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giovedì 24 ottobre 2019

Le sorprese di Jokowi: compromesso storico in salsa Satay

La notizia era annunciata e dunque nessuno si è stupito quando Joko Widodo, detto Jokowi ed eletto quest’anno presidente dell'Indonesia, ha annunciato il suo nuovo gabinetto. Comprende una trentina di dicasteri nelle mani in parte di nomi nuovi, in parte di riconfermati ma con diverse grosse novità: la prima è che a capo del portafoglio della Difesa c’è nientemeno che Prabowo Subianto, l’uomo che – per la seconda volta - ha perso le elezioni contro Jokowi appena qualche mese fa. Ne discende la seconda novità: quella che è ormai la terza democrazia più popolosa del pianeta realizza una sorta di compromesso storico apparentemente incoerente ma al contempo garanzia di contenimento – se non addirittura di eliminazione - dell'opposizione. Oltre a Prabowo alla Difesa, Jokowi ha infatti consegnato al suo partito – il Partai Gerakan Indonesia Raya (Gerindra) - anche il ministero della pesca.

Jokowi, sotto Prabowo
Non esistono in Indonesia due figure tanto diverse tra Jokowi e Prabowo Subianto: il primo è progressista e non è legato a lobby o consorterie né appartiene alla vecchia élite politico-militare dell’arcipelago mentre il secondo – già genero del dittatore Suharto - è il rappresentante perfetto e conservatore del contrario. Jokowi ha in mente un Paese dove l’islam sia un riferimento moderato e dove si stemperino le tensioni etnico-religiose. Prabowo è appoggiato dai settori e dai gruppuscoli radicali più estremisti dell'islam indonesiano ed è un nazionalista identitario. Il primo vede di buon occhio la Cina, il secondo la detesta.



Ma non sono le uniche sorprese. Accanto alla riconferma di alcuni ministri (come la ex banca Mondiale Sri Mulyani Indrawati che resta alle Finanze e Retno Marsudi, che rimane agli Esteri, due delle 5 donne nell’esecutivo), ci sono due nomi non solo nuovi ma estranei alla politica: Nadiem Makarim, 35 anni, co-fondatore della start-up Gojek (che in pochi anni è arrivata a valere 10 miliardi di dollari), scelto come ministro dell'istruzione e della cultura. E il tycoon Erick Thohir – già presidente dell’Inter sino al 2018 e azionista della squadra sino al 2019 - nominato ministro delle imprese statali.

Altra (non) novità è la presenza di molti uomini delle forze armate e della polizia. Se non c’è la riconferma del generale Wiranto, in ospedale per un attentato, c’è l’ex vice comandante dell’esercito Fachrul Razi che va a dirigere gli Affari religiosi e l’ex capo della polizia Tito Karnavian al ministero dell’Interno. Un altro generale in pensione è invece Luhut Pandjaitan, vicinissimo a Jokowi e suo uomo-ponte con i cinesi. Ma il più indigesto rimane Prabowo Subianto, un uomo su cui pesano sospetti gravi per la scomparsa di attivisti democratici proprio quando entrò in crisi nel 1998 il regime del padre di sua moglie, che nel maggio di quell’anno fu costretto a dimettersi. Accuse mai provate e per cui non è mai stato indagato ma che hanno fatto dire a Amnesty International Indonesia che dargli un ruolo nel governo equivale a segnare “una giornata nera per i diritti umani”.

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