
E' questione di ore. Poi due dossier arriveranno sul tavolo di Kai Eide, il responsabile norvegese di fresca nomina che capeggia Unama, la missione Onu in Afghanistan (una sua immagine a sinistra). Si tratta di dossier con toni e provenienze diverse ma altrettanto spinosi. Pongono una serie di domande ancora senza risposta all'ufficio delle Nazioni Unite di Kabul e rendono manifesta una guerra sotto traccia che si è appena svolta tra il Palazzo di Vetro, e in particolare l'Ufficio per gli affari umanitari (Ocha) e il suo direttore John Holmes, e lo stesso Eide. Il riferimento è a una vicenda recente.
In buona sostanza, conscio che la missione di Unama a Kabul funziona poco e male, Holmes ha proposto – evidentemente d'accordo con Ban Ki-moon e dopo una visita in loco - di stabilire in Afghanistan una missione di Ocha, per garantire miglior sicurezza al lavoro umanitario e soprattutto una maggior indipendenza politica rispetto all'ufficio di Unama, non solo sottodimensionato sia quantitativamente che qualitativamente, ma spesso percepito come troppo legato al governo e alla missione militare occidentale. Ma Eide si è opposto e per ora l'ha avuta vinta. La vicenda però ha sollevato un polverone e si tratta comunque della vera prima scossa interna all'Onu sul dossier afgano che potrebbe preludere a un cambiamento di rotta e a una riscrittura, se non della missione, del suo apparato e delle sue linee guida.
"Distinguere umanitario da litico e militare"
Il primo documento, siglato dal un coordinamento internazionale di Ong che operano in Afghanistan, è una lettera aperta a Eide. Vi si legge che i firmatari sono rimasti sconcertati proprio dalla conclusione della vicenda visto che "...non restiamo convinti che Unama possa provvedere a una vera indipendenza nella leadership umanitaria" per via del suo "mandato politico" e dei rapporti con l'Isaf-Nato. I firmatari non criticano Eide in prima persona né la missione in quanto tale, ma attestano una "realtà dei fatti" nella quale "imparzialità e indipendenza dell'azione umanitaria necessitano una separazione da obiettivi e funzioni politiche e militari". La lettera punta il dito sull'utilizzo da parte di Uanma e delle agenzie Onu di "scorte armate nei veicoli bianchi (quelli generalmente in uso tra gli umanitari ndr) poiché ciò mina la nostra imparzialità e la nostra sicurezza". Nel richiedere che la questione di Ocha venga rivista e nel sottolineare una serie di misure da prendere subito, i firmatari (tra cui anche organizzazioni italiane) ricordano inoltre che una grave crisi minaccia l'Afghanistan, alla vigilia di un inverno che si prospetta deleterio per la popolazione e a cui è necessario far fronte con "finanziamenti indipendenti e flessibili" agli attori locali "senza interferenze o caveat di natura politica o militare" in una situazione ambientale in continuo "deterioramento" (continua)
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