
Mohammadi però ha pubblicato anche cose difficili da digerire per il lato oscurantista (e – dice lui – che sta tornando in auge) della società afgana. Non c'è bisogno dei talebani. Bastano esagitati radicali che minacciano pesantemente: lui, gli autori, i distributori perché certi libri – dove c'entrano religione e tradizione – non si hanno da fare. Ieri alla Fondazione Basso, Mohammadi ha detto che i libri “vanno scritti, stampati e letti”. In una battuta tutta la realtà e verità della letterature e della libertà di stampa che però in Afghanistan è un esercizio difficile. E non tanto, dice, per le pressioni del governo, quanto per quelle di gruppi radicali oltranzisti da cui non c'è protezione. Quando sento le parole di uomini e donne così mi prende una gran furia e un grande sgomento. Possa la furia e l'indignazione trasformarsi nel modo di aiutare questi dannati, caparbi, benedetti afgani. Inshallah o meno.
1 commento:
La voce di Mohammadi non è solo uno sfogarsi di uno scrittore ma è l'arma più potente che, nel corso della storia umana, ha cambiato forme di stati, condizioni della vita umana e infine ha ridato all'uomo quella dignità di cui era privo per secoli.
Molti intellettuali afghani da anni sono costretti a rimanere in silenzio nei confronti dell'ignoranza e della violenza umana. Quella è una voce che riesce a farsi sentire anche in silenzio! Infatti è l'unica arma di cui si serve il popolo afghano per riprendersi la dignità che trent'anni di guerra ha portato via. Afghanistan è un paese di cultura e antica che è sempre riuscito a difendere la propria identità e anche questa volta riuscirà a tirarsi fuori dalle ceneri di lunghe guerre e nonostante sia stato vittima del terrorismo e dell'espansionismo degli stranieri; riuscirà rialzarsi sui propri piedi proprio grazie alle voci di Mohammadi e molti altri come lui...
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