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venerdì 2 settembre 2011

PIOGGIA E LUSTRASCARPE

A Kabul piove raramente e per poco tempo. Ma arrivando ieri mattina all'aeroporto, il terreno era già bagnato e la pioggia è andata avanti tutto il giorno. Noiosa e insistente, sufficiente per rendere la città un pantano. A esser cinici si potrebbe dire che, se questa capitale ha un problema, riguarda le scarpe (di cui ho già ampiamente parlato): perennemente impolverate se è secco.
Dannatamente infangate se piove. Così che la lucentezza di una scarpa è in grado di dirvi, più della fattura o della qualità del cuoio, se chi la calza è una persona importante. E ciò spiega anche perché i lustrascarpe hanno davvero un senso in questa città di cinque milioni di abitanti dove manca l'acqua potabile, lo smog ferisce l'aria teoricamente purissima dell'Hindukush, le fogne corrono a cielo aperto fino a un fiume talmente sporco e maleodorante da essere la perfetta icona del degrado ambientale in cui versa Kabul. Manca tutto ma non la spazzola per scarpe.

La pioggia si accompagna alla fine di Eid, la festa che conclude il Ramadan e che si celebra con grandi libagioni e con piacevolissime strade sgombre: code ridotte, smog e polvere, già assopiti dall'acqua
piovana, che riducono oggi la loro perversa pressione sui polmoni dei cittadini della capitale.

Ma c'è altro che sta come in sospensione. Che aleggia silenzioso, che va e viene tra indiscrezioni, mezze parole, rumor. A pochi mesi dalla riunione che si prepara in Germania a dieci anni dalla Conferenza di Bonn che, nel 2001, aprì la strada al “nuovo Afghanistan”, la domanda vera è su quel che sta succedendo del processo di pace. Proprio per la festa di Eid, mullah Omar ha chiarito che a Bonn non ci andrà e dunque perdete ogni speranza o voi che ci contavate (gli europei). Karzai dal canto suo non sa bene come metterla. Le ultime indiscrezioni dicono che, durante la sua visita a Riad settimana scorsa, erano nella capitale saudita anche alcuni esponenti talebani. Ma pare sia stata solo contiguità, favorita dai sauditi, e che non ci sia stato nessun incontro. Nemmeno il tempo di guardarsi la punta delle scarpe.

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