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mercoledì 17 settembre 2025

"Asia criminale" a Roma domenica 21 settembre


A Roma, domenica 21 settembre alle 18,  all’interno del Festival Il Mondo Nuovo, presento "Asia criminale", reportage inchiesta scritto a quattromani con Massimo Morello e uscito questa estate per Baldini e Castoldi. Mi darà una mano il collega Paolo Affatato, con me a Lettera22 da decenni e con me da anni docente alla Scuola di giornalismo della Fondazione Basso.

In effetti, la Scuola ha proposto quattro appuntamenti (quello di domenica è il terzo)  dedicati a un giornalismo critico, indipendente e di approfondimento. "Asia criminale" rientra, credo, in questa categoria. Qui sotto il programma del Festival di Altraeconomia che ci ospita. Appuntamento, se volete, da Vanni in Via Col di Lana (a pochi metri da piazza Mazzini)




Lunedì 29 settembre alle 17.00  chiude il ciclo suggerito dalla Scuola Basso con “Raccontare le periferie”, un incontro dedicato all’esperienza della Rivista Corvialista, con la partecipazione della redazione, e del progetto editoriale Sveja, con la partecipazione di Giuliano Battiston, Christian Raimo, autore, per Altreconomia, di “Scuola e Resistenza”, Ylenia Sina, co-autrice con Sara Bruno, per Altreconomia, della guida “Roma” e altri redattori coinvolti.


Tutto il programma del Festival invece lo trovate qui

venerdì 12 settembre 2025

Il nuovo governo thai tra alleanze, trame e incertezze


I
l nuovo panorama politico apertosi con la destituzione della premier tailandese Paetongtarn Shinawatra il 1 luglio scorso, dopo nemmeno un anno di mandato, apre scenari del tutto nuovi per il regno asiatico dove, per la prima volta, un premier gode in Parlamento di una maggioranza garantita solo dall’appoggio esterno di un altro partito. Le ultime settimane, mentre si concludeva la guerra tra Thailandia e Cambogia per vecchie questioni di confine, sono state piene di colpi di scena che vale la pena riassumere. Aiuteranno a inquadrare il mandato del nuovo premier, Anutin Charnvirakul, un politico e imprenditore leader del partito Bhumjaithai, insediatosi il 7 settembre 2025. E a disegnare una lotta di potere che vede al centro conservatori, esercito, la famiglia Shinawatra e ovviamente la Casa reale.

L’esecutivo che nasce con Paetongtarn Shinawatra nell’agosto 2024 è, tanto per cominciare, un governo che si forma in un clima avvelenato, dove il partito che ha di fatto vinto le elezioni del 2023 viene espulso dalla scena politica a colpi di sentenze. Si tratta del Phak Kao Klai, noto anche come Move Forward, un partito progressista - erede a sua volta di un altro partito progressista, il Future Forward, dissolto nel 2020 - diretto da Pita Limjaroenrat. E’ lui - giovane, brillante, amato dai giovani delle grandi città ed empatico con le manifestazioni anti monarchiche degli anni passati - il vero premier in pectore dopo la clamorosa avanzata elettorale del suo partito che ha stravinto nelle urne del 2023. Ma poi, denunciato per un reato (da cui alla fine verrà prosciolto) Pita viene sospeso dal Parlamento e il suo partito – i cui vertici sono interdetti dalla vita politica per dieci anni – viene dissolto dalla Corte Costituzionale per aver proposto, durante la campagna elettorale, di modificare la legge sulla lesa maestà. Ciò non di meno, quel che resta del Phak Kao Klai si riorganizza e i suoi parlamentari, quelli esclusi dalle sentenze, si riuniscono sotto un nuovo cappello: il 9 agosto 2024, due giorni dopo la sua messa al bando, i membri del disciolto Kao Klai fondano il Phak Prachachon, noto come Partito popolare. Non è l’unico fatto a rendere quell’agosto particolarmente caldo.... (continua su Ispionline)

