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domenica 30 settembre 2012

TERRA

La Ferriera di Servola inquina e ammorba un quartiere della città mentre si litiga sui dati dell’avvelenamento e sulla vocazione del capoluogo. E mentre chi ci vive continua a pagare.
Il signor Nevio Tul, classe 1941 da Servola, quartiere periferico di Trieste, dev’essere un bel rompiscatole. Vuole da sempre sapere con esattezza di cosa è composta l’aria che respira e se è vero che, nei suoi polmoni o nel suo sangue, circola il maledetto e certamente mutageno-cancerogeno benzo(a)pirene o qualcun’altra di quelle diavolerie chimiche chiamate Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), sei dei quali sono “probabili” cancerogeni. Non ha aspettato Taranto il signor Tul e tanto ha detto tanto ha fatto – col suo medico, quello della Usl (qui Ass) e col Dipartimento di prevenzione locale – che alla fine lo hanno spedito all’Università di Trieste. La relazione firmata da Ranieri Urbani del Dipartimento di scienza della vita il 21 dicembre scorso si basa su campionamenti di aria e urina eseguiti su Tul, sua moglie e su un volontario in altra zona della città (l’area universitaria). E parla chiaro. leggi tutto su Terra mensile

sabato 22 settembre 2012

LO SVARIONE DELL'ESPRESSO

Anche a un settimanale blasonato può capitare un pesante scivolone da matita blu. In un articolo di Tahar Ben Jelloun (Distruggere statue scredita l'Islam) lo scrittore è incorso in un improvvido scarione geografico: "Quando nel marzo 2001 i talebani decisero di distruggere due grandi statue di Buddha nel nordovest della valle di Swat in Afghanistan..." ma, aihnoi, la valle di Swat sta in Pakistan.
Che Ben Jelloun non sappia dove stavano i Buddha e non sappia che la valle è quella di Bamyan (nella foto tratta tra l'altro dal sito dell'Espresso) pare difficile; forse era solo stanco o distratto nella rilettura. Ma possibile che lo svarione sia sfuggito a chi lo ha messo in pagina? Cose che capitano anche nelle migliori famiglie .

mercoledì 19 settembre 2012

IL BUON SENSO E LE VIGNETTE SUL PROFETA

Ho letto delle vignette di Charlie Hebdo mentre ero in viaggio per Kabul. Non ero ancora atterrato ad Herat, dove mi sono fermato per la notte, che la Tv le annunciava e oggi eccole che girano per la Rete. Per la verità qui in Afghanistan, dove Youtube è stato oscurato, il sito del magazine satirico non si apre (dicono sia stato piratato), forse perché bloccato dalle autorità locali. Mi è venuto da pensare, mentre ho sentito discettare in qualche chiacchierata estemporanea di libertà di stampa e dei valori della civiltà etc, che qualcuno ha ancora un po' di buon senso. Io, quando il mio cani beve nelle pozzanghere lo strattono via, e non mi sento un boia. Se vietavo ai miei figli di mangiare un chilo di fragole non mi sentivo di violare la loro libertà di scelta. E' solo buon senso.

Al direttore
di CH, augurandogli mille anni di libertà di espressione, vorrei dire dei rumor secondo cui in città si sta preparando qualcosa. Forse, dicono, all'università. Speriamo non ci siano vittime, violenze, ferite di cui questo Paese non ha bisogno. Ma chiederei a monsieur le directeur perché non viene a fare un salto domattina all'università per vedere l'effetto che ha fatto il suo colpo maestro anziché starsene a Paris a guardare soddisfatto le vendite (mi pare che anche l'onorevole Borghezio ne abbia comprate un certo numero di copie). E per verificare se, pourtant, non abbia aumentato le vendite di CH anche nella città dei quattro minareti. Secondo me sarebbero andate a ruba anche se temo che CH non sia distribuito. Ci avesse pensato prima, sai che affaroni...Buon senso, n'est-ce pas?

lunedì 17 settembre 2012

TERRA E LA FERRIERA DI SERVOLA

Sabato pomeriggio a Servola, l'associazione Nosmog ha organizzato un incontro pubblico col sindaco di Trieste dove, in anteprima nazionale, è stato presentato il prossimo numero di "Terra", mensile ecologista dedicato alla siderurgia italiana, al “caso Taranto” e al “caso Servola”, la Ferriera triestina che si trova a ridosso di un centro abitato che conta circa 30mila abitanti e dove i rilevamenti di benzo(a)pirene risultano elevatissimi e molto preoccupanti.

