
La storia di Aadhya è una delle tante contenute nell’ultimo rapporto che una rete internazionale di monitoraggio sul lavoro e i salari delle aziende che vivono di delocalizzazione ha appena dato alle stampe. Quello di Aadhya non è un caso isolato. In Bulgaria le lavoratrici di una fabbrica – la maggior parte dei lavoratori del tessile sono donne – raccontano che si lavora per 12 ore al giorno, sette giorni alla settimana, senza ricevere il salario minimo legale previsto per un normale orario di lavoro. Alcune interviste anonime – per ovvi motivi – denunciano che in Bulgaria si può essere pagati anche meno del 10% del salario dignitoso minimo. In Turchia c’è chi percepisce circa un terzo del valore minimo stimato per un salario dignitoso mentre in Cambogia il livello dichiarato è pari quasi alla metà. La Cambogia è tristemente famosa per un caso che fece scalpore nel 2011: in una settimana, nello stabilimento cambogiano che riforniva la multinazionale del tessile H&M, circa 200 operai accusarono svenimenti per fumi di sostanze chimiche, scarsa ventilazione, malnutrizione. Ed è proprio H&M a essere al centro del rapporto che porta infatti il suo nome: “H&M: Le promesse non bastano. I salari restano di povertà”. E’ uno sguardo trasversale su una firma della moda internazionale che purtroppo si potrebbe forse trasferire su altre realtà.