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mercoledì 21 agosto 2013

VIAGGIO ALL'EDEN 1 I PREPARATIVI A MILANO

Prima della partenza: il bar Magenta a Milano, il “baretto di Sant'Eustorgio, l'Erika, la bocciofila Martesana, capatine a Roma “suk” italiano. Preparativi culturali, libri e cinema di periferia a guardare Woodstock. La politica, i primi spinelli e la mistica del viaggio in Oriente. Un viaggiatore, all'epoca liceale, ripercorre la strada per l'Oriente quarant'anni dopo cercando di far ordine tra appunti, ricordi e inevitabili trasformazioni.

In origine fu Luca detto “Paglia”. Con una Wolkswagen maggiolino prima, mezzi di fortuna poi, aveva raggiunto Kabul via terra facendo all'inverso la stessa strada che gli australiani battevano da anni verso l'Europa. Si, perché erano stati i giovani australiani a iniziare un grande viaggio che attraversava l'Asia per raggiungere l'Europa, con un percorso che prevedeva tappe e lentezza verso le radici delle famiglie d'origine. Negli anni Settanta quel percorso “a rebours” invece iniziarono a farlo gli inglesi, i francesi, gli italiani. Luca era stato uno dei primi del nostro giro e, già all'università, veniva all'uscita del Carducci, liceo milanese fuori dalla cerchia dei Navigli (il che gli dava, come Classico, un'aurea proletaria di periferia) a esibire magliette ricamate, pipette, scatoline argentate comprate nel bazar della capitale afgana: “Come in afghan shop my friend...cheap price for You...”, cantilenava a noi giovani liceali disposti a sognare la trasformazione delle nostre vite di militanti a tutto tondo in qualcosa che andasse oltre la Resistenza, la lotta per il diritto allo studio, le manifestazione per il Vietnam. Restavamo confusi da quegli stracci colorati, dagli stemmi della famiglia reale, dal richiamo di strade polverose che andavano verso Oriente. La meta però non era Canberra. Era Kathmandu.

La febbre del viaggio era cresciuta in tempo reale. Fabrizio tornava da Whight dove il neonato Festival del rock era stato sospeso nel 1970 dopo solo due edizioni, Marco andava e veniva da Amsterdam, Luca e Adriano raccontavano di Istanbul, la Porta d'oro, prima tappa del Viaggio all'Eden (titolo della prima guida dedicata uscita nel '73, curata da Marco Amante e Lugi Buffarini Guidi). I preparativi erano una sorta di filo rosso che si dipanava in città: nei licei, nei primi corsi all'università, nel servizio notturno alle Poste che, all'epoca, assumeva precari per tre mesi, pagava un discreto stipendio e forniva la prima vera base di massa del tesoretto necessario per partire. I ritrovi serali andavano per quartiere. Noi di zona Loreto ci trovavamo in un baretto che forse non arrivava a 15mq. Per aumentare lo spazio vitale il “Gino”, padre padrone del Bar Erika, vagamente claudicante e dotato di una moralità gesuitica ma anche di una flessibilità ante litteram, si serviva di una botola sotto il bancone dove teneva i liquori. Magari stavi ordinando uno “spruzzato” (bianco con bitter e seltz, versione milanese dello spritz) e quello improvvisamente spariva nella botola per riemergerne con una bottiglia di Campari, una Vecchia Romagna e un richiamo alla marmaglia: “Maledeti capeloni....”. Era veneto il Gino e dunque – all'opposto dei sardi - disdegnava le doppie, ma in compenso ci conosceva uno per uno e, seppur raramente, dispensava buoni consigli: “Con quella roba farai una brutta fine....”. Alludeva all'eroina il Gino, la polvere grigiastra che iniziava a circolare. Sugli “spinelli” era tollerante, ma andavan fumati girato l'angolo. Il bar doveva restare pulito...

segue in un libro di prossima pubblicazione


4 commenti:

Thanh ha detto...

This is great!

Zambo ha detto...

Fantastico, c'ero anch'io ma il mio viaggio era ad ovest, California, Messico......grande pezzo di letteratura e ricordi

giannisbt ha detto...

io ci sono andato veramente nel '74.
sto cercando il libro, che mi sono perso nel viaggio di andata: non è che allora mi servisse molto perchè lo conoscevo a memoria, ma adesso vorrei riviverlo, passo passo.
qualcuno c'è l'ha? giannisbt@hotmail.com

Anonimo ha detto...

Dumostar jumping
introvabile ma uno degli autori, buffarini guidi, ne ha scritto un'altro un paio d'anni fa