
Alcuni
anni fa il mio professore di geografia all'Università, Giacomo Corna
Pellegrini, scrisse un libro dal titolo “Gli anni della fretta”,
ricordo impietoso dell'epoca ardente e impetuosa dello sviluppo
economico italiano tra la metà degli ani Cinquanta e la metà dei
Sessanta. Diventammo ricchi e floridi ma a un certo prezzo, dettato dalla fretta. Quell'eredità è ancora presente nelle periferie urbane delle nostre città
che hanno decisamente devastato il nostro maggior patrimonio: la
risorsa ambientale, monumentale e architettonica. Sono i guai della
fretta, gli stessi che mi pare covare il neo governo Renzi. Matteo Renzi, ha
impostato la sua svolta – impressa celermente dai corridoi di
Palazzo – all'insegna della fretta: una riforma al mese, ha
promesso, ed è probabilmente questo l'elemento che più lo fa
piacere assieme alla giovane età e all'idiosincrasia per la giacca.
Ma personalmente la fretta mi spaventa. Mi sembra frettolosa la sua
squadra di governo e frettolose anche le prime dichiarazioni di
qualche nuovo titolare. Ci sono solo un paio di punti che voglio
sottolineare sui ministeri che mi interessano di più (tralascio
dunque le polemiche su Gratteri o la scelta sulla Pubblica
istruzione, un ministero dove penso si debba investire il massimo
cosa che non sembra proprio nelle corde del premier visto che è stato “ceduto” a Scelta
civica). Cominciamo proprio da Orlando che dall'Ambiente è passato
alla Giustizia. Al suo posto è andato un commercialista che non solo
non ha competenze ambientali ma nel 2010 si è persino pronunciato a
favore del nucleare (ancora?!?). In un servizio di Piero Bosio
(Rp al minuto 7' 30"ca) c'è un'interessante scheda su di lui. Fretta.
Gli
altri due ministeri che seguo di più sono Esteri e Difesa. La neo
ministro Pinotti è stata ministro ombra di quel dicastero in seno al
Pd e non mi pare abbia mai brillato per discontinuità sulla nostra
politica di difesa. Anche adesso (forse per eccesso di fretta) ha
fatto immediatamente una dichiarazione in cui ha spiegato che la
priorità per la difesa sono i due marò. A parte che mi sembra che
questa sia stata una priorità degli ultimi due anni, la Difesa
avrebbe dovuto pensarci molto prima (cioè il giorno che il capitano
dell'Enrica Lexie che li trasportava chiese lumi a Roma. Non solo
Pinotti ipoteca il lavoro che spetta a Mogherini (il dossier è in
mano agli Esteri) ma ci dice che la priorità della Difesa italiana è
salvare i suoi due soldati. Le guerre in corso possono aspettare e
difatti nemmeno una parola. Una parola in passato però l'ha detta
sugli F-35: è favorevole purché se ne tagli il numero non certo le
ali. Le premesse (forse frettolose) non promettono nulla di buono.
Veniamo
agli Esteri. Conosco personalmente Federica Mogherini e ho anche
apprezzato che se ne sia rimasta zitta senza enunciare priorità. Ho
avuto modo di apprezzarla sul dossier Afghanistan (che come sapete è
la mia ossessione) anche se non condivido la sua impostazione
atlantista. Ma è pur vero che è stata l'unica parlamentare italiana
a seguire con continuità il nostro lavoro come società civile in Afghanistan. Non
mi è piaciuta la sua difesa della Legge Di Paola ma Mogherini è una
persona capace di ascolto e quindi le auguro buon lavoro e
soprattutto di non farsi prendere dalla fretta. Ha in mano una nuova
legge sulla cooperazione (che ha molti buchi da sanare) e diversi
dossier spinosi (il primo è la Siria) che Emma Bonino stava gestendo
con competenza. Anche se la fretta di Renzi però non le avrebbe nemmeno permesso
di essere informata per tempo che sarebbe stata destituita (Così il Corriere poi però Bonino ha smentito).
Se
la lentezza rischia di essere l'immobilismo o il trionfo della
burocrazia, la fretta può far commettere errori. Questo Paese ha
fretta di rialzarsi ma occorre lentezza per sapere come farlo e tempi
lunghi per smettere di continuare a cadere. La riforma elettorale e
il lavoro sono due priorità. Ma questo Paese ha bisogno di
riflettere su un nuovo modello di sviluppo, post industriale e
possibilmente in grado di valorizzare il meglio dell'Italia che non è
solo il lusso o la pasta di grano duro. Ecco perché l'Ambiente
sarebbe stato una priorità (anche la Cultura dove è andato un
politicissimo politico la cui ambizione era però un altro
dicastero). Il fatto che per Renzi Ambiente, Pubblica istruzione,
Cultura non lo siano mi fa pensare che la sua fretta giovanilistica
nasconda un vuoto di pensiero sul lungo periodo. Che è quel che più
mi preoccupa.
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