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mercoledì 20 maggio 2015

La guerra di Daesh per il Khorasan

Esiste un pericolo Daesh in Afghanistan e Pakistan? A sentire il presidente afgano Ashraf Ghani, non solo esiste ma sottovalutarlo sarebbe molto rischioso. Quanto al Pakistan, il ministero degli Esteri di Islamabad il 25 febbraio scorso ne ha ammesso l'esistenza ma solo venti giorni dopo, a metà marzo, il capo della diplomazia pachistana Nisar sosteneva che non c'è traccia di Stato islamico nel Paese dei puri. Se esercita un fascino sui talebani pachistani (secondo un rapporto del governo provinciale del Belucistan dell'ottobre 2014 il califfato aveva tentato il reclutamento di 3mila guerriglieri) i cugini afgani, nemici giurati del califfato per questioni ideologiche, teologiche, strategiche e di concorrenza, ne hanno una pessima opinione ma non lo hanno mai censurato apertamente sino a qualche giorno fa quando – in una riunione congiunta a Doha con inviati del governo afgano – ne hanno preso ufficialmente le distanze. Cerchiamo di mettere un po' d'ordine partendo proprio dalla riunione, organizzata da Pugwash (organismo non governativo canadese) in una località balenare vicino alla capitale del Qatar, cui ha partecipato, agli inizi di maggio, una delegazione di venti inviati di Kabul (tra cui tre donne), otto inviati della shura di Quetta, il Gran consiglio talebano che fa capo a mullah Omar, rappresentanti dell'Hezb-e-islami (dell'ex signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar)...

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