Visualizzazioni ultimo mese

Cerca nel blog

Translate

mercoledì 19 febbraio 2014

Spiragli negoziali: l'incontro segreto di Dubai tra governo e talebani

Il reggente di Dubai (Uae)
lo sceicco Mohammed bib Rashed
Secondo l'Alto consiglio di pace afgano (Hpc, voluto da Karzai per condurre il negoziato di pace coi talebani) non c'è nessuna delegazione partita per Dubai per incontrarsi coi talebani. La smentita di una notizia della Reuters di due giorni fa è di questa mattina (sia da parte dell'Hpc sia da parte talebana) ma di per sé non significa molto. E' comprensibile che si cerchi di calmare possibili clamori per quello che sarebbe il primo storico incontro più o meno ufficiale tra emissari del governo in carica e guerriglia in turbante. Infine nessuna smentita è arrivata per ora dal palazzo presidenziale né la notizia campeggia sulle pagine del sito dei talebani (per altro informaticamente molto lenti). Stiamo a vedere cosa salta fuori alla fine anche se un fatto è certo: qualcosa bolle in pentola.

Secondo un lancio dell'agenzia Reuters del 17 febbraio, una missione dell'Hpc capeggiata da Mohammad Masoom Stanekzai, personaggio importante dell'entourage del presidente, è partita domenica per la capitale del Golfo per incontrare emissari talebani. Non è stata scelta Doha, sede del cosiddetto ufficio politico dei talebani nato sotto gli auspici di Washington e molto osteggiato da Karzai, ma la città considerata il forziere dell'Afghanistan e la capitale prescelta per traffici, negoziati e tutto quanto gira attorno al mondo afgano (è collegata a Kabul da una miriade di voli giornalieri sempre pieni). La notizia della Reuters potrebbe dunque non essere vera o non essere quello l'obiettivo della missione, ma ci sono un paio di tasselli che invece rafforzano l'ipotesi di questo primo passo negoziale.



Una delle rarissime
immagini del mullah Omar
Il primo tassello e degli inizi di gennaio: il Guardian rivela che Kai Eide, il capo della missione Onu a Kabul, si è recato proprio a Dubai dove l'8 gennaio di quest'anno ha incontrato emissari talebani su loro richiesta. Il punto dell'incontro, di cui non si sa molto, era parlare di eventuali negoziati e di garanzie nel caso si profilassero. La notizia è uscita a fine gennaio ma è un indizio importante che qualcosa forse è cambiato.

Un secondo tassello lo fornisce Agha Jan Motassim, un ex talebano della cupola della shura di Quetta che vive ad Ankara e che in febbraio si è recato anche lui a Dubai. Lì – riferisce – ha incontrato figure importanti del mondo talebano ed ex talebano e alcuni comandanti di campo. Un livello diciamo intermedio-alto che può far prevedere sviluppi. Ciò che esce da quella riunione è un concetto importante e cioè che gli afgani devono parlare tra di loro senza mediazioni esterne. Fosse vero – ma è difficile dire cosa e chi effettivamente rappresentasse quella riunione – sarebbe il superamento della volontà talebana di parlare direttamente solo con gli invasori – gli americani – e non coi loro “puppet”, cioè Karzai e l'Hpc.

Mullah Raqib nell'unica fotografia che lo ritrae
e che si deve all'agenzia Khaama Press 
Gli altri tasselli si devono ricavare a latere. Tanto pe cominciare, quando Motassim rende nota la riunione di Dubai, Karzai si trova ad Ankara, dove l'ex capo talebano vive. Forse è una pura coincidenza. Intanto, di ritorno da quella riunione con Motassim a Dubai, il comandante talebano mullah Abdul Raqib Takhari viene freddato a Peshawar da ignoti. E' un comandante importante dei talebani afgani, già ministro per i rifugiati all'epoca dell'emirato e con rapporti col Ttp del Pakistan. Karzai condanna l'azione senza mezzi termini e lo chiama una “vittima della pace”. Karzai inoltre, in questi mesi, non ha fatto altro che prendere le distanze dagli americani, specie in merito al Bsa, l'accordo che permette loro (e così alla Nato) di rimanere in Afghanistan altri dieci anni. Infine ha avallato la scarcerazione di una sessantina di talebani o supposti tali che gli americani avevano imprigionato a Bagram, sollevando gli strali del Congresso e del dipartimento di Stato e della Difesa. Tutte cose che possono aver addolcito le intransigenze della guerriglia in turbante. Last but not least, l'Hezb-e-Islami di Hekmatyar (una fazione della guerriglia) ha dato il suo appoggio ufficiale al candidato presidenziale Qutbuddin Helal. Un altro passo verso la distensione tra governo e lotta armata.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Very good write-up. I certainly appreciate this website.
Keep writing!

Also visit my page http://laparentheseinattendue.koince.net