Il primo ministro ad interim della Malaysia, Mahathir Mohamad, ha rivelato che nessun candidato premier è in grado di ottenere il sostegno della maggioranza dei 222 parlamentari de Paese e che quindi la questione sarà sottoposta al Parlamento il prossimo 2 marzo.
Una delle più floride e tranquille società asiatiche che in nome della stabilità ha istituzionalizzato l’autoritarismo di Stato e che è però stata in grado di mantenere l’unità in un Paese dove quasi la metà dei suoi abitanti sono cinesi, attraversa in queste ore una crisi al buio. La Malaysia, con Singapore faro dello sviluppo tra le tigri dell’Asia di Sudest, è da lunedi in balia di una crisi di governo complessa e dagli esiti incerti, al momento nelle mani del Yang di Pertuan Agong, il monarca costituzionale scelto a rotazione tra i principi malesi. Che, per la prima volta nella storia della Malaysia, ha condotto consultazioni a larghissimo raggio per decidere la scelta del nuovo premier. Tutto comincia nel week end.
Il luogo è la capitale, Kuala Lumpur, dove una cena riunisce domenica notabili politici di segno opposto. Ci sono i plenipotenziari dell’Umno, la balena bianca della Malaysia, partito di centro destra sulla scena sin dalla proclamazione dell’Unione malese (poi federazione) negli anni Cinquanta quando, buono ultimo, il Paese si liberò della corona britannica. Umno ora è all’opposizione ma è ancora forte, più nelle reti di potere che nei numeri elettorali. Per anni è stato guidato da Mahatir Mohamad, diventato nuovamente premier nel 2018 ma non nelle file dell’Umno, da cui si era sfilato, ma in quelle della coalizione Pakatan Harapan (Ph). A cena ci però sono anche uomini del Ph e, anzi, sia del partito di Mahatir (Parti Pribumi Bersatu Malaysia) sia di quello del suo vice, Anwar Ibrahim a capo del Parti Keadilan Rakyat.
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