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lunedì 22 luglio 2013
ANGELINO AFGANO (pensierino della sera)
Il ministro degli Affari interni del governo afgano, Mujtaba Patang, è stato sfiduciato dal parlamento di Kabul con 136 voti per la sua incapacità di provvedere adeguata sicurezza al Paese, un impegno assai più complesso di quello che si trova ad affrontare in Italia il ministro Angelino Alfano. Patang non si è presentato durante il voto di sfiducia, il ministro Alfano invece si ma ce l'ha fatta. La cosa singolare è che noi stiamo andando a dare lezioni di governance agli afgani. Le prendessimo invece da loro?
giovedì 11 aprile 2013
AFGHANISTAN, (BELLA) SORPRESA 5 STELLE
Per quel che abbiamo potuto sapere la cosa è ben architettata, pensata e rigirata. Chi pensasse a un semplice e di pancia “Via le truppe dall'Afghanistan!” (come lo intendeva la Lega) rimarrà deluso. C'è un tentativo di analisi e una preoccupazione per il dopo 2014. E la scelta di puntare su quella guerra ormai archiviata come primo atto politico, bhe, a noi pare davvero una decisione encomiabile. La sottoscriveranno questa mozione gli altri gruppi? Avranno voglia di condividerla o faranno finta di nulla? Proporranno altre cose su una materia mai affrontata fino in fondo e in modo trasversale (le bombe, il reinvestimento della spesa militare....)?
A me pare un ottimo terreno di incontro e discussione. Distanti certo su altre cose, a mio avviso, Pd Sel e M5S potrebbero accordarsi per suggerire in futuro proprio una mozione congiunta. Ciò darebbe forza al quel possibile intergruppo parlamentare che è (forse) nato ieri su impulso di Giulio Marcon che ha convocato una riunione con le reti che hanno sostenuto la battaglia contro gli F-35 cui hanno partecipato associazioni e parlamentari, questi ultimi molto numerosi (di Sel, Pd e Cinque Stelle). Caro, vecchio Afghanistan, qualcuno si ricorda di te e non intende sacrificarti sull'altare dell'oblio e della realpolitk del taglio ministeriale per mancanza di fondi (che ovviamente si possono prelevare dal risparmio sulla spesa militare....)
martedì 11 dicembre 2012
APPROVATA LA LEGGE DI PAOLA
Tutto adesso è nelle mani del prossimo esecutivo e dei decreti attuativi su cui ci sono 60 giorni di tempo perché il futuro parlamento dica la sua.
Stamane a Roma c'è stato un sit in davanti a Montecitorio (a sinistra due scatti della manifestazione davanti alla Camera). Ma il ddl è passato a larghissima maggioranza ignorando la piazza
Il resoconto intero domani su Lettera22 e su il manifesto
martedì 27 novembre 2012
DDL DI PAOLA / ADOTTA UN PARLAMENTARE E DAGLI UN CONSIGLIO
Se non vi piace il progetto di riforma delle forze armate, il cosiddetto "Ddl Di Paola", potete anche girarvi dall'altra parte. Oppure informarvi (ad esempio qui o qui) e magari far sapere ai parlamentari che esprimono un parere in merito come la pensate voi cittadini. E' un modo urbano di fare opposizione politica dal basso. La Tavola della pace e diverse altre organizzazioni e associazioni, propongono un facsimile di lettera che posto qui sotto:
Egregio Sig. Deputato,
Le scrivo per chiedere il Suo impegno personale contro l’approvazione del disegno di legge delega di revisione dello strumento militare presentato dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola. Il DDL Di Paola non riduce ma aumenta la spesa pubblica; taglia il personale per comperare i cacciabombardieri F35 e altre armi; trasforma le Forze Armate in uno strumento da guerre ad alta intensità incompatibile con l’articolo 11 della Costituzione; costringerà i comuni alluvionati o colpiti da una catastrofe naturale a pagare il conto dell’intervento dei militari; non prevede alcuna cancellazione degli sprechi e dei privilegi né una vera riqualificazione della spesa militare; impegna 230 miliardi per i prossimi 12 anni senza aumentare di un solo grado la nostra sicurezza. Mentre si tagliano i servizi alle persone e agli enti locali che li devono fornire e milioni di famiglie non ce la fanno più, Le chiedo di cambiare questa legge delega e di avviare una seria riforma delle forze armate coerente con una nuova idea di sicurezza e una nuova visione del ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo e compatibile con le possibilità economiche del Paese.
