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martedì 17 marzo 2015

Armi, chi compra e chi vende

I dati contenuti nel rapporto annuale del Sipri, istituto internazionale che studia il commercio delle armi e ha base a Stoccolma,  sono sempre una lettura importante e interessante. Soprattutto per noi, Paese a vocazione pacifista. Archivio Disarmo ne ha fatto una sintesi che mi permetto di riportare proprio perché puntualizza la posizione del nostro Paese. I  cinque maggiori esportatori nel 2010-14 sono stati Stati Uniti, Russia, Cina, Germania e Francia e i cinque maggiori importatori sono stati India, Arabia Saudita, Cina, Emirati Arabi Uniti (EAU) e Pakistan. E l'Italia? Come si vede dal grafico accanto è ben piazzata: all'ottavo posto (non eravamo appunto l'ottava potenza mondiale?).



Vediamo intanto i big: l'export armato  statunitense ha visto un incrementato del 23% tra il 2005–2009 e il 2010–14, diretto a 94 acquirenti. L'export cinese è cresciuto del 143% tra il 2005–2009 e il 2010–14 e così la Cina passa dal 3 a 5% delle esportazioni mondiali. Anche Mosca ha aumentato il suo export del 37 % tra il 2005–2009 e il 2010–14, fornendo armi a 56 stati (e alle forze ribelli in Ucraina) nel 2010–14. Le esportazioni tedesche dei maggiori sistemi d'arma, invece, sono diminuite del 43% tra il 2005– 2009 e il 2010–14. Invio a 55 stati. Eccoci a noi: Roma si piazza all'ottavo posto a livello mondiale prima di Ucraina e Israele, esportando agli EAU (9% del suo export totale), India (9%) e Turchia (7%). L'Italia si segnala per l'accresciuto export di UAV (droni). In totale, le esportazioni italiane tra il 2005–2009 e il 2010–14 sono cresciute di oltre il 30% (a sinistra la tabella degli importatori).

Archivio Disarmo sottolinea che si  è in attesa della relazione governativa sull'export militare italiano nel 2014, che a breve dovrebbe essere consegnata - ai sensi della legge 185/90 - al Parlamento italiano. "Peraltro, nel corso degli anni, tale relazione - scrive Maurizio Simoncelli di AD -   è diventata sempre meno trasparente e più opaca, mentre la rispondenza ai criteri fondanti la legge (non esportazioni a paesi in guerra, dittature o assenza di rispetto dei diritti umani) appare sempre meno stringente, come hanno dimostrato lo scorso anno la consegna dei caccia da addestramento e da bombardamento leggero M346 ad Israele, proprio all'inizio dell'ennesimo conflitto "Margine di protezione" contro i palestinesi, o le forniture all'Arabia Saudita (48 contratti), agli Emirati Arabi Uniti (23 contratti) e all'Oman (8 contratti), noti per il loro scarso rispetto dei diritti umani".




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