L'ultima
notizia sulla bufera scatenata dalle notizie sulla notte del voto,
quando Rajapaksa avrebbe convocato il consigliere giuridico del
presidente e i capi di polizia ed esercito per tentare un golpe,
riguarda il ministro della Giustizia ormai in punta di dimissioni
Mohan Pieris. Accusato di aver tradito il suo mandato di super partes
per essere stato presente alla riunione in cui Rajapaksa voleva
ribaltare il risultato, chiede ora che lo si lasci uscire dal Paese.
Ma con un'uscita onorevole. Un posto all'Onu, a Londra...o a Milano.
Il sipario strappato. Un manifesto elettorale di Rajapaksa |
Intanto
il nuovo governo di Maithripala Sirisena ha levato l'odiosa domanda
di permesso necessaria per visitare i distretti del Nord a
maggioranza tamil. Non è molto in realtà mentre molte sono le
aspettative sui prossimi passi, il primo dei quali riguarda il 13mo
emendamento della Costituzione che, secondo il parlamento, avrebbe
il compito di garantire un decentramento dei poteri sinora rimasto
sulla carta e minacciato dalla scure con cui Rajapaksa avrebbe voluto
decapitarlo, sottraendo alle province poteri da delegare invece al
ministero dello Sviluppo economico, retto dal fratello Basil.
Per
l'ex presidente e la sua famiglia i tempi sono bui. Accusato da
stampa e parlamentari di aver tentato un golpe bianco la notte del
voto – cui si sarebbero opposte le alte cariche dello Stato e
dell'esercito – Mahinda Rajapaksa adesso rischia un'incriminazione
per tradimento sempre che l'inchiesta aperta dalla magistratura vada
a buon fine. I guai su un altro fronte sono invece per il fratello
Gotabaya, già segretario alla Difesa e, col fratello e il generale
Fonseka, responsabile degli ultimi mesi della guerra nel Nord su cui
grava il sospetto di crimini di guerra. E' appena stato messo sotto inchiesta per la morte di Lasantha
Wickrematunga, ucciso da uno “squadrone della morte” nel gennaio
2009 poco prima che il famoso giornalista, fondatore del Sunday
Leader
e noto per gli scontri con la famiglia del presidente, andasse in
tribunale a rendere una testimonianza.
Battaglia vinta: i manifesti pro Sirisena col simbolo del cigno |
Sul fronte
della libertà di stampa c'è un'altra buona novità: il neo ministro
dell'Informazione del nuovo governo, Gayantha Karunatilleke, ha fatto
un appello a tutti i giornalisti srilankesi all'estero perché
tornino a casa. Se il suo Paese era fino a ieri in fondo alla
classifica per la libertà di espressione, adesso il governo vuole
invertire la rotta. Un altro segnale è poi arrivato dal portavoce
della polizia, faccia notissima del regime. Il militare ha detto
pubblicamente di avere subito pressioni di ogni genere per mettere in
cattiva luce gli uomini dell'opposizione. Si scoperchia il vaso di
Pandora e tutti i nodi vengono al pettine.
Proprio in
questi giorni intanto i cinesi si sono fatti avanti con calorosi
messaggi di auguri al nuovo presidente anche se non è un mistero che
il loro cavallo a Sri Lanka fosse Rajapaksa, che aveva aperto a
Pechino diversi settori strategici del Paese, dalle infrastrutture
alle telecomunicazioni. Per motivi evidenti, l'ingresso della Cina a
Sri Lanka è stato mal digerito da americani e indiani, ora sponsor
convinti del governo Sirisena da cui si aspettano un'inversione di
rotta. Ci sarà battaglia? Un'inversione di rotta se l'aspettano
comunque tutti a cominciare da tamil e musulmani, cittadini di serie
B vessati dai lunghi anni di guerra e dal revivalismo identitario
buddista-singalese. Il governo Sirisena sta in piedi grazie ai loro
voti e dovrà pagare pegno. Per ora i segnali ci sono ma la prudenza
resta d'obbligo.
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