In attesa di un suo riscontro, Le invio i più cordiali saluti.
Questi gli indirizzi mail (si desumono dall'elenco del Parlamento ma vi facilito il lavoro) dei parlamentari della Commissione Difesa della Camera
cirielli_e@camera.it, chiappori_g@camera.it, garofani_f@camera.it, mogherini_f@camera.it, moles_g@camera.it, ascierto_f@camera.it, barba_v@camera.it, beltrandi_m@camera.it, bosi_f@camera.it, calearo_m@camera.it, cannella_p@camera.it, cicu_s@camera.it, deangelis_m@camera.it, distanislao_a@camera.it, dozzo_g@camera.it, farina_g@camera.it, fioroni_g@camera.it, fontana_g@camera.it, giacomelli_a@camera.it, gidoni_f@camera.it, holzmann_g@camera.it, laforgia_a@camera.it, lagana_m@camera.it, letta_e@camera.it, lombardo_a@camera.it, marcazzan_p@camera.it, martino_a@camera.it, mazzoni_r@camera.it, migliavacca_m@camera.it, molgora_d@camera.it, paglia_g@camera.it, petrenga_g@camera.it, pisacane_m@camera.it, porfida_a@camera.it, recchia_p@camera.it, rigoni_a@camera.it, rosato_e@camera.it, rossi_l@camera.it, ruben_a@camera.it, rugghia_a@camera.it, sammarco_g@camera.it, speciale_r@camera.it, tanoni_i@camera.it, villecco_r@camera.it
Questi gli indirizzi dei Presidenti dei Gruppi sempre alla Camera
dellavedova_b@camera.it, borghesi_a@camera.it, dozzo_g@camera.it, franceschini_d@camera.it, cicchitto_f@camera.it, moffa_s@camera.it, galletti_g@camera.it, brugger_s@camera.it
Io ne ho mandata una anche fini_g@camera.it. Posto anche una bella immagine di un F-35 per rinfrescarvi la memoriamartedì 13 novembre 2012
UNA DELEGAZIONE A ROMA
lunedì 16 luglio 2012
LE BOMBE A FARAH, IL SILENZIO A ROMA
Secondo reiterate notizie di stampa che da oltre una settimana riportano di intense attività di bombardamento nella provincia afgana di Farah con i caccia Amx in forza al contingente italiano e dopo le reiterate conferme da parte di ufficiali e funzionari della Difesa, la rete della società civile italiana “Afgana” ritiene inspiegabile e inaccettabile il silenzio che circonda la vicenda. A quanto ci risulta infatti, nessuna forza politica ha finora preso ferma posizione o ha chiesto spiegazioni al ministro della Difesa e al governo stesso. Afgana chiede che questa attività cessi immediatamente e invita le forze politiche a esprimersi a riguardo.
A nostro avviso quanto avviene è assai grave in quanto l'attività di bombardamento è in netto contrasto con i caveat finora adottati nel rispetto del mandato costituzionale: appare come una decisione che, avendo completamente esautorato il parlamento italiano dalle sue prerogative, avrebbe, non si sa per quale via, concesso al titolare della Difesa di decidere di armare i caccia e di usarli per bombardare, a quanto risulta, da almeno sei mesi. Riteniamo che decisioni di questo tipo, prese in totale solitudine e senza alcun dibattito politico in parlamento, possano essere gravide di ricadute pericolose per l'immagine dell'Italia e la sicurezza stessa del contingente.
