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lunedì 11 giugno 2012

ACCORDO DI PATERNARIATO TRA KABUL E ROMA, QUELL'OSCURO OGGETTO DEL DESIDERIO

Si chiama "Ratifica ed esecuzione dell’Accordo sul partenariato e la cooperazione di
lungo periodo tra la Repubblica italiana e la Repubblica islamica dell’Afghanistan, fatto a Roma il 26 gennaio 2012
" che, sarà un caso, porta la data del mio compleanno (59 anni dopo!). E' il procedimento che converte in legge dello Stato un accordo bilaterale firmato da Stati, nello specifico tra Roma e Kabul. Il parere tecnico (soprattutto sulla copertura) si può leggere qui, mentre il testo dell'accordo di può (finalmente) leggere qui. Il parlamento non lo può modificare, ma è un'occasione per discutere, per non dimenticare quel Paese, per chiedere chiarimenti e suggerire indirizzi.

Dico "finalmente" perché è appunto dal 26 gennaio o giù di li che cerco di leggere questo benedetto documento. Per mesi ho cercato di averlo tra le mani chiedendo un favore a destra e a manca finché, fortunatamente, e segnalatomi da un amico che lavora alla Camera, l'oggetto del desiderio è apparso sul sito istituzionale di un ramo del parlamento. Ci volevano quasi sei mesi per renderlo di pubblico dominio?

Visto da Kabul, dove mi trovo a gustare le prime angurie e la stagione dei manghi (qui sconosciuti fino a qualche anno fa e che vengono dal Pakistan), non mi sembra un cattivo accordo. C'è la solita enfasi sulla sicurezza e sulla lotta al terrorismo, ma c'è anche un'apertura alla società civile locale e una promessa, anche se non quantificata, di investire nel settore civile, anche culturale, e in quello dei media, effettivamente un cavallo su cui merita puntare.

L'ho mostrato ai miei amici afgani dicendo loro che, come tutti gli accordi internazionali, può essere una buona base oppure un pezzo di carta da dimenticare pieno solo di buone intenzioni. Dipende na noi, e da loro naturalmente (ma un po' meno). Se son rose, insomma, fioriranno.
Come accade in questi giorni nei roseti sopravvissuti alla guerra e al modernismo nella capitale.

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