Sembrano andare di male in peggio i negoziati tra il governo pachistano e gli emissari del Ttp (personaggi non direttamente legati alla guerriglia talebana ma simpatizzanti di una riforma islamista del Paese) che ancora non sono iniziati e che, per ora, sono soltanto in agenda. Per domani o venerdi, dopo che il primo incontro, fissato per ieri, è saltato.

I due team, che si servono di due facilitatori, o meglio due “liason officer” (Maulana Mohammad Yousuf Shah per il Ttp e nientemeno che il ministro dell'Interno, Chaudhry Nisar Ali Khan, vecchio parlamentare in quota al partito di Nawaz Sharif Pml (N), per il governo), rischiano così di trovarsi in un impasse prima di iniziare. E se il riferimento alla sharia potrebbe forse essere aggirato (esiste comunque in Pakistan una FederalShariat Court of Pakistan), il problema dell'Afghanistan inserisce una spina internazionalista complicata da gestire. E' anzi una dichiarazione strana che, pur avendo una sua logica, scegliendo di mettere assieme Afghanistan con Pakistan, rischia di far franare la casa prima ancora che sia costruita.
In realtà il Ttp teme che il dialogo di pace stia in realtà preparando una larga offensiva militare nel Waziristan già ordita da Nawaz. Cosa sarebbe meglio del fallimento del negoziato per passare alle maniere forti dopo aver tentato ogni altra possibilità, avallata tra l'altro dagli americani che hanno accettato di non compiere raid durante i colloqui di pace?
Nel fotogramma tratto da un programma tv pachistano, Sami ul-Haq
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