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giovedì 13 luglio 2017

Afghanistan. E se mettessimo un Viceré con esercito privato?

Lord Mountbatten,
ultimo Viceré in India
Sarà una nuova guerra, una guerra “speciale” e forse anche “privata”, con modalità già testate dall’Irak allo stesso Afghanistan. Ma se i contractor son sempre stati un riempitivo dei conflitti per la logistica e la sicurezza, davanti a caserme e ambasciate, la nuova strategia del Pentagono, non ancora ufficiale ma inesorabilmente annunciata dalle indiscrezioni, potrebbe prevedere che la guerra per procura affidata a mercenari diventi uno dei nodi della pianificazione del nuovo “surge” afgano. La notizia filtra sulla stampa americana mentre la ministra Pinotti si trova negli Stati Uniti per un incontro con il suo omologo James Mattis che - ha spiegato la ministra - oltre alle vicende siriane è servito per “rimodulare” il contributo italiano pari oggi a poco meno di mille soldati schierati a Herat, il secondo contingente straniero dopo quello statunitense. Le indiscrezioni fanno due nomi pesanti: Erik Prince, il fondatore della famigerata Blackwater e Stephen Feinberg, un miliardario proprietario della DynCorp International, “gigante” - scrive il New York Times – del comparto militare privato. Per ora saremmo solo a suggerimenti richiesti però da due spalle importanti di Trump: Steve Bannon, responsabile delle strategie del presidente e poco favorevole e all’invio di soldati in Afghanistan, e Jared Kushner, senior adviser di Trump e marito di Ivanka. Il piano ha comunque già un nome: “Laos Option”, richiamo alle operazioni segrete scatenate nel Paese confinante col Vietnam per mettere in difficoltà i vietcong.
Lord Aucklan, governatore del Raj
amministrato dalla Compagnia delle Indie.
Invase l'Afghanistan. Sotto: Mc Arthur

venerdì 1 agosto 2014

Tsahal in Sardegna, scoppia la polemica

Un velivolo F16
Dura presa di posizione delle reti pacifiste e per il disarmo, interrogazioni parlamentari di Sel e M5S e una lettera aperta alla ministro della Difesa perché sospenda le esercitazioni militari congiunte Italia-Israele che da ieri sono al centro di una polemica che sta montando in diverse parti d'Italia, dove ai presidi per il soccorso a Gaza e contro la guerra nella Striscia si aggiunge ora un capitolo tutto nazionale.

Roberta Pinotti, ministro
della Difesa
Sono gli effetti di una vicenda – di cui abbiamo dato notizia qualche giorno fa - che ha lasciato di stucco chi ha avuto in mano il "Programma per il secondo semestre 2014", un documento preparato dai vertici militari in cui si dà conto delle attività che si svolgeranno in Sardegna a partire dal 21 di settembre. Quasi nascosto tra mille notizie e informazioni, un capitoletto riguarda le esercitazioni a Capo Frasca, punta occidentale della Sardegna, dove è previsto che piloti israeliani volino con caccia F15 e F16 (gli stessi in azione a Gaza) assieme ad altri aerei d'attacco (Tornado, Amx, Mirage) sia italiani sia di altri Paesi alleati. Non si limiteranno al sorvolo ma sganceranno “artifizi” (come si chiamano in gergo), ossia bombe che vanno dai 6 chili ai 500 kg sino a una tonnellata di peso, stando almeno a quanto è stato sparato nella passata stagione. La notizia ha scatenato prima l'ira degli indipendentisti sardi, che hanno chiesto lumi alla Regione, ma poi è rapidamente circolata tra le reti pacifiste.

sabato 22 febbraio 2014

Elogio della lentezza. Perché non mi piace la fretta di Renzi

Alcuni anni fa il mio professore di geografia all'Università, Giacomo Corna Pellegrini, scrisse un libro dal titolo “Gli anni della fretta”, ricordo impietoso dell'epoca ardente e impetuosa dello sviluppo economico italiano tra la metà degli ani Cinquanta e la metà dei Sessanta. Diventammo ricchi e floridi ma a un certo prezzo, dettato dalla fretta. Quell'eredità è ancora presente nelle periferie urbane delle nostre città che hanno decisamente devastato il nostro maggior patrimonio: la risorsa ambientale, monumentale e architettonica. Sono i guai della fretta, gli stessi che mi pare covare il neo governo Renzi. Matteo Renzi, ha impostato la sua svolta – impressa celermente dai corridoi di Palazzo – all'insegna della fretta: una riforma al mese, ha promesso, ed è probabilmente questo l'elemento che più lo fa piacere assieme alla giovane età e all'idiosincrasia per la giacca. Ma personalmente la fretta mi spaventa. Mi sembra frettolosa la sua squadra di governo e frettolose anche le prime dichiarazioni di qualche nuovo titolare. Ci sono solo un paio di punti che voglio sottolineare sui ministeri che mi interessano di più (tralascio dunque le polemiche su Gratteri o la scelta sulla Pubblica istruzione, un ministero dove penso si debba investire il massimo cosa che non sembra proprio nelle corde del premier visto che è stato “ceduto” a Scelta civica). Cominciamo proprio da Orlando che dall'Ambiente è passato alla Giustizia. Al suo posto è andato un commercialista che non solo non ha competenze ambientali ma nel 2010 si è persino pronunciato a favore del nucleare (ancora?!?). In un servizio di Piero Bosio (Rp al minuto 7' 30"ca) c'è un'interessante scheda su di lui. Fretta.