La foto è tratta da Wikipedia

domenica 31 agosto 2025

Indonesia in fiamme


S
arebbero già cinque le vittime dell’ondata di violenza che sta investendo l’intero arcipelago indonesiano dove un presidente in difficoltà ha ordinato al generale Listyo Sigit Prabowo, Capo della Polizia Nazionale (Polri) e al Comandante delle Forze armate indonesiane (TNI), generale Agus Subiyanto, di adottare “misure severe” contro gli “atti anarchici” in diverse regioni. Un pugno di ferro evocato ieri dal capo dello Stato Prabowo Subianto ma già in atto da giovedi quando un veicolo della Polizia aveva investito e ucciso un ignaro mototaxi che stava attraversando la capitale Giacarta nel momento in cui erano in corso manifestazioni di protesta contro l'aumento degli stipendi ai parlamentari e per rivendicare un aumento dei salari dei lavoratori. La reazione all’episodio, di cui è rimasto vittima il ventunenne Affan Kurniawan ucciso dal veicolo di un’unità operativa speciale  della Polri, non si è fatta attendere. 

Da Giacarta la protesta contro la brutalità della repressione si è estesa venerdi e ieri in diverse parti del vasto arcipelago. Sabato i manifestanti hanno dato fuoco agli edifici dei Parlamenti regionali in tre province, un giorno dopo che tre persone erano morte a causa delle fiamme appiccate  a Makassar, nell’isola di Sulawesi. a un palazzo governativo. Ieri, stando ai  media locali, sono stati dati alle fiamme e saccheggiati gli edifici parlamentari di Pekalongan (Giava Centrale) e nella città di Cirebon (Giava Occidentale) oltreché nella regione del Nusa Tenggara occidentale: manifestazioni si sono svolte anche nella famosa meta turistica di Bali dove è stato preso di mira il comando di polizia. Secondo l’agenzia Reuters, il media locale metrotvnews.com ha riportato la notizia di un'ulteriore vittima nell'incendio dell'edificio parlamentare di Makassar, fatto però ancora in attesa di verifica. 

Tutto è dunque cominciato giovedi scorso, in una giornata carica di tensione come ormai avviene da che il neo presidente Prabowo Subianto (eletto nel febbraio 2024) ha iniziato a dare una svolta autoritaria al Paese. Prabowo è un ex generale che non fa mistero delle sue simpatie per la mano forte e a poco è servita la sua visita venerdì sera alla famiglia del motociclista Affan Kurniawan per porgere le condoglianze. In precedenza – ricorda il quotidiano in lingua inglese Jakarta Post - aveva invitato alla calma, promettendo un'indagine sulla morte del ragazzo ma, poche ore dopo, “gli indonesiani inferociti si sono radunati davanti al quartier generale della Brigata mobile della polizia nazionale a Kwitang, nel centro di Giacarta, incolpando l'unità della morte di Affan” e lanciando petardi contro un edifico governativo. La risposta della polizia alle proteste, ricorda ancora il giornale della capitale,  aveva suscitato forti critiche dopo che sui social media erano circolate le immagini che mostravano il veicolo della Polri investire e uccidere Affan. I video, ampiamente diffusi sulle piattaforme online, mostravano tra l’altro che il veicolo, dopo aver ucciso Affan, si dava alla fuga e veniva inseguito dalla folla e infine fermato.

Oltre alla polizia, anche la Commissione nazionale indonesiana per i diritti umani (Komnas HAM) ha avviato un'indagine sulla morte dell’autista di mototaxi. Ma per ora tutto ciò non sembra calmare le acque. Il capo della Polizia Listyo Sigit Prabowo, di cui viene chiesta la testa, tiene duro: “Sono un soldato – ha detto - e le istruzioni del presidente sono chiare: l'esercito e la polizia devono rispondere con fermezza a qualsiasi azione che turbi l'ordine pubblico". Dichiarazioni che le acque possono solo agitarle.