Durante il dibattito la proposta di Terra (che sarà in edicola il 20 settembre) davanti al Sindaco sindacati, associazioni ambientaliste e semplici cittadini, si è articolata in due punti:

il primo è che la questione Ferriera deve essere ricondotta a un tavolo nazionale che coinvolga il governo e dunque lo Stato per risolvere sia il problema dell'inquinamento ambientale, che tocca la salute dei cittadini triestini, sia il problema dell'occupazione degli oltre 500 operai impiegati dalla Ferriera. Se la vicenda Ferriera resta un “caso Servola” e non diventa, come a Taranto, un “caso Italia”, il rischio di uscirne male esiste per tutti: cittadini, operai enti locali

il secondo è che a questo tavolo dovranno sedere le associazioni della società civile (Nosmog in primis) che in questi anni si sono battute per sfondare il muro di gomma che circonda il caso della Ferriera. Non semplici “uditori” ma attori con diritto di parola e di intervento

Il sindaco, Roberto Cosolini, che non ha escluso un'ordinanza che limiti la produzione della Ferriera e che non si è sottratto a un incontro dove, per forza di cose, era l'indiscusso protagonista (in un ruolo oggettivamente difficile), si è detto d'accordo con le due proposte fatte dal nostro giornale e ha preso l'impegno, dopo aver già chiesto un incontro al governo, di sollecitarne uno nuovo. Non ha dato però scadenze sulla possibile ordinanza che il Comune sta valutando.

Alla partecipatissima riunione pubblica erano presenti esponenti di Legambiente, Wwf e Verdi oltre alla Cisl, al sindacato autonomo, a Sel e a diversi assessori o ex assessori di Tireste e dell'intera regione

domenica 9 settembre 2012

STRAGE NELLA GREEN ZONE

Non è ancora chiaro se il kamikaze fosse in motorino o in bicicletta, se fosse o meno un minorenne. Non è chiarissima la dinamica e anche l'obiettivo è controverso. Ma due cose risultano fin troppo evidenti e incontestabili: che a pagare sono ancora una volta dei civili, quelli sì tra l'altro minorenni, e che la guerriglia è in grado di colpire anche nel cuore del potere occupante, nella famigerata “green zone” di Kabul, finora centrata solo da missili e proiettili, mai con un attacco così profondo all'interno dell'area più protetta e controllata della città. A torto dunque, ritenuta la più sicura.

Sono circa
le 11 e mezza del mattino di ieri lungo la strada che costeggia, a destra, il quartier generale della Isaf/Nato contornato da altissimi muraglioni di cemento armato, e, a sinistra, una sequenza di case, alcune delle quali contigue anche a edifici che hanno a che vedere con le sedi diplomatiche (è il caso degli uffici della cooperazione italiana o della legazione spagnola). La strada, il cui ingresso nel quartiere di Shashdarak è vietato alle auto non autorizzate ed è guardato a vista, sbuca dopo circa 400 metri in un quadrivio su cui si affaccia la Nato e, poco più avanti, a sinistra l'ambasciata americana, a destra l'italiana. Di solito è pieno di ragazhttp://www.blogger.com/img/blank.gifzini che elemosinano “one dollar mister” o cercano di vendere qualche gomma ai soldati o ai funzionari che escono a piedi dai vari uffici.

E' un quadrivio militarizzato: una volta c'era un ristorantino a poco prezzo, snobbato dai “bianchi” ma meta dei lavoratori afgani (traditori collaborazionisti per i talebani), salariati della Nato e delle ambasciate. Il guerrigliero arriva sin quasi sul quadrivio e si fa esplodere. Sul terreno rimangono, assieme a lui, almeno sei persone, in maggioranza proprio quei mocciosi che cercano, tollerati come sono da militari e funzionari, di portare a casa qualche banconota...

segue su Lettera22

sabato 8 settembre 2012

IL GRANDE GIOCO DI TRIESTE SULL'AFGHANISTAN


“AFGHANISTAN, OLTRE IL GRANDE GIOCO”


