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venerdì 29 gennaio 2010

PERCHE' DIFENDO GUIDO BERTOLASO

C'è voluto un reportage del Wall Street Journal per rendere giustizia a Guido Bertolaso, il sottosegretario italiano che aveva avuto il coraggio di denunciare quello che non va ad Haiti. Ma a parte riportare il resoconto di tre medici americani (l'ho letto su “Vita”), nessuno ha sentito il dovere di spendere una parola per l'uomo e la sua dura presa di posizione di qualche giorno fa. Uomo e presa di posizione finiti nel tritacarne dei rapporti Italia-Usa che, dopo le scuse della diplomazia italiana e il capo cosparso di cenere del governo, ha sputato la liberatoria sentenza: “il caso è chiuso”.


Personalmente non mi sono mai astenuto dal criticare Guido Bertolaso quando ritenevo che l'allora Commissario straordinario e oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio fosse in torto. Mi sono scontrato con lui anche duramente e lui non ha mancato di rispondermi per le rime. Su molte cose abbiamo idee diverse ma gli riconosco, e gli riconoscevo allora, competenza e professionalità. A maggior ragione mi sembra giusto prendere le sue difese quando è nel giusto e notare, con una certa tristezza, che sono il solo a farlo. Ma la mia firma conta poco e contano poco in genere – se mi fossero sfuggite - le firme isolate.

Mi sarei aspettato che, tanto per fare un esempio, le Organizzazioni non governative italiane – il consorzio di “Agire”, l'Associazione nazionale o qualche grande Ong internazionale con sede in Italia – spendessero una parola in sua difesa. Silenzio totale. Bertolaso va ad Haiti e dice una cosa sacrosanta: riferisce che le cose non vanno e anzi, se volete, se si vuol leggere dietro alle parole, critica la militarizzazione dell'aiuto umanitario che ad Haiti sta raggiungendo l'apoteosi. Ma i critici di questa deriva, che tante volte hanno giustamente espresso le loro preoccupazioni, restano silenti. La raccolta fondi va così bene, verrebbe da dire, che è meglio non gettare benzina sul fuoco confondendo le idee ai solerti donatori telefonici.

Bertolaso ha, su molti che parlano a vanvera quando accade una catastrofe, il vantaggio dell'esperienza. E non solo con la Protezione civile. Prima ancora ha passato un lungo periodo di tempo al ministero degli Esteri e poi ha visto molto da vicino come funziona la macchina dell'Onu. Conosce le Ong, il mondo umanitario e le emergenze, i terremoti e le alluvioni. Non solo L'Aquila. Si possono contestare certe azioni (non ho mancato di farlo) ma non si può dire che uno come lui parli a vanvera. Se dice che le cose non funzionano c'è da credergli e se critica gli americani – benché in questo paese sia un reato assimilabile a quello di criticare Israele – deve aver avuto i suoi motivi. I soldati del resto, van bene a far la guerra, ma l'aiuto umanitario non competete loro, non sono addestrati a farlo, ed è meglio che non lo facciano. Non lo abbia sempre scritto anche noi?
Sarebbe stato utile dare a Bertolaso l'occasione di argomentare quello che si è risolto in poche battute riportate dai giornali dopo un'intervista in televisione. Un'occasione di dibattito, oltre le polemiche. Il governo avrebbe dovuto appoggiarlo e sostenerlo, modulando diplomaticamente la voce perché no, ma non chinando il capo come se il suo vecchio eroe avesse preso improvvisamente un colpo di sole. E il mondo umanitario avrebbe dovuto sostenerlo e cogliere l'occasione per reiterare tutte le cose che si dovrebbero dire ma non si dicono sulla vicenda di Haiti: cosa c'entra l'esercito? E' abbastanza efficiente? Perché l'Onu non ce la fa? Sono incompetenti o c'è chi rema conto per negare alle Nazioni Unite, dopo il management dei conflitti, anche quello delle catastrofi naturali?

Non so cosa se ne possa fare Guido Bertolaso della mia solidarietà ma gliela esprimo volentieri. E invito il mondo umanitario a fare altrettanto. O si teme di disturbare il manovratore e una raccolta fondi (12 milioni di euro) che va a gonfie vele?

3 commenti:

Kush ha detto...

Sono pienamente d'accordo con te e, per la prima volta, con Bertolaso. L'ho scritto anche in un mio post tre o quattro giornin fà. Ma naturalmente se la tua opinione non conta niente, e non credo, la mia conta ancora meno. Con questo vorrei però ricordare che anche in abruzzo, con difficoltà minori e diverse rispetto ad Haiti, c'è stato un problema di militarizzazione degli aiuti e delle azioni di primom soccorso e sgombero delle macerie. In Italia c'era la possibilità, sempre sotto la direzione di un'unica testa, di coordinare diversi interventi fatti da asociazioni, organizzazioni e comitati nati spontaneamente dopo il terremoto, ma si è scelto di controllare il tutto in maniera ferma e per niente flessibile. Detto questo, ad Haiti, da quanto ho potuto apprendere, non dai grossi media italiani e da pochi media internazionali, ma soprattutto dalla rete e da radio caraibes, la situazione non è per niente buona, riguardo l'efficacia della risposta internazionale, che è stata comunque massiccia e tempestiva. Ma naturalmente il nostro governo non può contraddire, e men che mai ammonire, il grande alleato britannico!! Ciao prof

Kush ha detto...

Volevo dire grande "alleato atlantico" ma, ops, mi è scappato britannico.

Anonimo ha detto...

ero d'accordo anch'io. ma, purtroppo, dopo il rimprovero del capo supremo, bertolaso ha fatto marcia indietro e ha regolato il tiro verso l'onu. non mi è parso un comportamento molto dignitoso, ma piuttosto di puro servilismo, tant'è che lo vogliono offrire un ministero. obidisci e avrai il biscottino.