Questo articolo è uscito stamattina su ilmanifesto. Nella foto, Prabowo Subianto in un manifesto di Giacarta

giovedì 17 luglio 2025

Spratt e Tito. Addio a due protagonisti degli "Anni luce"


In questa calda estate del 2025 due persone molto care ci hanno appena lasciato. Li voglio ricordare in questo piccolo blog dedicato in gran parte agli "Anni luce", quel periodo iniziato negli anni Settanta ingiustamente derubricato alla sezione "Anni di piombo". Con Paolo Sparatore, detto Spratt, ci trovammo quasi casualmente - anche se entrambi frequentavamo il Bar Erika di Milano - sulla frontiera afgana mentre tutti e due (anzi tutti e tre visto che Spratt era con Giovanni Scali) viaggiavamo verso le Indie orientali. Assieme arrivammo a Kabul,  con un'altra banda di amici, dove passammo diverse settimane tra gli  effluvi delle pipe ad acqua e un immaginario sempre in movimento che ci vedeva in cerca di cavalli da affittare per attraversare il Paese (cosa che poi si limitò a una cavalcata a Band-i-Amir). Mentre cercavamo i cavalli, andammo un giorno al Peace Hotel, luogo di culto in Chicken Street assai più caro della guest house in cui abitavamo noi, un po' più defilata ma  sempre a Shar-e-Naw.  (qui a sinistra Paolo Spratt tra le braccia di Paolo detto Paolino)


E proprio al Peace incontrammo un altro protagonista degli Anni luce milanesi: Ernesto Branca detto Tito. Anche lui, come Spratt, ci ha da poco lasciati. Ricordo bene che Tito, vestito con eleganti abiti orientali, ci prese in giro perché eravamo - al nostro primo viaggio in India - ancora con jeans e maglietta e non con la lunga kurta sovrastata dal wascat, il gilet d'ordinanza degli afgani. La roboante risata di Tito per un attimo ci seppellì.

Tito lo rincontrai diverse altre volte in quel viaggio e poi ancora a Milano e ultimamente in Liguria dove si era costruito una casa da vero frikkettone d'antan. Con un'aria che faceva delle colline liguri la prosecuzione immaginifica dell'Himalaya. Spratt invece l'ho anche reincontrato nella mia professione di reporter, anche lui, come me, giornalista. Gli argomenti delle nostre discussioni erano sempre gli stessi: che fine aveva fatto l'Afghanistan dove entrambi eravamo stati nel "periodo d'oro" e che adesso era sprofondato nella guerra civile seguita all'invasione sovietica? Paolo "Spratt" era stato tra i primi a seguire le vicende di quel Paese con un reportage da Darra Adam Khel che raccontava il traffico d'armi dietro le quinte pachistane.

Tito, sassofonista e filmaker, aveva invece alle spalle - l'ho scoperto solo recentemente - una pubblicazione ciclostilata nel quartiere di Brera  (Provo o Provos) che raccontava in Italia i semi gettati da quel movimento olandese che ispirò il '68. Insomma, entrambi furono protagonisti, a diverso titolo, di un periodo fantastico dove la voglia di viaggiare e la curiosità del mondo si fondevano  con l'impegno politico ma anche con giornate intere passate semplicemente  a guardare il paesaggio.

Nel ricordare Spratt e Tito (e Fiorenzo e  Marchino e Damiano, Giovanni, Guido, Maurizio, Emilio... e i tanti che ci hanno lasciato), c'è l'amara constatazione del "lento stillicidio del diventar vecchi", tanto per citare Kerouac nell'ultima pagina di "Sulla strada", ma c'è anche il senso - confortevole - di una stagione passata insieme. Dove in tanti piccoli protagonisti abbiamo contribuito, ognuno a suo modo, a scrivere la storia degli "Anni Luce". Buon viaggi a Spratt e Tito. Per ovunque sia.

domenica 6 luglio 2025

Al via il bando della Scuola Basso di giornalismo 2025-2026

 

Il bando della Scuola di giornalismo Lelio Basso (Roma), per cui lavoro con grande piacere da una decina d'anni (ma la scuola ne ha compiuti venti!), si può trovare qui. 