Ancor prima però, la nostra viva preoccupazione va alle possibili o potenziali vittime civili che, anche incidentalmente, possono essere causate da bombe del peso di 250 chilogrammi. Ci chiediamo anche se sia vera l'ipotesi che l'attuale titolare della Difesa aspiri a un posto di segretario generale della Nato, come riportato ieri da un organo di stampa, e quale sia la politica di un Paese che alla Conferenza dei donatori di Tokyo si è speso con vigore per i diritti delle donne e della società civile afgana e che, alla vigilia dell'uscita delle nostre truppe dal Paese, decide invece di mostrare i muscoli nel modo peggiore: armando i caccia.
domenica 8 luglio 2012
AFGHANISTAN, SE L'ITALIA E' BIFRONTE
E' singolare che mentre a Tokyo l'Italia ha tenuto un altissimo profilo e si sia battuta come un leone per includere nella dichiarazione finale della Conferenza dei donatori un più preciso impegno della comunità internazionale a favore dei diritti delle donne, dei diritti umani e della società civile afgana, notizie di stampa di ieri e di oggi riferiscono che i caccia Amx italiani, ufficialmente impiegati per sola ricognizione, stanno bombardando la zona di Farah. Due novità di segno totalmente opposto nello stesso giorno, l'ultima della quali, proprio alla viglia del ritiro del nostro contingente, fa temere una pericolosa schizzofrenia del governo italiano che sta surrettiziamente cambiando il profilo della missione militare proprio mentre la nostra diplomazia sta cercando di dare un segnale preciso della posizione dell'Italia come attore primario nella ricostruzione e nello sviluppo dell'Afghanistan.
La rete Afgana, che ha sempre condannato l'uso dei bombardamenti da parte degli alleati Nato dell'Italia e a cui non risulta che vi sia alcun mandato parlamentare che abbia cambiato le regole d'ingaggio dei nostri aerei (idea lanciata ma poi ritirata dall'ex ministro Ignazio La Russa), chiede che le notizie di stampa vengano smentite o confermate ufficialmente dal ministro Giampaolo Di Paola. In questo secondo caso, che dimostrerebbe anche una totale incoerenza politica nella scelta dei tempi o, peggio, un'azione a lungo tenuta segreta, chiediamo che la vicenda sia oggetto di un dibattito parlamentare preciso che indichi se il ministero della Difesa può o meno autorizzare l'uso dei bombardamenti aerei, finora a quanto si sapeva mai utilizzati.

Afgana, come già sapete se seguite i miei post, è una rete della società civile italiana che comprende associazioni, Ong, sindacati, accademici, giornalisti e cittadini. E' nata nel 2007 e si occupa di sostenere la società civile afgana e di promuovere in Italia un più approfondito dibattito sull'Afghanistan
lunedì 11 giugno 2012
ACCORDO DI PATERNARIATO TRA KABUL E ROMA, QUELL'OSCURO OGGETTO DEL DESIDERIO
lungo periodo tra la Repubblica italiana e la Repubblica islamica dell’Afghanistan, fatto a Roma il 26 gennaio 2012" che, sarà un caso, porta la data del mio compleanno (59 anni dopo!). E' il procedimento che converte in legge dello Stato un accordo bilaterale firmato da Stati, nello specifico tra Roma e Kabul. Il parere tecnico (soprattutto sulla copertura) si può leggere qui, mentre il testo dell'accordo di può (finalmente) leggere qui. Il parlamento non lo può modificare, ma è un'occasione per discutere, per non dimenticare quel Paese, per chiedere chiarimenti e suggerire indirizzi.
Dico "finalmente" perché è appunto dal 26 gennaio o giù di li che cerco di leggere questo benedetto documento. Per mesi ho cercato di averlo tra le mani chiedendo un favore a destra e a manca finché, fortunatamente, e segnalatomi da un amico che lavora alla Camera, l'oggetto del desiderio è apparso sul sito istituzionale di un ramo del parlamento. Ci volevano quasi sei mesi per renderlo di pubblico dominio?
Visto da Kabul, dove mi trovo a gustare le prime angurie e la stagione dei manghi (qui sconosciuti fino a qualche anno fa e che vengono dal Pakistan), non mi sembra un cattivo accordo. C'è la solita enfasi sulla sicurezza e sulla lotta al terrorismo, ma c'è anche un'apertura alla società civile locale e una promessa, anche se non quantificata, di investire nel settore civile, anche culturale, e in quello dei media, effettivamente un cavallo su cui merita puntare.
Come accade in questi giorni nei roseti sopravvissuti alla guerra e al modernismo nella capitale.
domenica 3 giugno 2012
QUALE RIFORMA PER LE FFAA

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