Mappa amministrativa dell'Indonesia |
Mi scuso
coi miei lettori per un lungo silenzio e non è che sull'Afghanistan
non ci siano notizie. Basti pensare che è sceso in campo ancheObama, in linea con quanto fatto dal suo inviato Kerry. Ma oggi
vorrei tornare a una vecchia passione: l'Indonesia. Anche perché gli
ultimi accadimenti ricordano un po' quanto è successo alla
presidenziali afgane. Fatto sta che qualcosa di importante è
successo in quella lontana e vasta nazione, qualcosa che, mi pare,
con l'ormai atavico assordante silenzio generale del nostro Paese
sulla politica estera, sia stato abbastanza ignorato. In fondo son
solo qualche paio di centinaia di milioni di abitanti in un Paese
dove si incrociano da sempre le mire di Stati Uniti, Cina, Giappone e
Australia.
Prabowo a un incontro del suo partito; Gerindra |
Chi segue
da vicino le vicende del Paese delle 13mila isole (che i locali
chiamano Tanah air kita, la nostra terra d'acqua) non si è forse
stupito della vittoria, il 22 luglio, di Joko Widodo, detto Jokowi. Ma nella
battaglia per diventare presidente, la vittoria di Jokowi non era
affatto scontata poiché dall'altra parte della barricata stava e
sta un uomo potente, ex generale convertitosi a businessman, già
marito di una delle figlie dell'ex dittatore Suharto (da cui si è
separato ma lei ha appoggiato la sua candidatura), che ha condotto
una campagna elettorale fortemente nazionalista e con diversi echi di
una gestione, quella del suo ex suocero, che Prabowo Subianto non ha certo
dimenticato. Anche perché, quando Suharto cadde nel 1998 dopo oltre
trent'anni di potere, al comando della Kostrad a Giacarta (la riserva
strategica, corpo fedelissimo d'élite al dittatore) c'era proprio Prabowo
che non lesinò una dura repressione anche se poi Suharto fu
scaricato dai suoi generali che, in seguito, scaricarono anche
Subianto.
Joko Widodo: una foto può trarre in inganno. E' la divisa da governatore non quella militare |
In
questi anni la democrazia indonesiana ha fatto passi importanti ma è
sempre rimasta legata ai vecchi circoli del potere dove un abile
settore capitalista rampante si è accordato col potere militare
benché ridimensionato dopo la caduta di Suharto di cui in parte era
stato l'artefice. Il potere politico si è così stabilmente
risistemato e riciclato e – seppur dopo anni di turbolenze ma anche
di esperimenti interessanti seguiti alla caduta del dittatore – ha
poi potuto contare a lungo sul presidente SusiloBambang Yudhoyono, ex generale al potere per due mandati, un conservatore
modernista potremmo dire, fervente credente ma non bigotto e abile
diplomatico. Ma se il Paese ha fatto passi avanti, una gran parte dei suoi abitanti è
rimasta indietro e soprattutto ha cominciato a mal sopportare, oltre
all'inequità di una società di pochi ricchi e molti poveri, una
classe dirigente collusa col potere economico e coi vecchi circoli
militari abilmente riciclatisi. Quand'ecco apparire Jokowi. La traiettoria di una freccia politica.
Si afferma
come sindaco di Solo a Giava (2005-2012), una città dal fascino antico e
attraversata da grandi sofferenze che Jokowi, un self mad man che prima dirigeva la sua fabbrica di mobili, tenta di alleviare. Promuove il
welfare (il servizio sanitario a tutti i residenti), la rete di trasporto, l'ambiente (verde e aree pedonali), si aggira tra gli slum, non ha paura di toccare con mano la
condizione dei suoi cittadini. Populismo? Non direi tant'è che il
personaggio - percepito finalmente come un uomo non corrotto o colluso - conquista la fiducia di molti e, alla fine, il
governatorato elettivo di Giacarta (2012). Potrà ora tentare la scalata alla
presidenza? Jokowi
piace ai giovani indonesiani, piace ai poveracci, piace a chi sogna, come ben dimostra questo video preparato durante la sua campagna elettorale che su Youtube ha spopolato: mix di
problemi, sofferenza, allegria, viglia di ribellarsi.
Alle
elezioni non stravince ma si guadagna un bel 53,15%. Stravince
invece sui social media e su twitter si guadagna la bellezza di 95 milioni di tweet dall'inizio del 2014 al 9 luglio, giorno delle
elezioni. Prabowo deve accontentarsi del 46,85%. Ma non si
accontenta. Come ha fatto Abdullah in Afghanistan, ancor prima che il
risultato ufficiale sia annunciato, Prabowo lo contesta. Si ritira
dalla corsa (cosa che in Indonesia non si può fare) e, a risultato
annunciato, fa ricorso alla Corte costituzionale (questo è un suo
diritto). Come che sia, col “governatore rock” l'Indonesia sta davvero girando
una nuova importante pagina della sua storia. Anche se pochi sembrano
essersene accorti
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