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venerdì 8 maggio 2009

I TALEBANI E IL PAPA

Minacce in occasione del viaggio del papa in Terra santa. Ma molto edulcorate. Leggendo bene il comunicato dei sodali di mullah Omar si scopre che....


“Tra la gente del Libro, ci sono molti che, per invidia, vorrebbero farvi tornare miscredenti dopo che avete creduto e dopo che anche a loro la verità è apparsa chiaramente! Perdonateli e lasciateli da parte, finché Allah non invii il Suo ordine. In verità Allah è Onnipotente”. Comincia con un versetto del Corano, anche piuttosto edulcorato, il “comunicato dell'emirato islamico” sulla “diffusione del cristianesimo in Afghanistan” con cui talebani hanno scelto di commentare la visita del papa in Terrasanta. Messaggio che lancia minacciosi altolà, ma anche questi piuttosto edulcorati rispetto al linguaggio tradizionale dei militanti in turbante o a quelli deliranti dei qaedisti. Diffuso sul sito Internet ufficiale del movimento, il comunicato dei seguaci di mullah Omar si rivolge direttamente a Benedetto XVI: “Lanciamo un appello alla personalità più importante del mondo cristiano, Papa Benedetto XVI - si legge alla fine del messaggio - affinché proibisca queste attività stupide e irresponsabili di proselitismo dei crociati...non attenda oltre perché la nostra risposta e la nostra punizione sarà durissima, così come la reazione dei musulmani afghani, che sono stati offesi da questa vicenda”.

Il comunicato appare come la risposta a un servizio andato in onda tre giorni sulla rete araba al Jazeera, in cui venivano mostrati alcuni cappellani militari che incitavano i loro soldati a fare proselitismo del cristianesimo in Afghanistan, diffondendo anche copie della Bibbia in lingua pashtu.

“Da diverso tempo i nostri paesi musulmani stanno subendo le prevaricazioni degli americani - si legge ancora nel testo del messaggio - che uniti dalla croce fanno propaganda del loro credo cristiano. Decine di organizzazioni missionarie operano per fare proselitismo cristiano sotto le mentite spoglie di organizzazioni non governative e umanitarie che collaborano direttamente con gli occupanti americani e crociati approfittando della situazione di guerra e di bisogno degli afgani che vengono spinti verso la deviazione religiosa da queste persone”. E in una parte del messaggio i talebani ricordano tra l'altro la vicenda di Abdel Rahman, l'afgano convertitosi al cattolicesimo in seguito rifugiatosi in Italia. Ma è con gli americani che ce l'hanno i talebani: “...il video trasmesso di al Jazeera è stato visto da migliaia di persone....in quel video si vedeva chiaramente come soldati americani diffondessero copie tradotte del Vangelo deviato alla gente della provincia di Braun che si trova cento chilometri a nord di Kabul....per compiere un lavoro di corruzione condannato dalle stesse leggi militari americane”.

Il testo appare però più come una disquisizione di teologia militante che un vero testo di minaccia al Papa (...l'emirato islamico chiede al popolo afghano di respingere questi attacchi alla sua fede che sono un prolungamento della guerra crociata iniziata da Bush...l'emirato chiede agli Ulema della nazione islamica e ai suoi intellettuali di impedire queste azioni dei crociati e agire in aiuto dell'Islam) tanto che Benedetto viene definito, quasi deferentemente, “...la personalità più importante del mondo cristiano”.

Pura propaganda, è il commento a botta calda dell'ammiraglio Giampaolo Di Paola, presidente del Comitato militare della Nato: “Conoscete i talebani - ha detto – che hanno un ottimo sistema di propaganda. Credete alle loro parole? Io no, del resto - ha aggiunto - non ho mai visto un soldato nato in Afghanistan con la Bibbia in mano”.

Ma a parte la vicenda di al Jazeera, quel che resta interessante del messaggio è proprio il tono, più indignato, al fine, che minaccioso. Un segno certo dei tempi. Tra l'altro nulla fa pensare a una sorta di messaggio in codice alla comunità dei credenti di Palestina o della Giordana o a quella araba che vive all'interno dei confini israeliani. E non c'è neppure un riferimento ad Hamas. I talebani hanno voluto parlare al papa soprattutto per ribadire la purezza ideologica che starebbe alla base della loro missione nazionale: difendere il paese dagli infedeli.

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