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sabato 21 giugno 2014

La crisi afgana e il ritorno di Karzai

L'avventura di Abdullah Abdullah - un "dramma afgano", come l'ha definita un diplomatico occidentale - sembra per ora aver prodotto, al di là di qualche manifestazione di protesta nella capitale dai numeri poco consistenti, un solo effetto: il ritorno in scena a tutti gli effetti di Hamid Karzai. Accusato dal candidato in odore di sconfitta di non essere stato neutrale, il presidente afgano inizialmente non ha reagito, se si esclude una nota di palazzo che ne riaffermava l'imparzialità. Poi ieri, anziché attaccare Abdullah per le accuse e diffidarlo per la sua sconfessione del processo elettorale, ha detto di ritenere lui e Ashraf Ghani due personalità che meritano ogni rispetto. E' andato più in là: ha accolto la proposta di Abdullah di tirare in mezzo l'Onu come arbitro super partes. E le Nazioni Unite  rispondono che si, la cosa si può valutare.



Così facendo, l'astuto capo di Stato uscente ha riaffermato nei fatti la sua imparzialità, ha accolto con saggezza almeno una delle richieste di Abdullah senza criticarne la scelta di fondo ma, soprattutto, ha disinnescato la cirsi aperta dal candidato valorizzando, con questo modo di fare, un ruolo super partes e di pater patriae che ne ingrandisce una statura fortemente debilitata sino a ieri in termini di consenso. Che gli apre la strada a un'uscita di scena che è l'anticipo del suo ritorno sulla scena poltica afgana.

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