INCONTRI, TESTIMONIANZE, RIFLESSIONI

DOCUMENTARI E FOTOGRAFIE


Trieste, Auditorium dell’Ex Pescheria - Salone degli Incanti

7, 8 e 9 settembre 2012

PROGRAMMA definitivo

venerdì 7 settembre 2012

ore 17.00 Roberto Cosolini, Sindaco di Trieste, Saluto
Alberto Cairo, “20 anni in Afghanistan"
Monika Bulaj, curatrice di "Afghanistan, oltre il Grande Gioco"

ore 19.00 Hermann Kreutzmann e Fabrizio Foschini
“Luci e ombre nel Pamir afgano”
introduce Emanuele Giordana

ore 21.00 Giovanni De Zorzi, “Musiche d’Afghanistan. Note per un paesaggio sonoro”

ore 22.30 proiezione del film "Ustad Rahim. Herat's rubab maestro" di John Baily, Afghanistan 1994, 55’, sottotitoli in inglese


sabato 8 settembre 2012

ore 11.00 Presentazione dei due volumi sull'Afghanistan:
Andrea Angeli, “Senza Pace: Da Nassiriyah a Kabul. Storie in prima linea”
Antonio De Lauri, “Afghanistan. Ricostruzione, ingiustizia, diritti umani”
modera Emanuele Giordana

ripresa lavori

ore 17.00 Sergio Ujcich, “Il Sufismo”
Alexandre Papas, “La mistica musulmana in Afghanistan”
introduce Monika Bulaj

ore 19.00 Monika Bulaj, “Oltre il Grande Gioco. Immagini e storie di un’umanità ignorata”


ore 21.00
Grazia Shogen Marchianò, "Sulla soglia delle 'cose ultime' a Oriente e Occidente: una meditazione in parole"

Soraya Malek, “L’emancipazione femminile negli anni Venti”
modera Giuliano Battiston

ore 23.00 proiezione di cortometraggi presentati alla sezione Afghanistan di Universo Corto, Elba Film Festival 2012/Afgana/Afghan Voices
“Before i was good” di Masoud Ziaee, 11.54’
cortometraggio vincitore
“Light in the cave” di Sayed Suleiman Amanzad, 7.54’
“Look who is driving” di Airokhsh Faiz Qaisary, 8.26’


domenica 9 settembre 2012


ore 10.00 Giovanni Pedrini, “Il buio albeggia da Oriente. Identità e culture del Pamir afghano”

ore 12.00 Enrico De Maio, Thomas Ruttig e Fabrizio Foschini
"Dentro il Grande Gioco. Il futuro dell'Afghanistan dopo l'uscita di scena dei militari"
modera Giuliano Battiston

ripresa lavori

ore 17.00 Mario Dondero, “Testimone di un secolo di fotografia italiana racconta il suo viaggio in Afghanistan”
Rossella Vatta e Raul Pantaleo , “Impegno sul campo di EMERGENCY”
modera Emanuele Giordana

ore 19.00 Emanuele Giordana, Soraya Malek, Giuliano Battiston
“Né talebani né signori della guerra, la terza via della società civile afgana”

ore 21.00 Nazhend Behbudi, Genni Fabrizio, Veronika Martelanc e Aluk Amiri
”Storie di questo mondo. Profughi afgani in Europa”
modera Monika Bulaj

ore 23.00 proiezione del film/documentario “In This World - Cose di questo mondo”, di Michael Winterbottom, Gran Bretagna 2002, 90’ Orso d’oro al Festival di Berlino 2003




Durante le pause del convegno verrà proiettato il film “BACHA BAZI” (The dancing boys of Afghanistan), di Najibullah Quraishi, che tratta il delicato tema dello sfruttamento sessuale di giovani ragazzi afgani.

….