Rincresce ricordare che all'inizio, quando venne fondata da Linda Bimbi e Maurizio Torrealta, con l'aiuto di Massimo Loche, la scuola era gratuita. Poi i fondi provinciali sono venuti meno e oggi la scuola costa 3.800 euro che è però molto meno rispetto ad altre. Non solo, mi pare che l'offerta formativa sia importante:   930 ore totali, prevede 600 ore di lezioni frontali, 30 ore seminariali e 300 ore di tirocinio formativo presso una testata giornalistica convenzionata. Infine ci sono una paio di borse del valore di € 1.900 l’una. Insomma, date un'occhiata al bando che contiene tutte le informazioni. Venite alle gironate aperte per spaerne di più. Chiedete lumi a chi l'ha già fatta negli anni scorsi.

martedì 1 luglio 2025

Il conflitto di frontiera tra Thai e Cambogiani fa la prima vittima politica


I
l breve conflitto di frontiera che è già costato un morto in maggio ai cambogiani fa adesso una vittima politica a Bangkok: la prima ministra Paetongtarn Shinawatra (nell'immagine a sinistra) sospesa oggi dalla carica di premier per 15 giorni dalla Corte costituzionale. Vicenda all'ombra di un altro conflitto che ha nel mirino suo padre Thaksin,a capo di una potente dinastia e che rischia una serie di incriminazioni. Anche grazie a una telefonata di Paetongtarn con un vecchio amico di famiglia. Leggi tutta la storia su Ispionline

mercoledì 11 giugno 2025

Il giornalismo della Scuola Lelio Basso ha compiuto 20 anni


La Scuola di giornalismo Lelio Basso ha compiuto vent'anni e ha celebrato la ricorrenza con due belle iniziative: un libro di "fuoriclasse", ossia una raccolta di lavori dedicata ai vent'anni e composta da diversi contributi di ex allievi. E una  festa.

La raccolta di inchieste e approfondimenti dal terreno  hanno a che vedere col tema delle diseguaglianze, un tema molto caro alla scuola. La prova mi pare sia andata molto bene e così un libro celebrativo (che ricorda i fondatori Linda Bimbi, Maurizio Torrealta, Massimo Loche), il ruolo della Fondazione - e la forza di due colonne come le sorelle Monica e Ruth -,  è diventato un bel saggio a molte mani e con un campo visuale aperto (migranti, quartieri, lavoro, giustizia etc.).

La seconda iniziativa è stata una festa per lanciare il libro e ricordare i vent'anni della Scuola di giornalismo. Ci lavoro da tanti anni: fu Linda Bimbi (con Monica e Ruth) a chiamarmi un pomeriggio che ero in treno, lo ricordo assai bene. Mi propose il corso di scrittura che, nel tempo, abbiamo affinato con Paolo Affatato, maestro del giornalismo di agenzia ma anche di quello di approfondimento. Il corso si basa su poche lezioni frontali e su quotidiani esercizi pratici. La teoria ci vuole è ovvio e anche il ragionamento sulla teoria. Ma poi bisogna scrivere, scrivere, scrivere. Il risultato si vede spesso già al secondo esercizio.

Come amo ripetere, qualsiasi articolo giornalistico, qualsiasi scrittura per la radio e la televisione e persino le poche righe per  la didascalia di una foto,  devono richiamarsi a quelle quattro regolette che differenziano la scrittura giornalistica dallo "svolgimento del tema" che ci hanno insegnato a scrivere alla scuola media. Se si impara a scrivere bene un pezzo di cronaca -  senza fronzoli, eccesso di aggettivi, scarsa propensione a usare virgole e punti in modo appropriato - si è pronti per tutto il resto. Dice Marina Forti, la nostra direttrice: "Magari sei Ernest Hemingway ma prima di esprimerti come lui devi imparare come si scrive". 
Tanti auguri Scuola Basso!


Alcuni membri della Scuola di giornalismo Lelio Basso: da sinistra Giuliano Battiston, Giulio Rubino, Cecilia Cardito (detta anche la terza colonna), Marina Forti, Massimo Loche, Ruth Libanio, Marco Silenzi, Annalisa Camilli, Monica Gomes, il sottoscritto