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giovedì 30 giugno 2011

SI E' FATTA UNA CERTA...PERCHE' ME NE VADO DA ECORADIO

Da stasera alle 20 non sarò più il direttore di Ecoradio.

Ogni storia
, anche la più promettente, può avere una fine. Come gli innamoramenti o le grandi passioni, come appunto per me è stata Ecoradio. Ma la mia direzione, dal 20 gennaio 2011 al 30 giugno dello stesso anno, poco più di 150 giorni, non ha portato a fare dell'emittente quello che pensavo e desideravo. Questione di risorse, di volontà dell'editore e, certamente, anche dei miei limiti oggettivi. Avevo creduto che Ecoradio potesse diventare il faro radiofonico di un'esperienza italiana, quella ambientalista, che mi sembra maturare lentamente ma che, proprio a Ecoradio, avevo imparato a riconoscere come molto più promettente di quanto non si dica o si sappia. Ce ne si può fare un'idea sfogliando il magazine green appena licenziato dal Corsera. Se persino il Corrierone, che si è distinto per la guerra alle rinnovabili e per una strizzatina d'occhio ai nuclearisti, arriva a fare il magazine verde, allora vuol dire che la cosa c'è. E la cosa c'è eccome.

Lo hanno direi platealmente dimostrato i referendum, che hanno costretto anche il Pd, poco ambientalista e un filo nuclearista, a rincorrere Di Pietro e le centinaia di comitati che anch'io ho scoperto (e ringrazio) mentre guardavo il mondo con la lente di una radio ambientalista. Temo che Ecoradio anziché un faro finirà per rimanere una lampadina ed è anche questo il motivo che mi ha indotto a lasciare la barca. Il mare (ambientalista) è grande e pieno di navigli che, seppur perigliosamente, incrociano la rotta verso un nuovo modello di sviluppo, raccogliendo per strada tutti quelli che non buttano il filtro sotto la sabbia della spiaggia, che pedalano e amano gli animali, che riciclano l'olio frusto e che, se hanno un pezzo di terra, piantano un albero di albicocche (che si riproducono perfettamente anche dal seme degli incroci producendo un albero da frutta tra i più resistenti). Dunque via pel mare aperto.

Della mia esperienza a Ecoradio conservo alcuni bellissimi ricordi. L'entusiasmo condiviso con una redazione brillante e preparata che mi ha accolto come un principe e mi ha trattato come un re. E certe belle trasmissioni con quel colpo di fortuna che fu per noi lo scoppio della primavera araba, coperto con maestria ed entusiasmo, con le voci e coi suoni della piazza, raccolti per telefono, sul web, via youtube...

Ai miei “ragazzi” (giovani anagraficamente ma assai maturi professionalmente) auguro un radioso futuro e un verde irresistibile destino. Io prendo il largo e guardo l'orizzonte. Son certo che, tra procelle e nubifragi, il prossimo porto dove ancorare il mio naviglio è vicino.

Nella foto di Mario Dondero manca qualcuno (il prode Martelliano per dirne uno) ma il decano dei fotoreporter ha fotografato, in quel momento, l'anima dell'intera redazione cui anche Fanny dava il suo prezioso contributo ululante a ogni scampanellata

1 commento:

Paola Caridi ha detto...

Spirito libero, come sempre. Decisione difficile, ma sicuramente presa dopo averci pensato bene. Mio caro pard, un po' mi dispiace: le chiacchierate sulla grande rivoluzione dei ragazzi egiziani non erano mai state scontate, perché le domande erano state sempre puntuali. e di questi tempi, col giornalismo italiano d'oggi, comincia a diventare una rarità. paola