ANDREA ANGELI, ex portavoce dell’Unione Europea e di EUPOL in Afghanistan, autore dei volumi "Professione Peacekeeper" e "Senza Pace"; è portavoce del sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura.
GIULIANO BATTISTON, ricercatore e giornalista freelance, collabora con quotidiani e riviste, tra cui Il Manifesto e Lo Straniero. Coordina il sito di informazione economica www.sbilanciamoci.info e cura il programma del Salone dell'editoria sociale di Roma. In Afghanistan ha realizzato due ricerche: sulla societa' civile e sulla percezione delle truppe straniere. Ne sta realizzando una terza per il network "Afgana".
MONIKA BULAJ, fotografa e scrittrice, collabora con La Repubblica, Il Corriere della Sera, National Geographic, GEO, Il Piccolo. Ha esposto in molte città del mondo tra cui New York, Il Cairo e Roma. Per il suo lavoro ha ricevuto il Premio Chatwin, The Aftermath Project Grant, TED Fellowship, Premio Luchetta-Hrovatin, Premio Tomizza.
ALBERTO CAIRO, fisioterapista e scrittore. Vive a Kabul da 20 anni. Lavora per il Comitato Internazionale della Croce Rossa. Autore di “Diari di Kabul” e “Mosaico Afgano” entrambi per Einaudi. Pratica la “discriminazione positiva”: nei centri ortopedici del CICR in Afghanistan sono i disabili che riabilitano altri disabili. E’ stato candidato per il Premio Nobel per la Pace nel 2010.
ANTONIO DE LAURI, ricercatore, ha curato il volume “Poesie afgane contemporanee. Un percorso tra le vie della conoscenza” ed è autore del libro “Afghanistan. Ricostruzione, ingiustizia, diritti umani” nel quale analizza i limiti del tentativo di ricostruzione giuridica e giudiziaria in Afghanistan.
ENRICO DE MAIO, diplomatico, già ambasciatore d'Italia in Pakistan e Afghanistan. E’ stato tra gli organizzatori della prima conferenza di Bonn, nel 2001, dopo la caduta dei talebani.
GIOVANNI DE ZORZI, suonatore di flauto ney e docente di Etnomusicologia all'Università Ca' Foscari di Venezia. Si occupa di musica classica e sufi di area ottomano-turca, iranica e centroasiatica; alterna l’attività concertistica, in solo o alla guida dell'Ensemble Marâghî , con la ricerca, la scrittura, la direzione artistica di programmi musicali e la didattica.
MARIO DONDERO, fotografo e giornalista, è considerato il padre del fotogiornalismo italiano. Ha lavorato per diverse testate nazionali ed estere e ha tenuto centinaia di mostre dei suoi lavori che vanno dalla descrizione della realtà sociale in Europa dal dopoguerra a oggi alla documentazione di conflitti in varie parti del mondo. Ha anche documentato la scena letteraria, artistica e cinematografica del continente europeo.
FABRIZIO FOSCHINI, laureato in Storia Orientale all'Università di Bologna, lavora in Afghanistan, da più di due anni, come ricercatore all’Afghanistan Analysts Network di Kabul, forse il più accreditato centro di ricerca sulle tematiche politiche del Paese.
EMANUELE GIORDANA, cofondatore di Lettera22, direttore del mensile "Terra", è uno dei conduttori di Radiotre Mondo a Rai Radio3 e tra i portavoce dell'iniziativa "Afgana", rete italiana della società civile che, nel 2011, ha ricevuto il Premio per la Pace Tiziano Terzani.
HERMANN KREUTZMANN, professore di Geografia Umana, direttore del Centro di studi sullo sviluppo, direttore dell’Istituto di Scienze Geografiche presso la Freie Universitat Berlin, ha una pluriennale esperienza di ricerca sul campo nelle regioni dell’Asia centro-settentrionale; attualmente è consigliere e ricercatore principale del Competence Network “Crossroads Asia”, finanziato dal Bundesministerium für Bildung und Forschung.
SORAYA MALEK, principessa afgana discendente del re riformatore Amanullah, (esiliato in Italia e morto in Europa agli inizi del secolo scorso), fa parte della rete “Afgana”.
GRAZIA SHOGEN MARCHIANO’, studiosa di estetica comparata e studi indiani e buddhisti, già professore ordinario di Estetica e Storia e Civiltà dell'Asia orientale, è stata testimone e interprete del cozzo fra le forze che innescano ma anche distruggono la luce interiore, invocata da ogni mistica come la vera mèta; in un monastero shingon giapponese è stata iniziata alla meditazione profonda; presidente dell’AIREZ, l’Associazione nel nome di Elémire Zolla, ne cura l’Opera omnia e ne ha scritto, per Marsilio, la biografia intellettuale ” Il conoscitore di segreti”.
RAUL PANTALEO, architetto e grafico, da anni svolge la sua attività professionale e di ricerca nell'ambito della progettazione partecipata bioecologica e della comunicazione sociale, collaborando con organizzazioni del terzo settore. Fortemente impegnato nei progetti di Emergency, ha progettato e realizzato diversi centri sanitari in vari paesi africani, tra cui il Centro Salam di Karthoum che ha rappresentato l'Italia alla Biennale di architettura 2010.
ALEXANDRE PAPAS, ricercatore al Centre National de la Recherche Scientifique di Parigi, storico dell'Islam e dell'Asia centrale; nel 2006 ha ricevuto il premio per la miglior tesi di dottorato all'Istituto per lo studio dell'Islam e le società del mondo musulmano; si occupa di misticismo Sufi, venerazione del sacro e di questioni politico-religiose in Asia centrale dal XVI secolo ad oggi.
GIOVANNI PEDRINI, antropologo e orientalista, responsabile del progetto di ricerca "Identità etniche e frontiere culturali nel Wakhan Pamir” dell'Università Ca' Foscari di Venezia.
THOMAS RUTTIG, fondatore di Afghanistan Analysts Network è a capo del più vecchio e autorevole centro di ricerca storico politica dell'Afghanistan con base a Kabul ed è un analista molto ascoltato in Germania e conosciuto a livello internazionale.
SERGIO UJCICH, portavoce ufficiale del Centro Culturale Islamico di Trieste e del Friuli
ROSSELLA VATTA, infermiera pediatrica dell’IRCCS materno infantile Burlo Garofolo di Trieste, ha lavorato come volontaria di Emergency nel Centro di maternità dell'Ospedale di Anabah in Panjshir.

