Classe
1926, già capo dello Stato del governo ad interim nato con la fine
dell'occupazione sovietica e poi presidente dell'Afghanistan dopo la
caduta di Najibullah nel 1992 (anche se solo per pochi mesi),Sibghatullah Mojadedi è uno
dei pochi leader mujaheddin a non vantare una carriera insanguinata
dalla lotta fratricida scatenatasi con la guerra civile all'uscita di
scena dell'Urss nell'89 e sopratutto dopo la presa di Kabul nel '92.
Il vecchio teologo, che si è più volte dimesso da cariche ufficiali
in polemica con Karzai, gode di un certo rispetto e dunque ha un peso
la sua decisione di appoggiare Ashraf Ghani. E non è l'unico
endorsement di peso che l'ex ministro è riuscito a guadagnarsi:
mentre Zalmai Rassoul dava la sua adesione ad Abdullah Abdullah, il
suo numero due Ahmad Zia Massoud (il fratello minore del “Leone
del Panjshir”) la dava a Ghani in compagnia di altri personaggi di
rilievo come l'ex candidato Dawoud
Sultanzoi e il sodale del generale Wardak (ritiratosi dalla corsa)
Syed Hussain Anwari.
I
muscoli insomma si scaldano in vista del 14 giugno, giorno del
ballottaggio, e le alleanze si complicano e si mescolano (chi avrebbe
detto che un uomo come Massoud avrebbe lasciato solo Abdullah che
viene dalla sua stessa covata ed era il medico di suo fratello Ahmad
Shah? E che Rassoul avrebbe scelto proprio Abdullah disdegnando
Ghani che pure (per chi ama le letture etniche) è un pashtun come
lui? Sorprese ce ne saranno ancora. Quella per esempio che guiderà
le dichiarazioni del presidente uscente nei prossimi giorni.
Il fronte della guerra intanto resta caldo. A Herat, tanto per chiarire quanta influenza hanno i giochi esterni al Paese, è stato assaltato un consolato indiano. Cinque i guerriglieri che lo hanno preso di mira alle 4 di stamane da un edificio davanti alla legazione. La sparatoria è durata sino alle 11 e i cinque attaccanti sono stati uccisi.
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