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martedì 9 settembre 2008
AFGHANISTAN, UNAMA SOTTO LA LENTE
E' questione di ore. Poi due dossier arriveranno sul tavolo di Kai Eide, il responsabile norvegese di fresca nomina che capeggia Unama, la missione Onu in Afghanistan (una sua immagine a sinistra). Si tratta di dossier con toni e provenienze diverse ma altrettanto spinosi. Pongono una serie di domande ancora senza risposta all'ufficio delle Nazioni Unite di Kabul e rendono manifesta una guerra sotto traccia che si è appena svolta tra il Palazzo di Vetro, e in particolare l'Ufficio per gli affari umanitari (Ocha) e il suo direttore John Holmes, e lo stesso Eide. Il riferimento è a una vicenda recente.
In buona sostanza, conscio che la missione di Unama a Kabul funziona poco e male, Holmes ha proposto – evidentemente d'accordo con Ban Ki-moon e dopo una visita in loco - di stabilire in Afghanistan una missione di Ocha, per garantire miglior sicurezza al lavoro umanitario e soprattutto una maggior indipendenza politica rispetto all'ufficio di Unama, non solo sottodimensionato sia quantitativamente che qualitativamente, ma spesso percepito come troppo legato al governo e alla missione militare occidentale. Ma Eide si è opposto e per ora l'ha avuta vinta. La vicenda però ha sollevato un polverone e si tratta comunque della vera prima scossa interna all'Onu sul dossier afgano che potrebbe preludere a un cambiamento di rotta e a una riscrittura, se non della missione, del suo apparato e delle sue linee guida.
"Distinguere umanitario da litico e militare"
Il primo documento, siglato dal un coordinamento internazionale di Ong che operano in Afghanistan, è una lettera aperta a Eide. Vi si legge che i firmatari sono rimasti sconcertati proprio dalla conclusione della vicenda visto che "...non restiamo convinti che Unama possa provvedere a una vera indipendenza nella leadership umanitaria" per via del suo "mandato politico" e dei rapporti con l'Isaf-Nato. I firmatari non criticano Eide in prima persona né la missione in quanto tale, ma attestano una "realtà dei fatti" nella quale "imparzialità e indipendenza dell'azione umanitaria necessitano una separazione da obiettivi e funzioni politiche e militari". La lettera punta il dito sull'utilizzo da parte di Uanma e delle agenzie Onu di "scorte armate nei veicoli bianchi (quelli generalmente in uso tra gli umanitari ndr) poiché ciò mina la nostra imparzialità e la nostra sicurezza". Nel richiedere che la questione di Ocha venga rivista e nel sottolineare una serie di misure da prendere subito, i firmatari (tra cui anche organizzazioni italiane) ricordano inoltre che una grave crisi minaccia l'Afghanistan, alla vigilia di un inverno che si prospetta deleterio per la popolazione e a cui è necessario far fronte con "finanziamenti indipendenti e flessibili" agli attori locali "senza interferenze o caveat di natura politica o militare" in una situazione ambientale in continuo "deterioramento" (continua)
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