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mercoledì 13 maggio 2009

IL CANCRO CHE VIENE DAL FREDDO

Come Flaubert (“Madame Bovary c'est moi”!) Asif Ali Zardari ha ammesso che il “cancro” che attanaglia il Pakistan è una creatura del Pakistan stesso ma anche degli Stati uniti: “Lo creammo assieme per vincere l'Urss ma poi smettemmo di curarcene”. Qualche interpretazione suggerisce che il cancro siano i talebani, ma la storia è più antica: benché il refrain dica che vennero creati dal Pakistan, il movimento di mullah Omar fu all'inizio del tutto autoctono (solo in seguito curato e allevato da Islamabad e Riad) e nato per rispondere a un altro flagello: i mujaheddin. Il cancro cui allude Zardari furono forse proprio i guerriglieri islamisti, vasta eterogenea genia che andava da Hekmatyar a Sayyaf, passando per Massud (e si, anche il nobile “leone del Panjshir” – ora eroe nazionale - che parlava francese e godeva di grande audience mentre bombardava i villaggi hazara o faceva fuori i maoisti sui ex alleati tattici). Ognuno aveva il suo sponsor (Riad, Teheran) ma furono soprattutto Islamabad e Washington a creare l'alchimia maledetta. Noi europei approvammo, come sempre, quel che era deciso altrove senza renderci conto che i guerriglieri che lottavano (giustamente) per la libertà dall'invasore sovietico, rappresentavano anche i feudatari locali, le gerarchie religiose, i neonati partiti islamisti. Fummo disposti a tutto purché il cancro sovietico fosse distrutto. Poi vennero i talebani, prodotto di quel collasso. Ma come ebbe a dire Zbigniew Brzezinski, sino all'81 consigliere di Carter: “Cos'è più importante per la storia? I talebani o il collasso dell'Urss?”. Zardari ha risposto.

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