Avevo
sentito dire e letto di Kandy ogni meraviglia. E anche ogni male, dal
momento che la capitale delle Hills dello Sri Lanka, una
delle zone a maggior densità di produzione di tè nel mondo,
nasconde anche il tragico segreto delle condizioni di lavoro nelle
piantagioni, che furono – obviously -un'idea degli inglesi.
Che tra l'altro, per i loro noti calcoli politico economici,
importarono un milione di tamil dall'India per farli lavorare nei
campi dando una mano a creare uno dei maggiori problemi di questo
Paese che risiede nella difficile convivenza tra singalesi (sinhala)
e tamil. Ma sul fronte turistico la città appariva, nei racconti
d'antan e nelle guide, come un piccolo paradiso tropicale dove
rinfrancare lo spirito e rinfrescare il corpo (500 mt d'altezza).
Hermann Hesse |
Il nostro
alberghetto, pulito e senza troppe pretese, sta di fianco a uno dei
suoi tanti gemelli – ve ne sono davvero a decine – che si chiama
“Lake View”. Ma oggi, più che il lago vedete un monumento di
cemento armato di otto piani in fase di costruzione. Potreste tentare
di sbirciare verso la residenza del “sacro dente”, che
apparteneva all'altrettanto sacra e venerata arcata mandibolare di
Gautama Siddharta, ma l'occhio vi cade su un imponente albergo
splendente di bianco nitore che sembra di una quindicina di piani.
Scossi dal “Building View”, mentre siete assaliti dai dubbi per
aver scelto questa meta e vi difendete da uno stuolo di assalitori
che vi vogliono vendere un tour, consigliare un ristorante, farvi
risparmiare sull'acquisto delle banane, vi vien fatto di pensare se
anche questa città – con un vecchio centro storico affacciato su
un lago suggestivo – non sia l'ennesima vittima del turismo. Al cui
omicidio state contribuendo anche voi.
Sceso dal
Nord, quasi privo di occhi esterni (un po' per via di trent'anni di
guerra un po' perché il turismo non è molto incoraggiato e le
strutture ricettive scarseggiano), il primo impatto vero col turismo è
stata per me la città di Arunadhapura, l'antica capitale dello Sri
Lanka che annovera rovine suggestive di un'ampiezza imponente e stupa
assai ben conservati che risalgono al secondo o terzo secolo A.C. La
città è quel che è – una lunga caotica fila di negozi immersa in
un traffico abbastanza caotico – ma le rovine sono davvero uno
spettacolo (ben conservato) che merita un viaggio. Il contorno però
è sfiancante. Siete l'oggetto di un furto continuato: inizia il tuk
tuk (i Bajaj a tre ruote che fungono da taxi economici) che non vi
porta nel posto richiesto, continua con l'albergatore con cui dovete
fare un'estenuante trattativa sul prezzo della camera, finisce con
l'offerta-truffa di bypassare l'acquisto del carnet d'ingresso alla
zona archeologica pagando un po' meno di metà prezzo (ma in realtà
vi mostrerebbero quasi solamente la parte che si può comunque
visitare gratuitamente). La cosa migliore è procurarsi una
bicicletta e auto organizzarsi. Con l'aiuto della Lonely Planet? Si
certo, ma tenendo conto che nemmeno questa guida è più quella di
una volta e si è molto standardizzata. Alcune di questa piacevolezze
non ve le racconta.
Nonostante
Colombo sia una bella e ordinata città che merita una visita
(contrariamente
al mantra sul suo traffico disordinato e caotico) e
nonostante la bella passeggiata nel Nord (di cui mi riprometto di
riferire in seguito), la perla
dell'Oceano indiano è un'esperienza a volte persino deprimente.
Credo che ciò imponga una riflessione sul turismo, anche sul
cosiddetto turismo sostenibile o responsabile: riflessione
ineludibile perché ne siamo i protagonisti principali. Se lo Sri
Lanka (che durante gli anni della guerra ha già fatto i conti con la
caduta delle presenze) non fosse più la meta che è, il suo Pil ne soffrirebbe parecchio. I turisti – quella massa un
po' grigia e malvestita in short, scarpe da tennis col calzino
sporco, t-shirt e zaino in spalla – sono una manna che garantisce
ingresso di divisa forte, occupazione e... sviluppo. Ma è sullo
sviluppo che grava l'interrogativo (sui primi due punti siam
tutti d'accordo).
Kandy: da Lake View a Building View |
Arunadhapura: area archeologica estesa e molto ben conservata |
Le
seconde costano come uno stipendio (circa 4 euro al pacchetto), sono
rigidamente contingentate (un problema trovarle) e sono solo di un
paio di marche. Ma questo – direte voi – riguarda solo gli orridi
viziosi con la cicca in bocca, politicamente e salutisticamente
scorretti. Allora veniamo al tè. Nel Paese dove si produce uno dei
tè migliori del mondo (lasciamo stare in che modo), è quasi
impossibile bere un tè decente. La media è a livello di quello che
vi propinano nei bar italiani. Tutto se ne va in esportazione e il
fondo del sacco resta qui. Oggi andremo a vedere il Museo del tè di
Kandy per vedere se ne rimediamo una bustina.
1 commento:
viaje a sri lanka Excelente post.
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