Per l’ evento speciale “Storie di questo mondo. Profughi Afgani in Europa”:

NAZHEND BEHBUDI, per Save the Children
GENNI FABRIZIO,per Tenda per la Pace e i Diritti
VERONIKA MARTELANC, per UNHCR, membro della Comissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale presso la Prefettura di Gorizia
ALUK AMIRI, artista, autore dei film: "Nei sogni dei miei piccoli sogni" e "Benvenuti in Italia. Un altro sguardo sull'accoglienza".



Seguiranno proiezioni di film e di documentari.


MOSTRA

“Nel giardino luminoso dell’Afghanistan ho seguito d’istinto i suoi sentieri, trovando focolai di speranza nei luoghi più insperati, nel fondo più nero della disperazione”.


NUR/LUCE. Appunti afgani è una mostra della fotoreporter Monika Bulaj, che dopo essere stata presentata a Venezia nella Loggia di Palazzo Ducale e a Roma alle Officine Fotografiche, viene ospitata a Trieste, nella suggestiva cornice dell’ex Pescheria - Salone degli Incanti, arricchita da nuove immagini e testi, interventi negli spazi aperti della città e un convegno tematico.

mercoledì 5 settembre 2012

IL SILENZIO E LE BOMBE IN AFGHANISTAN

Visto il silenzio che allora (qualche mese fa) circondò la vicenda (bombardamenti aerei italiani in Afghanistan) non c'è da stupirsi di come un discreto silenzio abbia dato conto della risposta che il governo ha fornito a uno dei pochi parlamentari che su questa storia non ha sonnecchiato come si se trattasse, tutto sommato, solo di una notizia di cronaca. Riporto qui il comunicato che Augusto Di Stanislao (Idv) ha da poco reso noto:

AFGHANISTAN/ DI STANISLAO(IDV): GOVERNO CONFERMA BOMBARDAMENTI IN AFGHANISTAN

"Oggi in risposta alla mia interpellanza urgente, il Governo ha finalmente gettato la maschera e confermata la nostra partecipazione alla guerra in Afghanistan." Lo dichiara Augusto Di Stanislao subito dopo la risposta del sottosegretario Milone in Aula. "Una risposta agghiacciante che ribadisce ancor di più come siamo andati completamente fuori dalla logica che ci ha impegnati in Afghanistan fin'ora. Le giustificazioni del Governo sono inaccettabili e sembrano uscite da un film di guerra. Il parlamento non deve essere semplicemente informato dal Governo, il parlamento deve dare esplicita autorizzazione al Governo. La sicurezza, poi, dei nostri soldati non ha nulla a che fare con il caricare gli aerei di bombe pronte ad essere sganciate in qualsiasi momento. Non esistono bombe intelligenti esiste una politica intelligente e matura e consapevole che risponda al dettato inequivocabile della costituzione. Se per tenere fede agli impegni assunti a livello internazionale ora non bastano più gli interventi per i quali il Parlamento ha dato mandato allora significa che sono venuti meno i perché della nostra presenza. Significa allora che non abbiamo più alcun motivo per restare, significa che dopo 11 anni non siamo più in condizioni di dare l'aiuto vero e concreto a quella popolazione, significa che la cooperazione allo sviluppo passa in secondo o terzo piano mentre l'Afghanistan e gli afghani hanno bisogno di tutt'altro. Il governo tecnico non è una gestione commissariale del parlamento, ma anzi per dare forza alle proprie decisioni ha bisogno del suo consenso. In conclusione la transizione non si prepara con le bombe, ma riconsegnando agli afgani la propria dignità di popolo."