difesa c’è nientemeno che Prabowo Subianto, l’uomo che – per la seconda volta - ha perso le elezioni contro Jokowi appena qualche mese fa. Ne discende la seconda novità: quella che è ormai la terza democrazia più popolosa del pianeta realizza una sorta di compromesso storico apparentemente incoerente ma al contempo garanzia di contenimento – se non addirittura di eliminazione - dell'opposizione. Oltre a Prabowo alla Difesa, Jokowi ha infatti consegnato al suo partito – il Partai Gerakan Indonesia Raya (Gerindra) - anche il ministero della pesca.

Jokowi, sotto Prabowo
Non esistono in Indonesia due figure tanto diverse tra Jokowi e Prabowo Subianto: il primo è progressista e non è legato a lobby o consorterie né appartiene alla vecchia élite politico-militare dell’arcipelago mentre il secondo – già genero del dittatore Suharto - è il rappresentante perfetto e conservatore del contrario. Jokowi ha in mente un Paese dove l’islam sia un riferimento moderato e dove si stemperino le tensioni etnico-religiose. Prabowo è appoggiato dai settori e dai gruppuscoli radicali più estremisti dell'islam indonesiano ed è un nazionalista identitario. Il primo vede di buon occhio la Cina, il secondo la detesta.

domenica 20 gennaio 2019

Il fragile gioco di Joko Widodo: fine pena per Abu Bakar Bashir

Alla vigilia del primo round elettorale tra il presidente Jokowi e il suo rivale Prabowo Subianto – un ex generale che sposato in prime nozze con la figlia del fu dittatore Suharto – il capo di Stato indonesiano in scadenza se n’è uscito con una rivelazione clamorosa. E cioè che di lì a poco Abu Bakar Bashir, l’ottuagenario ispiratore della strage di Bali del 2002 (il suo coinvolgimento diretto non è mai stato provato), sarebbe uscito di galera. Il teologo e fondatore del gruppo islamista Jemaah Islamiyah (da cui è poi uscito per creare un altro movimento) è malato e dunque, ha spiegato Joko Widodo detto Jokowi, ci sono motivazioni umanitarie dietro al rilascio anzitempo di un vecchietto che cammina col bastone. Stranamente la notizia è passata in Asia quasi inosservata, persino sui giornali indonesiani (o su quelli cambogiani più attenti alla visita di Hun Sen in Cina). Ma la cosa non è passata invece per niente inosservata sui media australiani. Furono gli australiani a pagare il prezzo più alto nella strage del 12 ottobre 2002, l’attentato più grave a un anno di distanza dalle Torri gemelle: tra le 202 vittime, 88 erano “Aussie”, ragazzi e coppiette venute in vacanza a Bali.

Niniek Karmini del Diplomat - un magazine fondato a Sidney ora con base a Tokio e che in questi
Abu Bakar Bashir
anni ha fatto molta strada - ricorda ad esempio che nel marzo scorso l'Australia ha invitato l'Indonesia - quando il governo stava prendendo in considerazione gli arresti domiciliari - a evitare qualsiasi indulgenza nei confronti di Bashir. E se è pur vero che Bashir, arrestato non molto dopo la strage, fu inizialmente condannato a 3 anni di carcere (poi ridotti) per reati minori e solo nel 2011 è stato condannato a 15 per via di un campo di addestramento paramilitare, a pochi va giù che il chierico se ne possa andare a casa prima del tempo. Jokowi per altro ha dimostrato di non essere un politico sensibile alle pressioni esterne (nei casi di condanne a morte di stranieri ad esempio) ma l'Australia è sempre l’Australia. Cosa c’è dunque dietro alla svolta? Solo “considerazioni umanitarie” e problemi relativi – come ha detto il presidente - alla sua “assistenza sanitaria"?
Benché Jokowi si sia guadagnato lustro e consenso proprio con la riforma sanitaria – estesa e pressoché gratuita – ci sono almeno altre due buone ragioni.

La prima è che il mandato è in scadenza e nel Paese musulmano più popoloso del pianeta un candidato presidente si deve per forza giocare anche la carta verde. Accusato di non essere un bravo musulmano dai rivali radicali, Jokowi ha forse pensato che un atto di clemenza verso il vecchio ideologo, che gode comunque di qualche consenso, potrebbe giovargli. Un gesto di clemenza di cui però approfitterebbe anche un amico del presidente, per di più cristiano. Condannato a due anni per blasfemia nel maggio del 2017, l’ex governatore di Giacarta Basuki Tjahaja Purnama, detto Ahok, dovrebbe lui pure uscire dal carcere prima del fine pena. Una cosa bilancerebbe l’altra e Jokowi avrebbe un alleato importante al fianco perché Ahok gode del consenso anche dei musulmani moderati. Giochi complicati e pericolosi.

Widodo cerca un altro mandato per andare avanti col suo piano di riforme. La sfida principale – già vinta nel round passato del 2014 – sarà nuovamente con Prabowo Subianto, uomo dei poteri forti cui Jokowi è inviso e che si presenta con l’imprenditore Sandiaga Uno. Nel primo dibattito televisivo coi co-candidati al fianco, Jokowi ha segnato qualche punto e così il suo futuro vice Ma'ruf Amin, un religioso moderato. Ma c’è il fardello di 5 anni di governo: nel bene e nel male. Ad aprile si vedrà.

domenica 27 luglio 2014

La scelta "afgana" dopo la vittoria di Jokowi in Indonesia

Mappa amministrativa dell'Indonesia
Mi scuso coi miei lettori per un lungo silenzio e non è che sull'Afghanistan non ci siano notizie. Basti pensare che è sceso in campo ancheObama, in linea con quanto fatto dal suo inviato Kerry. Ma oggi vorrei tornare a una vecchia passione: l'Indonesia. Anche perché gli ultimi accadimenti ricordano un po' quanto è successo alla presidenziali afgane. Fatto sta che qualcosa di importante è successo in quella lontana e vasta nazione, qualcosa che, mi pare, con l'ormai atavico assordante silenzio generale del nostro Paese sulla politica estera, sia stato abbastanza ignorato. In fondo son solo qualche paio di centinaia di milioni di abitanti in un Paese dove si incrociano da sempre le mire di Stati Uniti, Cina, Giappone e Australia.

Prabowo a un incontro del suo partito; Gerindra
Chi segue da vicino le vicende del Paese delle 13mila isole (che i locali chiamano Tanah air kita, la nostra terra d'acqua) non si è forse stupito della vittoria, il 22 luglio,  di Joko Widodo, detto Jokowi. Ma nella battaglia per diventare presidente, la vittoria di Jokowi non era affatto scontata poiché dall'altra parte della barricata stava e sta un uomo potente, ex generale convertitosi a businessman, già marito di una delle figlie dell'ex dittatore Suharto (da cui si è separato ma lei ha appoggiato la sua candidatura), che ha condotto una campagna elettorale fortemente nazionalista e con diversi echi di una gestione, quella del suo ex suocero, che Prabowo Subianto non ha certo dimenticato. Anche perché, quando Suharto cadde nel 1998 dopo oltre trent'anni di potere, al comando della Kostrad a Giacarta (la riserva strategica, corpo fedelissimo d'élite al dittatore) c'era proprio Prabowo che non lesinò una dura repressione anche se poi Suharto fu scaricato dai suoi generali che, in seguito, scaricarono anche Subianto.