L'Italia nel 2013 avrà in Afghanistan 1000 soldati in meno rispetto al 2012. La cosa è passata talmente in sordina che è inutile cercare la notizia sui giornali. Tutti parlano del fatto che stiamo andando in guerra in Mali ma nessuno sembra essersi accorto che abbiamo finalmente un calendario ancorché approssimativo del ritiro.
Ieri in Senato durante il dibattito sulla Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2012, n.227, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate, iniziative di cooperazione allo sviluppo e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali il relatore Dini ha spiegato che «la proroga copre il periodo dal 1° gennaio 2013 al 30 settembre 2013 (nove mesi, anziché un anno come nel 2012)... lo stanziamento complessivo ammonta a 935 milioni di euro. Viene quindi utilizzato quasi interamente il rifinanziamento del fondo missioni (1.004 milioni di euro) disposto dal decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012. Una somma significativamente inferiore a quella stanziata l'anno precedente (1.403 milioni) per un periodo di 12 mesi...». Sulla «...partecipazione a iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno alla ricostruzione per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione. Lo stanziamento complessivo per tali attività è di 81 milioni di euro, meno del 10 per cento del totale di spesa autorizzato».
L'articolo 5 del provvedimento autorizza infatti la partecipazione a iniziative e interventi di cooperazione allo sviluppo in Afghanistan per 15 milioni di euro. Ma veniamo al ritiro.
Spiega il relatore Del Vecchio: «All'impegno nel Paese asiatico è associato, per i primi nove mesi del 2013, un onere di spesa pari a circa 426 milioni di euro, sensibilmente inferiore (di circa 150 milioni) a quello sostenuto per lo stesso periodo nel 2012, grazie alla riduzione del personale militare impiegato, dalle 4.000 unità del 2012 alle 3.100 attuali, in conseguenza del progressivo passaggio del controllo dei distretti del Paese dalle forze internazionali a quelle locali».
Il sottosegretario alla Difesa Magri puntualizza: «Nel settore di interesse dell'Italia questo passaggio è già avvenuto a Bala Murghab, nel Gulistan, ed a Bakua ed avverrà nel corrente anno ancora a Bala Baluk e Farah...segnalo comunque come nel decreto in esame sia già stata prevista una consistente riduzione del nostro contingente in Afghanistan, il quale passerà dal livello medio di 4.000 militari mantenuto nel 2012 ad un livello medio di 3.100 militari nel corso dei primi nove mesi di quest'anno».
Ecco che in un rapidissimo passaggio parlamentare, in un'aula mezza vuota e dove la presidente dell'Assemblea Emma Bonino è costretta a continui richiami («Scusate, colleghi, se non proprio attenzione, vi chiedo un po' di silenzio».), si viene a sapere quel che si sta chiedendo da almeno un anno: tempi e quantità del ritiro dei nostri soldati. Per la verità ne ha parlato anche Di Paola. In Senato il ministro ha detto che per la missione in Afghanistan la prospettiva è di diminuzione a fine 2013 delle circa 3mila unità impiegate in media nel Paese. Nel pomeriggio poi il Senato ha chiarito meglio i numeri (3100 nel corso del 2013 quindi una diminuzione di un quarto del contingente di circa 4mila uomini) e forse un'ulteriore diminuzione a fine anno.
Ci sarebbe molto altro da dire, ma per il momento fermiamoci qui.
Nessun commento:
Posta un commento