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sabato 21 settembre 2019

Jokowi blocca la legge sulla riforma penale

Rinvio. Con “calma e gesso” direbbero i giocatori di biliardo. E’ il senso del discorso che ieri ha tenuto in Indonesia il presidente Joko "Jokowi" Widodo che, dopo le proteste relative alla riforma del codice penale in discussione alla Camera bassa - in particolare sulle regole in materia di sessualità - ha chiesto ai legislatori quella che chiameremmo una “pausa di riflessione”. Il disegno di legge mira a sostituire il codice penale olandese ereditato dal governo coloniale (i 628 articoli di legge son costati anni di lavoro) ma diversi punti sono molto controversi: è prevista una criminalizzazione per chi fa sesso fuori dal matrimonio il che ha fatto infuriare non solo i libertari ma anche i liberali che ci vedono la mano nello Stato negli affari privati dei cittadini. Fin nei loro letti. Ma non è tutto: il disegno di legge punisce duramente che insulta il presidente e include – spiega la stampa locale - una gamma più ampia di azioni che possono essere considerate tradimento. Più di 300mila persone hanno firmato una petizione per chiedere a Jokowi di intervenire e Andreas Harsono, ricercatore senior di Human Rights Watch, ha descritto il nuovo progetto di codice penale come "disastroso non solo per le donne e le minoranze religiose e di genere, ma per tutti gli indonesiani. I legislatori dovrebbero rimuovere tutti gli articoli offensivi prima di approvare la legge".

"Continuo a monitorare da vicino gli sviluppi nelle discussioni sul disegno di legge sulla riforma del codice penale e ascolto le opinioni di varie comunità che esprimono obiezioni a diversi articoli del disegno di legge", ha detto il presidente in una conferenza stampa a Giava trasmessa in diretta sul canale BeritaSatu e ripreso dai giornali in indonesiano e in inglese. "Ho concluso che alcuni materiali richiedono ulteriori discussioni e ho quindi incaricato il ministro della Giustizia e dei diritti umani, a nome del governo, di trasmettere la nostra posizione alla Camera affinché la ratifica della legge sul codice penale venga rinviata". Una palla che passa ora nelle mani del ministro Yasonna Laoly che dovrà adesso mediare tra il presidente, la piazza e i membri del parlamento appena eletto.

A detta di Jokowi, molto attento agli umori della piazza ma anche un presidente che ha sempre cercato di affermare uno spirito laico meritandosi l’accusa di “non essere un buon musulmano”, ci sono almeno 14 articoli controversi che richiedono dunque ulteriori consultazioni tra il governo e gli estensori del disegno di legge ormai in dirittura finale. Se Jokowi è così attento alla vicenda non è comunque solo perché non vuol perdere la sua fama di riformatore. Il fatto è che la vicina Australia, partner commerciale importante e grande produttore di turisti, ha messo in guardia ufficialmente i suoi cittadini se la legge dovesse essere ratificata com’è ora: oltre alle relazioni extraconiugali tra sessi differenti, il rischio verrebbe infatti corso anche dalla comunità Lgbtq.



lunedì 11 giugno 2012

ACCORDO DI PATERNARIATO TRA KABUL E ROMA, QUELL'OSCURO OGGETTO DEL DESIDERIO

Si chiama "Ratifica ed esecuzione dell’Accordo sul partenariato e la cooperazione di
lungo periodo tra la Repubblica italiana e la Repubblica islamica dell’Afghanistan, fatto a Roma il 26 gennaio 2012
" che, sarà un caso, porta la data del mio compleanno (59 anni dopo!). E' il procedimento che converte in legge dello Stato un accordo bilaterale firmato da Stati, nello specifico tra Roma e Kabul. Il parere tecnico (soprattutto sulla copertura) si può leggere qui, mentre il testo dell'accordo di può (finalmente) leggere qui. Il parlamento non lo può modificare, ma è un'occasione per discutere, per non dimenticare quel Paese, per chiedere chiarimenti e suggerire indirizzi.

Dico "finalmente" perché è appunto dal 26 gennaio o giù di li che cerco di leggere questo benedetto documento. Per mesi ho cercato di averlo tra le mani chiedendo un favore a destra e a manca finché, fortunatamente, e segnalatomi da un amico che lavora alla Camera, l'oggetto del desiderio è apparso sul sito istituzionale di un ramo del parlamento. Ci volevano quasi sei mesi per renderlo di pubblico dominio?

Visto da Kabul, dove mi trovo a gustare le prime angurie e la stagione dei manghi (qui sconosciuti fino a qualche anno fa e che vengono dal Pakistan), non mi sembra un cattivo accordo. C'è la solita enfasi sulla sicurezza e sulla lotta al terrorismo, ma c'è anche un'apertura alla società civile locale e una promessa, anche se non quantificata, di investire nel settore civile, anche culturale, e in quello dei media, effettivamente un cavallo su cui merita puntare.

L'ho mostrato ai miei amici afgani dicendo loro che, come tutti gli accordi internazionali, può essere una buona base oppure un pezzo di carta da dimenticare pieno solo di buone intenzioni. Dipende na noi, e da loro naturalmente (ma un po' meno). Se son rose, insomma, fioriranno.
Come accade in questi giorni nei roseti sopravvissuti alla guerra e al modernismo nella capitale.