A giudicare da quanto appare in questi ultimi giorni sulla stampa americana a proposito della nuova strategia afgana di Obama, sembra che l'Amministrazione abbia scelto l'offensiva mediatica e impartito seri ordini di scuderia, soprattutto ai militari, per delineare quella che appare ancora come una nebulosa. E dopo che ieri mattina un articolo del Washington Post, dal titolo (Key in Afghanistan: Economy, Not Military) e dalla firma inequivocabili (nientemeno che Bob Woodward), è sembrato abbastanza chiaro come, forse stanco di essere frainteso, il presidente abbia deciso di far filtrare sulla stampa ciò che pensa. Per mettere un punto fermo, senza dover proprio pronunciare direttamente le parole, sull'andirivieni di notizie che interpretano il suo nuovo corso.
Uno dei dubbi infatti riguarda soprattutto la strategia militare: Obama ha dato il via libera a 17mila marine più altri 4mila istruttori (non combattenti), ma da mesi, sulla stampa vicina ai conservatori, sono continuate le indiscrezioni su un possibile aumento dei soldati. Addirittura 100mila in totale, quanti ne aveva Mosca ai tempi dell'occupazione sovietica. Woodward racconta un retroscena del viaggio in Asia del consigliere per la sicurezza James Jones. La chiave di tutto, racconta l'uomo che incastrò Richard Nixon, è in una riunione a Camp Leatherneck, nell'Helmand, dove l'emissario di Obama incontra il generale dei marine Lawrence D. Nicholson (che ne comanda 9mila) subito dopo aver visto a Kabul il generale Stanley McChrystal, comandante in capo delle truppe Usa e Nato nel paese. Il presidente – dice Jones ai due - non aumenterà le truppe: la chiave di volta è l'economia e un maggior impegno degli afgani, a cominciare dall'esercito. Perdete ogni speranza, la guerra non si vincerà con le pallottole.
La risposta però non è mancata: e in un'intervista al Los Angeles Times, l'Ammiraglio Mullen, capo di stato maggiore delle forze armate statunitensi, ha voluto dir la sua dopo l'articolo uscito sul Post a firma di Bob Woodward (ne abbiamo riferito ieri), in cui un inviato di Obama aveva detto proprio a Nicholson che il presidente non avrebbe mollato un soldato in più. Mullen ha invece controbattuto che non esiste alcun veto e che i suoi uomini sul campo stanno facendo i conti su quel che servirà. Una sorta di rettifica in piena regola dopo il pezzo del re del giornalismo americano che riferiva di un colloquio tra Nicholson e il consigliere per la sicurezza del presidente James Jones in missione speciale in Afghanistan.
Però. Nelle stesse ore James Stavridis, il capo operativo fresco di nomina delle forze americane in Europa e del Comando supremo alleato della Nato (ha sostituito il meno malleabile generale John Craddock, maniaco dell'aumento delle truppe) fa una chiacchierata con i giornalisti. Dice l'ammiraglio Stavridis che contro i talebani, più delle armi servono strade, scuole e fabbriche. E a breve giro di intervista interviene, rispondendo alle domande di Radio Free Europe, anche il generale McChrystal. Mc Chrystal, che non è proprio considerato un angioletto, lavora su due tesi: accrescere e sviluppare un buon governo (una good governance afgana), proteggere i civili. Su quest'ultimo punto era già intervenuto più volte e va ormai ripetendo che gli Stati uniti hanno preso a cuore il problema delle vittime civili e che non sono in Afghanistan per uccidere ma per garantire sicurezza (una rapporto Onu dice però che nel 2009 le vittime civili sono aumentate del 24%!). Pare che una direttiva sia già stata impartita ai bombardieri perché riducano le loro attività e i “danni collaterali”. Dossier sensibile dopo la strage di Bala Bolok in maggio (140 morti secondo i locali), assurdo raid a tappeto che ha raso al suolo due villaggi... proprio mentre Obama riceveva alla Casa bianca i presidenti afgano e pachistano. Una mossa che il presidente non deve aver digerito.
Quanto a Holbrooke, l'inviato speciale di Obama per la regione, qualche giorno fa ha detto che Washington vuole chiudere con le radicazioni dell'oppio (care a Londra) e cambiare passo. E infatti, durante questa settimana è partita una grossa operazione nell'Helmand, a caccia di narcotalebani: sarebbe la più vasta operazione aviotrasportata mai compiuta dalle truppe d'assalto dopo la guerra nel Vietnam
Il bizzarro di tutto ciò è che non una parola di quanto filtra sulla stampa Usa è stato detto chiaramente al summit del G8 di Trieste. Multilateralismo si, ma forse Obama si fida più dei giornali di casa che non dei ministri europei. Chissà che dopo queste uscite non prendano il coraggio di dire quel che pensano veramente della guerra.
Nelle immagini: dall'alto in basso, Woodward, Stravridis, la bandiera dei marines
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