Fort Snelling National Cemetery Usa. Costruito nel 1939. Quanti ne continuano a seguire? |
Nelle tre guerre citate i civili conquistano un triste primato: tra 244 e 266mila. Seguono - entrambi con oltre 100mila caduti - militari e forze di polizia locali assieme agli “Opposition Fighters” (per una volta non si usa l’odioso termine “insurgent”). Ma un dato abbastanza impressionante riguarda le forze statunitensi: a fronte di 6.951 caduti con la divisa stellestrisce, 7.820 sono i paramilitari (contractor) uccisi durante l’ingaggio per combattere o lavorare a fianco dei soldati “regolari”. Una novantina sono morti in Pakistan (dove formalmente la guerra non c’è) mentre quasi 4mila sono morti sia in Irak sia in Afghanistan, un Paese dove le compagnie private vorrebbero ora addirittura in appalto tutte le operazioni militari, uno scenario ricorrente e tenuto molto sotto traccia dall’Amministrazione. Gli alleati degli Usa hanno perso 1.464 uomini (tra cui oltre 50 sono soldati italiani) ma un tributo importante è stato pagato anche da operatori umanitari di Onu e Ong: 566 (di cui 409 in Afghanistan) e giornalisti: 362 (di cui 245 nel solo Irak).
Accanto alla fredda e drammatica aritmetica della guerra, non vanno dimenticati gli effetti dei conflitti sugli spostamenti di popolazione: al 2017, risultavano 4 milioni e 780mila gli afgani sfollati interni o con lo status di rifugiati. Tre milioni e 250mila gli iracheni e 12 milioni i siriani per un totale di 20 milioni di individui. Un bilancio inevitabilmente per difetto perché non tiene conto delle migliaia di “clandestini”, senza alcuno status, fuggiti dai conflitti per tentare il viaggio della speranza sulle rotte verso l’Europa.
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