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sabato 20 aprile 2013

IL CORAGGIO DI MOHAMMAD HOSSEN MOHAMMADI

Chi ha perso gli appuntamenti di Firenze, Roma e Venezia con Mohammad Hossen Mohammadi non ha perduto solo l'occasione di conoscere l'autore di un libro di racconti appena pubblicato da Ponte33, piccola ma agguerrita casa editrice che pubblica dal persiano (quindi Iran e Afghanistan). Ha perso l'occasione di un incontro col coraggio. In realtà, inevitabilmente, tutti gli afgani che conosco ne hanno da vendere per il solo fatto di abitare in un Paese in guerra, ma, come ovunque, c'è chi si espone di più. Mohammad Hossen oltre a scrivere coltiva un sogno che si è fatto realtà con l'aiuto di e sua moglie, che come lui insegna all'università: una casa editrice – Tak – che ha già pubblicato 60 titoli, la metà dei quali scritti da giovani afgani (la casa editrice e casa sua stanno a Kabul non al riparo in qualche Paese che ospita la diaspora).



Mohammadi però ha pubblicato anche cose difficili da digerire per il lato oscurantista (e – dice lui – che sta tornando in auge) della società afgana. Non c'è bisogno dei talebani. Bastano esagitati radicali che minacciano pesantemente: lui, gli autori, i distributori perché certi libri – dove c'entrano religione e tradizione – non si hanno da fare. Ieri alla Fondazione Basso, Mohammadi ha detto che i libri “vanno scritti, stampati e letti”. In una battuta tutta la realtà e verità della letterature e della libertà di stampa che però in Afghanistan è un esercizio difficile. E non tanto, dice, per le pressioni del governo, quanto per quelle di gruppi radicali oltranzisti da cui non c'è protezione. Quando sento le parole di uomini e donne così mi prende una gran furia e un grande sgomento. Possa la furia e l'indignazione trasformarsi nel modo di aiutare questi dannati, caparbi, benedetti afgani. Inshallah o meno.

1 commento:

Navid Rasa ha detto...

La voce di Mohammadi non è solo uno sfogarsi di uno scrittore ma è l'arma più potente che, nel corso della storia umana, ha cambiato forme di stati, condizioni della vita umana e infine ha ridato all'uomo quella dignità di cui era privo per secoli.
Molti intellettuali afghani da anni sono costretti a rimanere in silenzio nei confronti dell'ignoranza e della violenza umana. Quella è una voce che riesce a farsi sentire anche in silenzio! Infatti è l'unica arma di cui si serve il popolo afghano per riprendersi la dignità che trent'anni di guerra ha portato via. Afghanistan è un paese di cultura e antica che è sempre riuscito a difendere la propria identità e anche questa volta riuscirà a tirarsi fuori dalle ceneri di lunghe guerre e nonostante sia stato vittima del terrorismo e dell'espansionismo degli stranieri; riuscirà rialzarsi sui propri piedi proprio grazie alle voci di Mohammadi e molti altri come lui...